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La visita istituzionale

Sicurezza sul lavoro, la Commissione d’inchiesta visita il Porto di Gioia Tauro – VIDEO

Sul tavolo sicurezza, controlli, opere realizzate e non. Servono investimenti e attenzione per far diventare l’hub gioiese “porta d’Europa”

Pubblicato il: 28/07/2025 – 16:44
di Antonino Casadonte
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Sicurezza sul lavoro, la Commissione d’inchiesta visita il Porto di Gioia Tauro – VIDEO

GIOIA TAURO Una visita istituzionale per fare il punto della situazione nel porto di transhipment più grande d’Europa. Sicurezza, controlli, opere completate e da completare. C’è un po’ di tutto nel contenitore descritto in conferenza stampa difronte la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro, sullo sfruttamento e sicurezza sui luoghi di lavoro, accolta nel palazzo della Capitaneria adiacente al Porto di Gioia Tauro. Un incontro in cui è emersa l’importanza strategica dell’hub gioiese, eccellenza del settore ed esempio in ambito di produttività e rispetto dei lavoratori, ma che va coltivata, perché i problemi ci sono e se lo si vuole rendere “porta d’Europa”, termine utilizzato durante la conferenza, è necessario continuare a investire, avere consapevolezza delle sue potenzialità e semplificare le procedure. Insomma, serve fare di più e serve soprattutto il sostegno continuo della politica: nasce da qui la presenza della Commissione.

L’appello: «Servono investimenti per il “porto del futuro”»

L’appello alle istituzioni viene innanzitutto dal presidente dell’Autorità Sistema Portuale, Andrea Agostinelli, che a margine della conferenza ha detto: «Oggi è stata una giornata importante, perché abbiamo parlato di una splendida infrastruttura che regge l’intero Meridione, della più grande fabbrica del Sud, e abbiamo fatto parlare i terminalisti e la nostra organizzazione di sicurezza per dimostrare lo sforzo enorme che facciamo per tutelare le condizioni di lavoro delle nostre maestranze. Capitolo investimenti: certo che servono – aggiunge -, ma bisogna sensibilizzare la politica nazionale e la politica regionale a non solo parlar bene del Porto di Gioia Tauro, cosa di cui ci fa molto piacere, ma anche ad investire nel futuro di questa infrastruttura. Per il benessere del personale abbiamo fatto moltissimo – sottolinea Agostinelli – costruendo gli alloggi della Capitaneria, il pronto soccorso, gli spogliatoi per tutte le maestranze portuali, mentre ci manca e richiede un importante investimento, ad esempio, l’allargamento dell’imboccatura per garantire l’ingresso delle nuove navi nel porto, che diventerà “porto del futuro” con ulteriori interventi».

«Prevenire investendo in tecnologia, formazione e informazione»

Di problemi e possibili soluzioni per il Porto di Gioia Tauro ha parlato il presidente della Commissione, Tino Magni: «Abbiamo elaborato un piano dopo le visite a Genova, Trieste e oggi Gioia Tauro, l’importante era avere un quadro d’insieme e capire quali sono le criticità. La questione dei porti è sostanzialmente uguale, ovviamente con esperienze e modalità diverse: si tratta di tre realtà con relazioni sindacali abbastanza consolidate, il che è positivo, mentre il problema consiste nel come diamo risposta alle esigenze dei lavoratori, essendo un impiego pesante e usurante. Come Commissione d’inchiesta – prosegue Magni – cerchiamo di recepire i concetti ed evitare piaghe come il capolarato, diffuso in tutto il Paese: intervenire contro il caporalato significa intervenire sulla questione del collocamento, ad esempio, perché molto spesso i lavoratori non passano dai centri per l’impiego, ciò vuol dire che c’è qualcuno che governa la forza lavoro. Dobbiamo evitare questo e qui al Porto di Gioia ho capito che la situazione è ben regolata: il fatto che all’interno ci sia un solo livello di contrattazione che regola il rapporto di lavoro è molto positivo». Le soluzioni da poter adottare sono molte, oltre l’utilizzo delle risorse: «Il lavoro ha sempre elementi di rischio, di sicuro non c’è niente, purtroppo ogni tanto capitano incidenti, anche in grandi imprese. Ma noi – conclude – dobbiamo utilizzare la tecnologia, l’informazione e la formazione per prevenire il rischio e, ovviamente, ci sarà ancora più certezza se il lavoratore viene coinvolto e remunerato in modo corretto».

