Gli amministratori calabresi tra minacce e violenze: in 15 anni 844 atti intimidatori
La Calabria è la seconda regione con più intimidazioni subite ai danni delle amministrazioni. Cosenza la provincia più colpita

LAMEZIA TERME Gli amministratori calabresi sono tra i più colpiti da intimidazioni e minacce. È l’inquietante quadro che emerge dall’ultimo report di Avviso Pubblico, presentato ieri a Roma, sugli atti intimidatori nei confronti delle amministrazioni: in Italia in quindici anni sono stati segnalati 5716 intimidazioni, tra minacce e violenze, contro esponenti degli enti locali. Un atto intimidatorio al giorno, 32 al mese e 381 l’anno. La Calabria è la seconda regione più colpita, solo dopo la Sicilia: 844 casi per 204 comuni calabresi colpiti.
La Calabria seconda regione più colpita
Scendendo più nel dettaglio, emerge come la provincia calabrese più colpita sia quella cosentina con 273 casi, seguita da Reggio con 241 e Vibo con 115. Oltre la metà dei comuni calabresi è stato colpito da un’intimidazione negli ultimi dal 2010 al 2024: dati che rendono ancora più evidente le difficoltà di amministrare in Calabria, tra disagi economici, enti locali in difficoltà e, soprattutto, la presenza ingombrante della ‘ndrangheta che costantemente cerca di infiltrarsi nelle istituzioni. In alternativa, come dimostrato dal report di Avviso Pubblico, fa uso di violenza e minacce per manovrare le istituzioni per i propri interessi. Non a caso, il bersaglio preferito dalla criminalità sono proprio i sindaci, che rappresentano il 61%.
Cosenza la provincia più colpita
Anche nel 2024 la Calabria si è confermata al secondo posto per numero di intimidazioni: ben 43 casi, di cui 21 solo in provincia di Cosenza. Ne è un esempio Amantea, dove a marzo ignoti sono entrati nel Comune provocando ingenti danni negli uffici. Colpita – riporta Avviso Pubblico – anche l’ex sindaco Monica Sabatino, già in passato destinataria di una bomba carta e di una bottiglia piena di benzina, a cui questa volta è stata incendiata l’auto. Sempre ad Amantea, a maggio, sono stati incendiati due veicoli di proprietà del consigliere comunale con delega al turismo Salvatore Campanella. Sempre nel Cosentino, più recentemente, il sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi e l’ex assessore all’Ambiente, Damiano Viteritti, sono stati sottoposti a vigilanza da parte delle forze dell’ordine in seguito alla segnalazione di minacce e intimidazioni. A Cotronei il sindaco è stato aggredito da un assessore, mentre a Bagnara, nel Reggino, l’auto della Polizia locale è stata incendiata. Anche nel Vibonese, dove al sindaco di Serra San Bruno Sergio Barillari è stata incendiata l’auto durante la notte.

Politanò: «Ogni aggressione colpisce l’intera comunità»
«Il nuovo rapporto di Avviso Pubblico non si limita a contare le intimidazioni; descrive una democrazia locale messa quotidianamente alla prova. Nei paesi, nei quartieri, nei consigli comunali si producono decisioni capaci di cambiare la vita delle persone e proprio per questo quei luoghi diventano bersaglio di chi trae vantaggio dall’arretramento civico», ha commentato il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico per la Calabria Giuseppe Politanò, Vicesindaco di Polistena. «In Calabria questa dinamica è evidente: incendi contro cantieri pubblici, veicoli bruciati, campagne di diffamazione orchestrate sui social, incursioni negli uffici. Ogni aggressione colpisce l’intera comunità che rivendica il diritto di scegliere senza essere soggiogati dall’intimidazione mafiosa. Registrare i fatti non basta: servono scelte politiche che riequilibrino i rapporti di forza. È necessario: garantire protezione operativa agli amministratori, specie nei piccoli centri, dove l’isolamento istituzionale amplifica la minaccia; investire in scuola, cultura e welfare di prossimità e lavoro, perché opportunità diffuse sottraggono terreno alla criminalità; dotare le Forze dell’ordine per la sfida digitale perché oggi la delegittimazione passa anche attraverso campagne d’odio online; e infine dare nuova vita ai beni confiscati, trasformando i simboli del potere mafioso in beni comuni», aggiunge Politanò. «Alle istituzioni locali spetta rendere trasparenti le scelte e invitare le cittadine e i cittadini alla corresponsabilità. Dove la comunità partecipa al contrasto alle mafie, l’intimidazione perde forza. Essere amministratori in Calabria significa assumersi questo compito collettivo: difendere la democrazia locale e costruire, giorno dopo giorno, un futuro libero dalle mafie e sottratto ai ricatti», conclude il Coordinatore regionale Giuseppe Politanò. (redazione@corrierecal.it)
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