Taurianova, il marito malato oncologico, la moglie affetta da Sla. «Il grido accorato» di Sergio e Sabina
Costretti a licenziare due collaboratrici chiedono la «possibilità di usufruire del sostegno garantito dai fondi per la non autosufficienza»

TAURIANOVA Una storia di sofferenza, la speranza è poter alleviare il dolore di una donna malata di Sla. A raccontarla, contattando il Corriere della Calabria, è Sergio Carrozza – malato oncologico – marito di Sabina Ionela Radu «intrappolata in un letto, prigioniera di una malattia che – giorno dopo giorno – le ha tolto ogni capacità di movimento, ogni possibilità di comunicare, di respirare senza l’ausilio dei macchinari e di nutrirsi senza l’intervento esterno». Carrozza è stato «colpito da una patologia al pancreas e al fegato tra le più aggressive e dolorose, al punto da richiedere incessanti e stremanti trattamenti chemioterapici». Le sue condizioni di salute sono disperate. «La malattia è in rapida evoluzione, ma non è per me che ho deciso di scrivere». La decisione di inviare una lettera all’assessora alle politiche sociali Caterina Capponi «nasce dal bisogno urgente e disperato di richiamare l’attenzione su una sofferenza ancora più grande, più silenziosa e più crudele, vale a dire quella riguardante mia moglie». La donna è affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica, «una delle più spietate tra le patologie a carattere neurodegenerativo. La SLA non le sta lasciando scampo: ha spento la voce, ha bloccato le membra, ha compromesso ogni funzione vitale, trasformando la nostra casa in una stanza di ospedale e la nostra vita in un’attesa consumata nel silenzio dell’abbandono». L’appello di Sergio Carrozza è un «grido accorato». «Dovrei essere accanto a mia moglie con tutte le mie forze, ma mi trovo indebolito, sfiancato da una malattia che non sembra voglia darmi tregua, costretto a lottare su due fronti: quello del dolore fisico e quello di una battaglia quotidiana contro la più crudele indifferenza».
La richiesta
Nella missiva, chi scrive, si sofferma sulla «possibilità di usufruire del sostegno economico garantito dai fondi per la non autosufficienza» e rimarca le difficoltà economiche che oggi lo vedono costretto a «licenziare le due collaboratrici domestiche che, con sacrificio e notevole senso del dovere, avevo assunto con la massima regolarità contrattuale per garantire a mia moglie un minimo di assistenza dignitosa». Ecco perché – aggiunge – «sento per tutto ciò di avanzare – con tutta la forza della mia disperazione – una richiesta che non può più essere elusa, differita o sepolta nel silenzio della burocrazia: è assolutamente urgente e indispensabile un immediato aumento delle ore di assistenza degli Operatori Socio Assistenziali». Ed ancora, «non si tratta di una mera richiesta di natura organizzativa, ma a questo punto di una questione di vita o di morte».
La risposta di Capponi
L’assessora Capponi ha risposto, con una missiva all’appello di Carrozza. «Ho personalmente preso in carico il Vostro caso e ho chiesto agli uffici competenti del mio assessorato di tenermi informata e di assicurare ogni possibile forma di sostegno. Dalla ricostruzione effettuata risulta che Sua moglie ha già beneficiato di molteplici interventi, ma comprendo che, pur rappresentando un sostegno significativo, non possano alleviare completamente il peso emotivo e fisico che grava su di Voi». Capponi prosegue, «mi è stato inoltre comunicato che, per la complessità del caso, aggravata dalla Sua condizione
di salute, è stato istituito un coordinamento interistituzionale straordinario che ha già avviato
ulteriori misure di supporto. La assicuro che ogni passaggio è finalizzato a garantire la massima efficacia degli interventi nel rispetto della legalità».
L’assessore regionale promette di fornire «informazioni specifiche sullo stato di avanzamento
delle procedure in corso» e di continuare a «lavorare con determinazione per garantire che ogni
persona in condizioni di fragilità riceva il sostegno che merita».
Noi vigileremo sugli sviluppi della vicenda. (f.benincasa@corrierecal.it)
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