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LA STORIA

Quando il Piano Marshall toccò la Calabria

George Marshall non era un filantropo, un benefattore, un’altruista; anche se molti lo giudicavano tale solo per sentito dire. George Catlett Marshall (nato a Uniontown in Pennsylvania il 31 dicembre…

Pubblicato il: 04/08/2025 – 9:52
di Bruno Gemelli
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Quando il Piano Marshall toccò la Calabria

George Marshall non era un filantropo, un benefattore, un’altruista; anche se molti lo giudicavano tale solo per sentito dire.
George Catlett Marshall (nato a Uniontown in Pennsylvania il 31 dicembre 1880 e morto a Washington il 16 ottobre 1959) era un generale statunitense divenuto, poi, un politico austero.
Dopo la seconda guerra mondiale, come segretario di Stato del presidente Harry Truman, Marshall legò il proprio nome ad un piano per la ricostruzione post-bellica in Europa, passato alla storia come “Piano Marshall”. Da qui nacque la sua fama e il suo mito. Per questo anche oggi, a distanza di quasi 80 anni, viene citato a proposito e, qualche volta, a sproposito.
Cos’era “Il Piano Marshall”? Ufficialmente chiamato European Recovery Program (ERP), era un programma di aiuti economici lanciato dagli Stati Uniti nel 1947 per sostenere la ricostruzione dell’Europa occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il piano, che durò quattro anni, prevedeva l’invio di ingenti quantità di beni, come grano, macchinari e altri prodotti, oltre a prestiti, per aiutare i paesi europei a risollevarsi dalla distruzione e dalla crisi economica.
Questi gli obiettivi principali: 1° La ricostruzione dell’Europa, ovvero: aiutare i paesi europei a riprendersi dai danni materiali e dalle perdite umane causate dalla guerra. 2° Prevenzione del e dal comunismo.
Gli Stati Uniti temevano che la crisi economica e il malcontento sociale avrebbero potuto favorire la diffusione del comunismo in Europa, e questo piano mirava a contrastare tale minaccia. Superabile con lo sviluppo economico, infatti il piano medesimo, mirava a promuovere la crescita economica, la modernizzazione dell’industria europea e l’aumento degli scambi commerciali tra i paesi europei e gli Stati Uniti; ma anche con l’integrazione europea poiché il disegno complessivo americano cercava di incoraggiare la cooperazione tra i paesi europei e gettava le basi per la futura integrazione economica e politica del continente europeo.
Il politologo Alberto Mingardi, direttore generale dell’”Istituto Bruno Leoni” (organismo nato a Milano nel 2003 per promuovere la tradizione del pensiero liberale in Itali), ha pantografato la situazione di allora ai bisogni di oggi, concludendo «che chi evoca il piano Marshall oggi perpetua il mito che non sarebbe necessario, che basterebbe un fiume di quattrini a fare la differenza. L’esperienza del Pnrr di questi anni dovrebbe bastare a farci perdere il gusto delle leggende economiche».
Il Piano aveva un patrimonio di oltre 12,7 miliardi di dollari. All’Italia furono destinati circa 1 miliardo e 500 milioni di dollari, anche se alcune fonti riportano cifre leggermente diverse. Sebbene non ci fosse un piano dedicato specificamente alla Calabria, i fondi del Piano Marshall, attraverso il Fondo-Lire, contribuirono a finanziare progetti infrastrutturali, edilizi e industriali nella regione; detti fondi vennero impiegati per lavori pubblici, ricostruzione del sistema ferroviario, ripresa edilizia e altri programmi di sviluppo, beneficiando indirettamente anche la Calabria, anche se non ci furono interventi mirati
Uno dei primi calabresi beneficiati dalle risorse del Piano Marshall fu Giuseppe Primerano, un imprenditore boschivo della Locride.
Nel 1950, la “FRATELLI PRIMERANO“ di Bovalino fu la prima azienda dell’Italia Meridionale ad essere inclusa nei benefici degli aiuti ERP. Da quel finanziamento iniziò la costruzione di un nuovo stabilimento, in contrada Bricà di Bovalino, per la realizzazione del quale furono investiti capitali, pubblici e privati, dell’ordine di un miliardo e 200 milioni, ai prezzi dell’epoca, di cui appena il 40% coperto da finanziamenti a medio termine a tasso agevolato, in base alle leggi dell’industrializzazione del Mezzogiorno e, appunto, gli aiuti sul Piano ERP.
Il deus ex machina dell’iniziativa fu uno della citata famiglia, appunto, l’ingegnere Giuseppe Primerano, un professionista che da diversi anni praticava l’industria e il commercio dei legnami. La “FRATELLI PRIMERANO s.p.a.”, uscita dalla forma artigianale paterna, aveva realizzato, fin dal 1935, altri impianti industriali in Calabria, sempre nel settore legno. Quello di maggiore importanza era rappresentato da una moderna segheria meccanica impiantata sulle falde orientali dell’Aspromonte, in prossimità del villaggio pedemontano di S. Luca (la patria di Corrado Alvaro) e alimentata da un’importante rete di teleferiche che attingevano la materia prima da tutte le foreste dell’altipiano calabrese meridionale. Dopo qualche anno lo stabilimento di Bricà ebbe una caduta verticale. Lo storico Pietro De Domenico sintetizzò il tramonto così «Bricà cadde e con essa furono travolte le più belle speranze di una popolazione meridionale che riteneva di poter trarre, da questa intelligente e coraggiosa iniziativa, i segni del suo riscatto economico e sociale».
Tuttavia, l’ingegnere Giuseppe Primerano (che fu Commissario prefettizio di Bovalino dal 9 ottobre 1945 al 29 aprile 1946), che, per quei tempi e per quell’habitat sembrava l’Adriano Olivetti dell’Aspromonte, tanto forti ed estesi erano i suoi interessi sociali e culturali, rimase sulla scena per diverso tempo. Egli s’avvicinò a Giacomo Mancini e alla sua galassia culturale; collaborò al quindicinale “Il Gazzettino del Jonio”. Questo giornale aveva la sede, non una semplice redazione, in via De Riso a Catanzaro. Era, senza enfatizzare, un tempio, una scuola di giornalismo.
“Il Gazzettino del Jonio”, diretto da Titta Foti (8/11/1912 – 16/9/1978), che era un anarchico originario di Guardavalle, fu fondato da Giuseppe Primerano e dall’avvocato Nicola Zitara di Siderno, noto meridionalista.

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