Cosenza calcio: nuovo ds, vecchie abitudini. E lascia anche l’addetto stampa
L’arrivo di Lupo non cancella mesi di silenzi e provocazioni del club. L’addio di Pasqua dopo Kevin Marulla

COSENZA Lunedì 14 luglio sarà il giorno della conferenza stampa del nuovo direttore sportivo del Cosenza Calcio, l’esperto Fabio Lupo. Che arriva – con tutto il rispetto per la carriera – come una goccia d’acqua su una brace che ormai è diventata cenere. Una conferenza stampa convocata nello stesso giorno del raduno della squadra. Peccato che a oggi – e siamo a metà luglio – manchi ancora tutto: un allenatore, uno staff tecnico, un progetto tecnico, un mercato degno di questo nome.
L’unica certezza è il silenzio, a tratti surreale, che ha preceduto questo nuovo capitolo. A voler essere ottimisti, si potrebbe leggere nell’arrivo di Lupo un tentativo di inversione di tendenza. Ma anche l’ottimismo ha un limite. E chi segue da tempo le sorti del club sa distinguere bene tra una virata e un testacoda.
La sensazione diffusa, infatti, è che più che ambizione, questa nomina – arrivata fuori tempo massimo – metta ancora una volta in mostra la cronica assenza di idee e visione nelle stanze (spesso vuote) dei bottoni. Il tutto accade dopo una retrocessione disastrosa in Serie C, segnata da errori gestionali, promesse non mantenute e un allontanamento progressivo e doloroso della tifoseria. In qualsiasi altra piazza, dopo un simile naufragio, la società avrebbe fatto un passo indietro. A Cosenza, invece, si è promesso un cambio di proprietà mai avvenuto e poi, magicamente, si è passati direttamente alla fase “ripartiamo”, senza aver mai davvero chiuso quella precedente.
Il ritiro di Lorica è alle porte – mancano quattro giorni – ma pare che nessuno abbia ancora trovato le chiavi del furgone. L’allenatore? Ancora in fase di “casting”. Con l’eleganza e la calma di chi deve scegliere tra i gelati al supermercato, mentre le altre squadre della categoria – quelle che vogliono davvero salire – sono già in campo da settimane. Tra i nomi che girano (e rigirano), spuntano quelli di Bisoli e Lucarelli, nel tentativo disperato di riaccendere una tifoseria che, però, sembra aver spento la luce e chiuso la porta a doppia mandata. Braglia? Ha confermato a questa testata di non essere mai stato contattato.
La verità è che oggi il Cosenza Calcio non ha più il suo pubblico. Anche con una rosa competitiva, la maggior parte dei tifosi – soprattutto quelli organizzati – non ha intenzione di tornare allo stadio. E non è disaffezione. È stanchezza, delusione, dignità.
Lascia anche l’addetto stampa
A rendere il quadro ancora più instabile, ci sono le partenze interne: dopo quella del team manager Kevin Marulla, anche l’addetto stampa Gianluca Pasqua ha ufficialmente lasciato il club dopo oltre un decennio. Un ruolo, il suo, spesso oggetto di critiche da parte della tifoseria, che lo ha visto come ingranaggio (se non proprio complice, quantomeno allineato) di una comunicazione sempre più assente e scollegata dal territorio, dalla stampa e dalla gente.
Nella sua lettera di commiato ai colleghi, Pasqua ha voluto chiarire i motivi di un distacco sofferto ma inevitabile: «Ho visto venir meno ben presto quell’organizzazione dell’ufficio stampa e comunicazione che ci eravamo dati nella stagione precedente e di conseguenza è peggiorato il livello qualitativo del lavoro». Ha parlato di stanchezza e mancanza di entusiasmo, aggiungendo: «È giusto fermarsi, voltare pagina per ritrovare la serenità e spero anche il sorriso che troppo spesso nell’ultimo periodo è venuto meno». «Ho atteso qualche giorno prima di esternare la volontà maturata da tempo», ha scritto ancora Pasqua, lasciando intendere come la decisione non sia figlia dell’impeto, ma di un logoramento lento, continuo.
Ecco, il logoramento. Quello (tifosi in testa) di chi ha vissuto questa stagione con crescente disagio. Di chi ha visto svanire, giorno dopo giorno, qualsiasi traccia di progettualità e dialogo. A rendere il tutto ancora più cupo c’è il muro alzato dalla società verso l’esterno: commenti social bloccati da mesi, zero risposte alle istituzioni e agli appelli del giornalismo locale.
Il club continua a non dialogare, non ascolta, non spiega. In sintesi: non governa. Sembra piuttosto attendere, come se il tempo fosse dalla sua parte. Se questo è un nuovo inizio, è difficile capire dove sia il punto di rottura col passato. Forse è un remake. Ma anche i remake, per funzionare, hanno bisogno di una buona sceneggiatura. E qui, purtroppo, il copione pare sempre lo stesso: improvvisato, disordinato, stonato.
E mentre la città attende (più per inerzia che per speranza), lunedì si parlerà, qualcuno sorriderà, si fingerà che tutto stia per partire. Ma il Cosenza, oggi, più che una squadra pronta al riscatto, assomiglia a un teatro con il sipario alzato e nessuno sul palco. (fra.vel.)
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