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l’inchiesta

Le accuse mosse dalla Procura ad Antonino Daffinà

Il subcommissario per la depurazione è finito nel quarto filone delle indagini coordinate dalla procura di Catanzaro

Pubblicato il: 09/07/2025 – 15:12
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Le accuse mosse dalla Procura ad Antonino Daffinà

CATANZARO Una «intercessione» con il presidente della Giunta regionale per garantire ad Alfonso Grillo una «ulteriore proroga nell’incarico», quest’ultimo all’epoca dei fatti contestati era in scadenza di mandato alla guida del Parco regionale delle Serre. E’ una delle accuse mosse nei confronti di Antonino Daffinà, nominato nel 2023 sub-commissario nell’ambito della struttura del Commissario Straordinario unico per la depurazione e il riuso delle acque reflue. Secondo gli inquirenti, Grillo – in cambio della «intercessione» ipotizzata – si sarebbe impegnato a «stipulare un contratto di collaborazione in favore di un terzo».

La «promessa»

La posizione di Daffinà è al centro del quarto filone dell’indagine sulla Cittadella Regionale coordinata dalla procura di Catanzaro. Gli inquirenti sono alla ricerca di elementi utili a rafforzare le ipotesi di accuse mosse nei confronti degli indagati, nel mirino sono finiti l’accreditamento di strutture sanitarie private, affidamenti e incarichi. Chi indaga – imputa a Daffinà anche una «promessa» fatta al dirigente finanziario regionale dell’Aterp «affinché l’Asp di Vibo Valentia revocasse un provvedimento relativo all’impego di una dipendente», ottenendo «l’impegno del pubblico ufficiale ad affidare alcuni lavori negli alloggi Aterp ad alcune società…». Daffinà, dalle conversazioni captate, risulterebbe amministratore di due società La Fenice Srl e l’Administration & Consulting Srl: entrambe forniscono servizi di elaborazione elettronica di dati contabili. L’analisi dei dati economici delle imprese avrebbe permesso di appurare un «incremento dei fatturati, pressoché in concomitanza con l’insediamento dell’attuale amministrazione regionale calabrese»: garantito dai «rapporti professionali e commerciali avviati con alcune imprese calabresi impegnate nel settore sanitario».

Il presunto interesse a favore di due Srl

Intercettazioni e documenti avrebbero permesso di accertare l’interesse mostrato da Daffinà nei confronti di una Srl reggina per «garantire un provvedimento di accreditamento con il servizio sanitario regionale». A tal proposito, l’indagato si sarebbe relazionato con Tommaso Calabrò (indagato in un altro filone di inchiesta), «ricevendone rassicurazioni» in merito alla richiesta. Per l’accusa, i successivi pagamenti della Srl a favore delle società di Daffinà sarebbero stati destinati non a «remunerare servizi fatturati» ma per “sanare” la presunta «intermediazione prestata dall’indagato». Ancora, Daffinà si sarebbe adoperato anche per una questione relativa ad un’altra società, del crotonese, impegnata anch’essa nel settore sanitario e «interessata ad ottenere la corresponsione di risorse dall’Asp di Crotone». In tal senso, assumerebbe rilevanza per chi indaga una intercettazione dove un uomo vicino alla Srl del Crotonese rivolgendosi a Daffinà chiedeva lumi sulla sua intercessione con Calabrò per «quella problematica con i nostri amici di Crotone». Dall’altra parte Daffinà specificava che Calabrò non avrebbe potuto fare nulla, vista la tematica completamente «estranea alla competenze del dirigente generale». Infine, c’è una terza struttura sanitaria del Cosentino che avrebbe «beneficiato» del rapporto con la Fenice Srl di Daffinà registrando «un incremento del proprio fatturato verso enti pubblici calabresi».

Le fatture e il rapporto con la società milanese

Un’altra circostanza è finita sul tavolo degli investigatori e riguarda la presenza di una serie di fatture emesse da Daffinà a favore di una società milanese che esercita le attività di consulenza amministrativa, elaborazione e produzione di software e corsi di formazione professionale. Il segnale di un rapporto che avrebbe favorito l’impresa «in vista dell’adozione da parte delle Pa di un sistema di contabilità». A tal proposito, «Daffinà apprendeva che la Regione Calabria fosse l’unica a non aver adottato il sistema» e «manifestava la propria disponibilità – richiesta dall’interlocutore – a fissare appuntamenti con alcuni dirigenti regionali». In una conversazione intercettato, Tommaso Calabrò riceve da Daffinà un documento chiedendo «di aggiornare il sistema». Poi, discutendo di una gara, Calabrò si rivolge a Daffinà: «se si sbrigano gli possiamo dare l’incarico sulla transizione….ci serve con urgenza». Alla luce degli elementi raccolti, la procura ritiene che «Daffinà si stia adoperando per turbare la gara presumibilmente in atto per l’affidamento del servizio di formazione professionale». (f.b.)

Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e pertanto la presunta responsabilità degli indagati deve essere accertata con sentenza irrevocabile di condanna.

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