Sanità calabrese, la Cisl Medici: «Ruoli universitari imposti negli ospedali senza norme»
Nel mirino l’Azienda Ospedaliera di Cosenza e l’impiego di fondi Ssn e Fesr. Accorinti: «Un’anomalia pericolosa per i medici ospedalieri»

CATANZARO Un’accusa dura quella lanciata dalla Federazione Cisl Medici Calabria, attraverso un comunicato a firma del dottor Nino Accorinti, che denuncia pubblicamente la situazione all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Al centro delle critiche, una «massiccia occupazione» delle strutture ospedaliere da parte di docenti universitari, in assenza – secondo quanto riportato – di legittimazione normativa e senza il rispetto dei requisiti richiesti.
Secondo il comunicato, l’Azienda Ospedaliera di Cosenza non è formalmente un’Azienda Ospedaliero-Universitaria, ma nonostante ciò vi sarebbe una presenza crescente e dominante di personale universitario, con incarichi affidati anche senza selezione pubblica e in violazione del DPR n. 484/97. Viene citato, a titolo di esempio, il caso di un docente privo della necessaria anzianità di servizio (sette anni), in procinto di essere nominato direttore di una struttura complessa e di Dipartimento.
Nel mirino della Cisl Medici anche le attribuzioni dei primariati, già avviate secondo il sindacato con l’adozione del DCA n. 197/2022 (Decreto del Commissario Ad Acta), che recepisce un protocollo d’intesa firmato da Regione Calabria, Università e Azienda Ospedaliera di Cosenza. Un atto che la Cisl contesta da tempo, ritenendolo di dubbia legittimità, e già oggetto di una formale opposizione nel 2023.
L’atto aziendale approvato con DCA n. 258 del 25 giugno 2025 è accusato di essere sbilanciato a favore dei docenti universitari, senza alcuna considerazione per il divieto di “clinicizzazione” delle strutture ospedaliere, né per la questione dei finanziamenti erogati attraverso fondi del Servizio Sanitario Regionale e fondi europei.
Gravissima – si legge nel comunicato – sarebbe la mancanza di un decreto governativo che istituisca formalmente l’Azienda Ospedaliero-Universitaria. Nonostante ciò, si continuerebbe ad agire come se tale istituzione esistesse, con danni evidenti al personale ospedaliero, le cui competenze e legittime aspettative di carriera vengono penalizzate, contribuendo alla crescente fuga dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La Cisl Medici denuncia in particolare che il provvedimento n. 19 del 24 gennaio 2025 del Commissario Ad Acta prevede l’impiego di fondi regionali ed europei (Fesr) per pagare 18 professori universitari di ruolo, con una spesa stimata in 27 milioni di euro su un arco di 15 anni. Ma – avverte il sindacato – i fondi Fesrnon possono essere utilizzati per stipendi, e comunque la programmazione comunitaria scade nel 2029. Dopo quella data, gli stipendi dovrebbero gravare sul già fragile bilancio del SSR calabrese, con ulteriori ricadute sulla sanità pubblica.
Utilizzare fondi europei in questo modo – sottolinea ancora la Cisl – rappresenterebbe una violazione del principio di sussidiarietà sancito dall’art. 5 del Trattato sull’Unione Europea, secondo cui i finanziamenti comunitari devono servire a rispondere ai bisogni reali delle comunità locali, attraverso progetti coerenti e radicati nei territori.
Altro punto critico segnalato nel comunicato è l’approvazione da parte della Terza Commissione consiliare regionale, nel giugno scorso, del disegno di legge per l’istituzione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cosenza, nonostante il parere negativo del settore assistenza giuridica del Consiglio Regionale. Mancano, secondo la Cisl Medici, i presupposti fondamentali richiesti dall’art. 8, comma 2 del D.Lgs. 517/99, ovvero il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, indispensabile per istituire una nuova Azienda Ospedaliero-Universitaria.
Il quadro che ne emerge – conclude il comunicato – è «preoccupante, un guazzabuglio giuridico che mina la fiducia nelle istituzioni, favorisce operazioni propagandistiche e rischia ricadute amministrativo-contabili sia per i docenti coinvolti sia per i promotori dell’operazione». Il tutto, in violazione dei principi costituzionali e di tutela della salute dei cittadini calabresi. (redazione@corrierecal.it)
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