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l’inchiesta

Sanità pubblica, profitti privati: l’odissea dei pazienti del prof Scorcia

Il caso di un paziente, con un sospetto distacco di retina, convinto a pagare oltre 500 euro per un intervento eseguito nel pubblico

Pubblicato il: 03/07/2025 – 6:35
di Francesco Veltri
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Sanità pubblica, profitti privati: l’odissea dei pazienti del prof Scorcia

CATANZARO Al centro dell’inchiesta diretta dalla Procura di Catanzaro sull’ipotesi di una gestione “privatistica” delle liste d’attesa nel reparto di Oculistica dell’Azienda Ospedaliero‑Universitaria “Renato Dulbecco”, ci sono alcune testimonianze di pazienti che raccontano di aver dovuto pagare per vedersi inserire in lista e operarsi.
Il primario, Vincenzo Scorcia di 48 anni, è stato posto agli arresti domiciliari insieme a Maria Battaglia (50), segretaria impegnata anche presso uno studio privato. Entrambi sono indagati per associazione a delinquere, peculato, concussione, truffa aggravata, interruzione di pubblico servizio; al dottor Scorcia vengono inoltre contestate falsità ideologica e autoriciclaggio.

Il caso “privato”

Tra i vari episodi finiti nell’inchiesta della procura di Catanzaro c’è quello di un paziente che racconta come nell’aprile 2022, a fronte di un sospetto distacco di retina, si fosse rivolto all’ospedale “Pugliese Ciaccio” senza passare dal Pronto Soccorso. Il suo medico lo aveva indirizzato a Scorcia, rassicurandolo sulla qualità delle cure in loco e sconsigliando un trasferimento a Pisa (dove opera la figlia del paziente).
Il giorno seguente, la segretaria Battaglia aveva contattato il paziente per fissare una visita privata e il giorno dopo era stato programmato l’intervento chirurgico. Nessuna prenotazione dal Cup né pagamento del ticket: tutto veniva bypassato.

I pagamenti “legati” all’operazione

Il 21 febbraio 2022 il paziente versa 502 euro presso lo studio privato del professore, subito dopo la visita. Una somma che, stando alle indagini dell’inchiesta, era chiaramente legata all’intervento che sarebbe avvenuto il giorno dopo, secondo le modalità da lui stesso indicate. Un messaggio del paziente, datato 31 maggio, recita: «…per il mio intervento ho pagato il 21 febbraio 502 euro poi 102 euro il 14 marzo… per cui mi era sembrato fosse un intervento a pagamento». L’ordinanza della procura ricorda come l’elemento distintivo sia che, nonostante i pagamenti, quell’intervento sarebbe dovuto rientrare nelle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.

Interessi e furbizie organizzative

L’ordinanza evidenzia che quei versamenti furono giustificati come “costi dell’operazione” e che il nome del paziente compariva persino in una lista interna, con accanto la sigla “Prof ” per Scorcia: un chiaro segno di inserimento preferenziale in lista.
Nei mesi successivi, lo stesso paziente chiedeva di essere reinserito nella lista di attesa per un intervento sul secondo occhio e per un’operazione di cataratta alla moglie, sempre con costi a suo dire “più contenuti” rispetto al privato.
La Procura, nel suo provvedimento, parla di «condotta ingannatoria di Scorcia e Battaglia, che hanno legato il pagamento a fantomatici costi di operazione, quando invece l’intervento era già a carico dell’azienda pubblica», e fa notare che «non era stata rispettata né la prenotazione al Cup né le regole del ticket sanitario». (f.veltri@corrierecal.it)

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