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i dettagli del pentito

La coca con la “stella” dalla Calabria e i soldi sottovuoto: l’affare tra messinesi e catanesi

I racconti del pentito ai pm. I tre viaggi a Sant’Eufemia d’Aspromonte, gli incontri dal bar al garage sottoterra. E poi il pestaggio

Pubblicato il: 24/07/2025 – 7:01
di Giorgio Curcio
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La coca con la “stella” dalla Calabria e i soldi sottovuoto: l’affare tra messinesi e catanesi

LAMEZIA TERME Un primo trasporto di droga, poi un altro e un altro ancora. Tutti dalla Calabria e diretti tra Messina e Catania. Il “regista” – dal carcere – Santino Di Pietro, (cl. ’98) di Messina, tra gli arrestati nel blitz della Polizia “Gerarchia”, su ordine del gip. Era lui ad impartire le direttive. Lo racconta ai pm della Distrettuale antimafia di Messina un collaboratore di giustizia di “peso”, tale Settimo Corritore, classe 1980, detto “cucca nira”, considerato appartenente al clan dei Mangialupi, le cui dichiarazioni – insieme agli elementi emersi delle indagini – hanno consentito di accertare la riorganizzazione del clan che trae il nome dall’omonimo rione di Messina. Per sua stessa ammissione, Corritore è stato il corriere del clan per l’attività di narcotraffico.
E così, dopo aver svelato agli inquirenti i rapporti con alcuni soggetti calabresi negli affari legati al traffico di cocaina tra Calabria e Sicilia, oltre al trasporto via barca da Villa San Giovanni fino in località Maregrosso, Corritore fornisce agli inquirenti altri spunti. Tra cui, appunto, i dettagli legati ad altri due viaggi.

Il ritorno in Calabria e i telefoni «come citofoni»

Il primo. Quello che il pentito fissa temporalmente circa 15 giorni dopo la trasferta iniziale. «Mi incontrai con due soggetti catanese, diversi da quelli del primo trasporto», racconta. «Sempre secondo le indicazioni di Santino Di Pietro presi accordi con questi catanesi nel corso di alcuni incontri a Messina per programmare questo secondo trasporto di stupefacenti dalla Calabria». Il pentito poi racconta di aver ricevuto da questi catanesi due telefoni cellulari attraverso i quali comunicare usandoli «come citofoni». E il pentito spiega anche che, prima del secondo viaggio, già da solo era tornato in Calabria dai fornitori per effettuare il pagamento della prima partita di cocaina. «Circa 30mila euro, la quota di noi messinesi. I catanesi, invece, pagarono un tanto alla volta perché, secondo loro, la droga non era di buona qualità», ha raccontato Corritore ai pm. «Uno volta che incontravo i calabresi, ci spostavamo al bar e io consegnavo loro il denaro che era stato precedentemente messo sotto vuoto».

L’incontro in garage e i pagamenti

Anche nel secondo viaggio per l’acquisto della cocaina, il pentito racconta di aver incontrato tale Peppe a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Poi «andammo in una specie di garage interrato dove ci furono consegnati 3 chili di cocaina, divisi in tre panetti con impressi dei simboli, su uno ricordo che c’era una stella». Il pagamento, come spiegato dal pentito, doveva essere corrisposto dai catanesi ai messinesi. Questi ultimi, poi, avrebbero consegnato ai calabresi quanto dovuto. «Anche per il pagamento di questa seconda partita di droga mi sono recato, credo circa tre volte, in Calabria per consegnare materialmente il denaro».  

Il terzo viaggio

Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, il terzo viaggio per l’acquisto della droga sarebbe avvenuto nell’estate del 2021, seguendo le stesse modalità: l’incontro con Peppe a Sant’Eufemia d’Aspromonte, poi dritti verso il garage interrato e la consegna di due chili di cocaina. «In questa occasione, i catanesi pretesero di prendere lutti e due i chili di droga e così fu fatto. E a poco a poco catanesi mandavano il denaro a Gaetana Turiano, ma spesso le somme erano minori di quelle che ci venivano indicate». Episodio che portò a dei battibecchi, con un successivo pestaggio subito proprio dal pentito da parte dei catanesi. «A quel punto – racconta Corritore – ho avuto paura, non mi sono sentito difeso dal mio gruppo e mi sono allontanato». (g.curcio@corrierecal.it)

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