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memoria e impegno

Lollò Cartisano rapito e ucciso dalla ‘ndrangheta 32 anni fa

Fu una lettera anonima a rivelare una verità che restò nascosta per dieci lunghi anni da quel 22 luglio 1993

Pubblicato il: 22/07/2025 – 7:04
di Mariateresa Ripolo
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Lollò Cartisano rapito e ucciso dalla ‘ndrangheta 32 anni fa

BOVALINO Fu una lettera anonima a rivelare una verità che restò nascosta per dieci lunghi anni: il corpo di Lollò Cartisano si trovava ai piedi di Pietra Cappa, in Aspromonte, dove il fotografo di Bovalino venne portato dopo essere stato rapito. Per arrivarci è necessario percorrere un sentiero impervio, che oggi porta proprio nel punto indicato da un pentito che nel 2003 chiese perdono alla famiglia. Quello stesso sentiero fatto di tappe che portano i nomi di vittime innocenti della ‘ndrangheta. Uomini e donne che incontrarono e si opposero a una ferocia che insanguinò per anni la Locride, segnandola per sempre.

Il rapimento il 22 luglio 1993

Sono trascorsi trentadue anni da quella calda sera d’estate del 22 luglio 1993 in cui Adolfo, da tutti conosciuto come “Lollò”, Cartisano, venne strappato dalla sua amata Bovalino per essere rapito da malviventi che lo stavano attendendo fuori dalla sua casa al mare, dove quella sera fece ritorno con la moglie, Mimma Brancatisano. Prima la colluttazione in cui rimase ferita anche la donna, poi il rapimento. Da quel momento partirono le indagini e le mobilitazioni per ritrovarlo, ma del fotografo di Bovalino con la passione per il calcio non si seppe più nulla.
Le risposte arrivarono soltanto dieci anni dopo, nel 2003, con la confessione di un pentito che in una lettera anonima rivelò che il corpo del fotografo si trovava in Aspromonte, nei pressi di Pietra Cappa.

Un posto grande e silenzioso l’Aspromonte, pieno di fascino e bellezza, anche se la sua storia è legata al dolore della famiglia Cartisano e non solo. «Facciamo quel percorso e mentre camminiamo spesso gridiamo “L’Aspromonte e nostro”», aveva raccontato ai nostri microfoni la figlia Deborah Cartisano, referente di Libera. Non con poca fatica, donne, uomini, anziani e bambini percorrono il sentiero impervio – fatto di strade dissestate – che porta ai piedi di Pietra Cappa, il monolite più alto d’Europa che si innalza sopra San Luca, mentre ad ogni tappa si racconta la storia di una vita spezzata dalla ‘ndrangheta. Quest’anno il dolore nel giorno dell’anniversario del rapimento di Lollò Cartisano diventa ancora più forte: poche settimane fa la moglie Mimma è morta, portando via con sé i ricordi dolorosi di una serata di cui per trenta lunghi anni è stata testimone. (m.ripolo@corrierecal.it)

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