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da una stagione all’altra

Cosenza calcio, un anno dopo: il grande risveglio che si è fatto incubo

Il 14 giugno 2024 Ursino guidava la “rivoluzione” (fallita) di Guarascio. Quasi luglio 2025: tutto tace

Pubblicato il: 29/06/2025 – 16:12
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Cosenza calcio, un anno dopo: il grande risveglio che si è fatto incubo

COSENZA Era il 14 giugno dello scorso anno, e a Cosenza si respirava un’aria nuova, o almeno così sembrava. Eugenio Guarascio si era concesso l’onore delle luci della ribalta, presentandosi in prima persona per annunciare l’inizio di una nuova era. Una dichiarazione che, con un colpo di spugna e la solita mimica rassicurante, cancellava in un attimo il progetto tecnico che stava finalmente iniziando a funzionare. E pure bene.
Il Cosenza usciva da una stagione che definire emotivamente intensa è riduttivo: una delle solite montagne russe, ma con un lieto fine tutto sommato dignitoso. Una salvezza serena con i playoff sfiorati, una squadra coesa, un allenatore preparato e un Gennaro Tutino in stato di grazia. Il “San Vito-Marulla” tornava a sorridere e, tra una birra e un coro, qualcuno osava addirittura pronunciare la parola continuità senza essere sbeffeggiato. Era un sogno? No, era semplicemente un’illusione.
Nel giro di poche ore, Guarascio rovesciò tutto come solo lui sa fare. Gemmi fuori (con la valigia in mano, ma senza troppa voglia di usarla), Viali gentilmente accompagnato all’uscita. Dentro, con insolita rapidità, la nuova coppia al comando: Giuseppe Ursino nel ruolo di direttore generale e Gennaro Delvecchio a dirigere l’orchestra sportiva. Sembrava quasi una rivoluzione pensata, strutturata. Qualcosa che somigliasse – finalmente – a una programmazione.
Indimenticabili gli applausi del pubblico. La stampa, forse ipnotizzata da slogan ambiziosi e da parole d’ordine di impatto assicurato («grandi traguardi»), si lasciò trasportare da un entusiasmo un po’ naïf. Perfino il caso Tutino venne venduto come un colpo da maestro, salvo poi rivelarsi la solita farsa: l’eroe della salvezza fu ceduto poco dopo, e con lui anche la fiducia residua di una piazza che cominciava, suo malgrado, a riconoscere gli atti di un copione già scritto.
Da quel giorno in poi, il Cosenza è stato protagonista di una discesa verticale, lucida nella sua tragicità. Penalizzazione di quattro punti, un mercato evanescente, risultati imbarazzanti, le dimissioni di Ursino e una frattura insanabile con la tifoseria. Il tutto con la regia di Massimiliano Alvini, tecnico stimato, ma calato in un contesto instabile come una zattera nel mezzo dell’oceano. Epilogo? Inevitabile: retrocessione.
Oggi, a oltre un anno di distanza, la scena è muta. Il Cosenza ha perso la categoria, ha ancora un direttore sportivo e un allenatore sotto contratto ma inutilizzati, e ha soprattutto il solito presidente.
Guarascio aveva promesso la cessione del club, ma anche lì è andata in scena l’ennesima commedia poco ispirata, con la trattativa per il passaggio di proprietà a un gruppo di imprenditori emiliani (guidati dal cosentino Vincenzo Oliva) arenatasi proprio sul più bello. Tempismo sospetto? Diciamo solo coerente.
In pieno stile cosentino, infatti, le indiscrezioni sull’imminente conclusione della trattativa sono esplose alla vigilia di una manifestazione di protesta organizzata dai tifosi. Risultato? Partecipazione scarsa, trattativa improvvisamente rallentata. O forse sospesa. O forse dissolta nel nulla, come troppe volte in passato.
Intanto luglio bussa, ma dalle parti del “Marulla” non risponde nessuno. Una società normale, a questo punto della stagione, avrebbe già messo in piedi un organigramma, scelto un allenatore (Alvini sta per firmare con il Frosinone), pianificato il futuro del settore giovanile e magari iniziato a costruire una squadra capace di tornare subito in Serie B. Invece a Cosenza si naviga a vista, senza bussola né timone. Nell’attesa che sulla vicenda cessione della società tutti si mettano l’anima in pace, continuano a circolare voci che a breve – oppure no? – potrebbero trasformarsi in fatti reali. Su tutti quella legata al nome del nuovo ds (dopo l’addio di Delvecchio), con l’ex Messina Domenico Roma tornato prepotentemente al centro della scena bruzia (il Corriere della Calabria ne aveva già scritto lo scorso 10 giugno) dopo la breve parentesi Domenico Faggiano, ormai accasatosi alla Salernitana. Ovviamente il tutto, persino gli annunci che per forza di cose prima o poi arriveranno, sarà avvolto dal silenzio di Guarascio. Non una parola, non un chiarimento. Nulla, se non l’ennesima conferma di un rapporto unilaterale con una piazza che per oltre un decennio ha dato tutto, ottenendo in cambio solo l’altalena delle illusioni. (fra.vel.)

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