Le lamentele dei sindacati

Protagonisti dell’incontro ovviamente anche i sindacati, che hanno lamentato il poco sostegno politico a quella che è una vera e propria eccellenza del settore. «Un continuo rincorrere finanziamenti», oppure «Chissà in un’altra Regione cosa sarebbe diventato», le loro critiche. Eppure, sottolineano le organizzazioni a difesa dei lavoratori, «il Porto di Gioia Tauro è la dimostrazione lampante del fatto che si può creare e dare lavoro, soprattutto ai più giovani, e che questo territorio non è solo ‘ndrangheta, ma grazie a strutture come questa può dare occasione di crescita e riscatto. Un luogo in cui i controlli vanno bene e si applicano contratti di primo livello». Dalla Commissione, stando ai sindacati, serve dunque «una mano, sia in ambito sicurezza, sia sul tema della salute».

Il Porto di Gioia Tauro in numeri

Il Porto di Gioia Tauro, si diceva, è il più grande d’Europa nel settore del transhipment. Per Agostinelli, può essere considerato anche il più importante del Meridione e forse d’Italia e, di conseguenza, quello con maggiori problemi da affrontare. Un hub strategico dove entrano navi da 401 metri, un unicum italiano. Cosa manca allora? Con un velo di polemica e il suo sarcasmo tipico livornese, il presidente dell’Autorità evidenzia: «Mancano investimenti: perché investire miliardi a Genova per la diga? Qui c’è già un porto attrezzato, basterebbe un’infrastruttura ferroviaria e saremmo la “Rotterdam del Sud”. Purtroppo, però, non siamo ancora un porto cruciale, anche il solo fatto di essere definito “porto storico” come Genova aiuterebbe». Altri problemi sono poi le decisioni dei governanti, con navi che a Gioia Tauro sono costrette a pagare importanti tasse ambientali secondo le normative comunitarie, mentre sono libere di circolare senza vincoli a Tangeri, in Marocco: «Così agevoliamo il nostro principale competitor – afferma Agostinelli – le norme servono, ma bisogna anche aiutarci nel lavoro». E ancora, la questione chiave degli investimenti: decine e decine di milioni di euro utilizzate negli anni, ma c’è ancora molto da fare. Sono stati completati i lavori dei sei fasci di binari, della banchina di ponente, delle strutture per l’ispezione e degli alloggi di servizio. Ma per diventare un riferimento per i prossimi 20 o 30 anni servono ancora 65 milioni per l’imboccatura, 120 per una cabina di elettrificazione (per la quale ne sono stati finanziati “solo” 60). Questo è dunque l’altro tema: superare la complessa macchina burocratica, sbloccare le procedure e andare avanti con gli investimenti. Con o senza Ponte sullo Stretto: nel caso venisse costruito ci sarebbe già una soluzione per “salvare” le attuali attività produttive e consentire la costruzione di banchine per lo stoccaggio. Tutte ipotesi, previsioni, ma è bene anche concretizzare e a Gioia Tauro sanno come si fa: nel 2025 l’attività è in crescita del 10,5%, il 2024 si è chiuso con 4 milioni di teus e con un incremento del 64% delle verifiche per la sicurezza di navi e luogo di lavoro. Perché il Porto di Gioia Tauro è molto di più di quello di cui spesso si parla, ad esempio “Il porto della cocaina”, «un discorso che ci ha dato sempre fastidio – rivela Agostinelli – visto che facciamo numerosi controlli, salvaguardiamo legalità e produttività e ad Anversa o Rotterdam, solo per fare due esempi, arriva una quantità di “bianca” 100 volte superiore». Un’infrastruttura chiave, strategica, che con ulteriori investimenti e interventi può davvero aspirare a diventare “porta d’Europa”. La Commissione d’inchiesta ha visto, ascoltato e toccato con mano, la speranza adesso è che possa scuotere le coscienze ai piani ancora più alti.

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