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il ricordo delle vittime innocenti

Vibo, una sala del Talent Hub intitolata a Francesco Vangeli. La famiglia: «Non ci arrendiamo, vogliamo giustizia»

Poche settimane fa la sentenza della Cassazione ha disposto l’annullamento della pena con rinvio per il presunto assassino. Mamma Elsa: «Un calvario senza fine»

Pubblicato il: 28/07/2025 – 16:44
di Marco Russo
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Vibo, una sala del Talent Hub intitolata a Francesco Vangeli. La famiglia: «Non ci arrendiamo, vogliamo giustizia»

VIBO VALENTIA «Non ho un corpo o una tomba su cui piangere. Francesco aveva diritto a un funerale, ma soprattutto meritava di vivere». C’è ancora tanto dolore nelle parole di Elsa Tavella, la madre di Francesco Vangeli, ucciso il 9 ottobre 2018 e del cui cadavere dopo 7 anni ancora non c’è traccia. Stamattina, la sala conferenze del TalentHub del Vibo Center è stata intitolata a lui, su iniziativa dell’associazione Valentia che gestisce lo spazio, della direzione del centro commerciale e alla presenza del presidente della commissione regionale anti’ndrangheta Pietro Molinaro. A moderare l’incontro il giornalista Pietro Comito, mentre il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro ha inviato un videomessaggio di vicinanza alla famiglia. «Per noi è un segnale forte che vogliamo dare al territorio non solo di Vibo Valentia ma all’intera Calabria» spiega Anthony Lo Bianco, presidente dell’associazione Valentia. «Questo è uno spazio che viene utilizzato quotidianamente da giovani e da oggi avrà il nome di Francesco Vangeli. Quando abbiamo deciso di intitolargli la sala l’abbiamo fatto veramente con il cuore in mano. Non dobbiamo dimenticare quello che è successo e da qui bisogna partire per creare sempre più momenti di memoria per lui e per tante altre vittime del nostro territorio».

La sentenza della Cassazione: «Un calvario senza fine»

Ucciso il 9 ottobre 2018, di Francesco non c’è un corpo così come non c’è ancora una verità processuale definitiva: dopo la condanna in appello a 29 anni e 6 mesi, il presunto assassino Antonio Prostamo è tornato in libertà con la Cassazione che ha annullato la sentenza disponendo un nuovo processo d’appello. Una notizia che ha sconvolto la famiglia della vittima: «Pensavamo di essere alla fine per avere un po’ di pace, anche se nessuna condanna può ridarti la vita di un figlio» afferma mamma Elsa. Per Giuseppe Prostamo, fratello di Antonio, la condanna definitiva a 17 anni è arrivata, mentre per il presunto esecutore, dopo la sentenza della Cassazione, sono anche scaduti i termini della misura cautelare. «Ogni volta che salivo le scale del tribunale mi faceva male il cuore, però mi davo forza sperando di essere vicini alla fine. Invece non è stato così, lo hanno liberato e pensare che lui sia libero e che l’altro mio figlio vada in giro e possa incontrarlo mi fa veramente male. Quando ho ricevuto la notizia è come se fossi ritornata a quel 9 ottobre del 2018. È un calvario senza fine» continua Elsa commossa. Tanto, però, l’appoggio ricevuto dalla società: alla cerimonia, tra il pubblico, ci sono tanti giovani, c’è l’associazione Valentia, c’è Libera con il referente regionale Giuseppe Borrello e anche i quattro sindaci dei luoghi a cui la famiglia Vangeli è legata: il primo cittadino di Vibo Enzo Romeo, di Mileto Salvatore Fortunato Giordano, di Filandari Rita Fuduli e il sindaco di Jonadi Fabio Signoretta.

Scoperta la targa dedicata a Francesco

Tutti per esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia Vangeli, che dalla recente sentenza della Cassazione vive un momento difficile, ma non dimentica l’impegno sociale. «Questi eventi non devono essere solo passerelle, ma occasioni per mandare un messaggio chiaro: le vittime innocenti di mafia non muoiono, rimane vivo il loro ricordo» aggiunge Federico Vangeli, il fratello di Francesco. Insieme a lui e a mamma Elsa a scoprire la targa commemorativa ci sono anche il padre Valerio e la sorella Mariangela. «Con l’incontro di oggi vogliamo dare una risposta concreta: noi ci siamo e non ci arrendiamo, anche dopo la sentenza della Cassazione. Vogliamo ottenere verità e giustizia per mio fratello» continua Federico, che nelle scorse settimane è stato anche autore di un forte gesto, intimando le dimissioni da consigliere comunale dopo la notizia della scarcerazione del presunto assassino. «Sono stato messo con le spalle al muro, è stato un gesto estremo ma devo ringraziare il prefetto Anna Aurora Colosimo che mi ha subito convocato e dato consigli utili. Con le sue parole ho deciso di rimanere, di mantenere il mio ruolo e impegnarmi per evitare che la memoria delle vittime innocenti di mafia venga persa». Alla domanda se la famiglia Vangeli crede ancora nella giustizia, Federico risponde: «Non nego che dopo la sentenza abbiamo avuto dubbi, però abbiamo sempre affrontato con rispetto la situazione. Per i valori della nostra famiglia continueremo a credere in una giustizia che prima o poi arriverà».

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