Da Guardavalle al Sud America: la caccia a “Kleopatra” la «mente criminale» dei Gallace
Nuovo blitz contro la potente cosca attiva, soprattutto, nel narcotraffico internazionale. Intanto dai sei mesi mancano all’appello Arcorace e Vitale

LAMEZIA TERME Sei mesi di latitanza. Quelli trascorsi dal blitz “Ostro” risalente allo scorso 29 gennaio, quella che aveva inferto un duro colpo alle proiezioni criminali della cosca di ‘ndrangheta dei Gallace, attiva nel basso Jonio catanzarese, ma molto ben radicato nel resto d’Italia e, soprattutto, in Sud America. Oggi un nuovo colpo messo a segno dalla Guardia di Finanza e nel mirino sono finiti nuovamente Cesare Antonio Arcorace e Bruno Vitale (cl. ’97).
Gli arresti
Oltre ai due latitanti nel mirino della nuova ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro, sono finiti: Francesco Aloi (cl. ’67), Cesare Antonio Arcorace (cl. ’89), Nicola Chiefari (cl. ’73), Cosimo Damiano Gallace (cl. ’61), Ivano Piperissa (cl. ’76), Francesco Riitano (cl. ’80), Bruno Vitale (cl. ’97) Domenico Vitale (cl. ’76), Domenico Vitale (cl. ’69). Tutti soggetti già colpiti dal precedente blitz.
I Gallace
L’indagine della Distrettuale antimafia di Catanzaro, però, non si è fermata. Anzi. L’operazione di oggi ribattezzata “Kleopatra” offre due spunti. Il primo: una delle figure di maggiore spessore nel gruppo criminale, proprio il latitante Cesare Antonio Arcorace, da cui prende il nome l’inchiesta. Il secondo: gli esiti delle precedenti attività di analisi ed investigazione che aveva già puntato i fari sull’operatività della famiglia Gallace, cristallizzate dagli ultimi sviluppi giudiziari a Milano e Firenze con le sentenze “Molo 13” ed “Eureka”. Tra gli aspetti di maggior rilievo, la capacità dei Gallace nell’aver ramificato l’attività di importazione di droga dall’estero attraverso varie realtà portuali di frontiera italiane, «espressione del disegno criminoso coltivato dalla realtà ndranghetistica calabrese».
I fronti aperti
L’inchiesta “Kleopatra”, frutto del lavoro investigativo svolto dalla Guardia di Finanza su delega della Dda di Catanzaro, vede dunque al centro le attività criminali dei Gallace, attivi tra Lazio, Toscana e Lombardia, ma con solide basi a Guardavalle, centro al limite meridionale della provincia di Catanzaro. Qui, secondo le indagini, convergono le azioni, operano i soggetti di vertice e i principali interlocutori. Proprio il controllo di Arcorace e dei suoi spostamenti da Guardavalle fino alla Germania e ritorno, anche insieme alla famiglia, ha permesso di ricostruire la sua rete di rapporti.
Alias “Kleopatra”
Occhi puntati, dunque, su Cesare Antonio Arcorace alias “Kleopatra”. Il latitante, infatti, è considerato «al vertice della associazione». E non è un caso se il blitz prende il nome proprio dal nickname utilizzato nelle chat criptate. Come sarebbe emerso dalle indagini, infatti, Arcorace avrebbe dimostrato particolari capacità di penetrazione negli ambienti criminali e, soprattutto, nel narcotraffico, come testimonierebbero i suoi continui e proficui spostamenti da e per il Sud America e l’Olanda. Il latitante, infatti, sarebbe in grado di gestire le fasi prettamente operative come il recupero dei carichi di cocaina arrivati soprattutto al porto di Gioia Tauro, ma anche quello di Civitavecchia.
La «mente criminale imprenditoriale»
La capacità criminale di Arcorace – secondo l’accusa – sarebbe emersa dalla capacità di agire su più fronti: dalla importazione della cocaina, in panetti o liquida, all’introduzione della sostanza necessaria ed idonea poi a manipolare la canapa legale prodotta. Insomma, una vera e propria «mente criminale imprenditoriale» seguendo più filiere spaziando fra l’Italia ed il Sud America. Qui, secondo l’accusa, Arcorace non avrebbe avuto soltanto “contatti” ma avrebbe avuto un ruolo attivo nella gestione, avendo a disposizione personalmente sessanta chilogrammi di sostanza stupefacente in Colombia. (g.curcio@corrierecal.it)
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