La feconda vita di Gennaro Scura calabrese moderno con radici arbereshe
Un imprenditore di successo discreto e geniale. Colto e raffinato, innovatore silenzioso, esponente della migliore Calabria possibile

COSENZA La ferocia delle Parche ha reciso troppo presto la ricca esistenza dell’imprenditore Gennaro Scura, 65 anni, a Padova dove ancora si trova la salma. Commozione, sconcerto e rabbia in tutta la Sibaritide nell’apprendere la ferale notizia lunedì per un uomo amato e rispettato, persona per bene senza essere perbenista, gran borghese colto e raffinato, innovatore silenzioso, esponente della migliore Calabria possibile.
E’ storia bella quella della famiglia di Gennaro. Storia di “gghiegghji” che hanno sempre avuto un passo avanti in Calabria. Le radici sono a Vaccarizzo Albanese , paese sui clivi adagiato tra ulivi e alberi secolari.
E’ storia di migrazione quella di nonno Gennaro e del fratello Francesco, un falegname e un meccanico che in Argentina aveva riparato carrozze ferroviarie apprendendo che nel tempo nuovo serviva mobilità.
Tutto era nato a Vaccarizzo. Albanese, con il capostipite che aveva compreso che i figli dovevano studiare e per studiare a piedi bisognava andare a San Giorgio Albanese per le primarie e poi a Corigliano per le superiori. La mobilità negata a quei figli che diventano professionisti, tranne uno, che nel 1929 compra un “postale” per collegare centro storico e scalo di Corigliano. Inizia un’avventura magnifica di modernità e successo imprenditoriale sulle sgarrupate strade calabresi che arriva alle nuove società del tempo odierno che gestiscono una vasta rete di servizi di trasporto urbano, regionale e interregionale, e servizio di noleggio autobus con conducente, con oltre 8.000.000 di Km percorsi annualmente, 170 dipendenti ed un parco autobus di 120 unità, in prevalenza Gran Turismo.
La Ias fondata da papà Francesco (l’unico a non aver studiato in famiglia) aveva trovato in Gennaro il miglior erede possibile.
Si era laureato a Milano in Economia aziendale negli anni Ottanta. Era uno di quelli che erano tornati, a quel tempo era tempo di tornanza, per modernizzarla la Calabria.
Un imprenditore diverso da molti prenditori dei trasporti calabresi che diventerà per capacità vice presidente nazionale dell’Anva (Associazione Nazionale Autotrasporti Viaggiatori).
Nascerà un gruppo di amici legatissimi che ripropone l’antico spirito della Sibaritide coniugato alla modernità. Gennaro sposa Gloria Tenuta (i geni imprenditoriali si attraggono) i loro amici sono Antonio Schiavelli ed Eva Catizone, il fotografo Gianzi e la moglie Rachele, e farmacisti, professori, imprenditori. Negli anni Novanta nelle loro case sarà ospite tanta intellighenzia italiana, si costruiscono ponti eretici e culturali con Cosenza, fu un bel momento oggi rattristato dai troppi assenti mancati troppo presto.
Gennaro è stato un capitano del trasporto locale che va oltre i confini. Accordi con grandi gruppi, presentazione dei nuovi bus a Berlino, mecenatismo silenzioso, cittadinanza attiva senza mettersi in mostra. Mai una smargiassata o una parlata scomposta.
Non aveva dimenticato le radici Gennaro. E nell’antico palazzo di famiglia a Vaccarizzo Albanese ha realizzato il B&B Palazzo Scura – Ospitalità e tradizione Arbereshe che come magnificamente chiosa Giuliana Scura: «Il cognome c’entra poco e il merito è tutto di mio cugino Gennaro e di sua moglie Gloria; il cognome è solo un pretesto, un punto di partenza per riconoscere genialità e praticità di un territorio che, nei confini, fa sconfinare sentimenti e spirito nomade». Con le reti sotto agli uliveti, le sete e gli ori degli abiti arbereshe, la falegnameria, il frantoio, diventato una Spa di originale struttura, tutto questo dopo la grande intuizione delle autolinee.
La bella Calabria che vorremmo raccontare ogni giorno. Ci mancherà il genio gentile e discreto di Gennaro Scura. A coloro che verranno la responsabilità di continuarne l’opera e custodirne la memoria. (redazione@corrierecal.it)
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