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sette giorni di calabresi pensieri

Tra paura del botulino killer e canzoni di Brunori: cronaca di una morte politica non annunciata

Tutto quello che ho capito della fine della legislatura di Roberto Occhiuto

Pubblicato il: 09/08/2025 – 6:31
di Paride Leporace
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Tra paura del botulino killer e canzoni di Brunori: cronaca di una morte politica non annunciata

Consiglio regionale in disarmo, addetti ai lavori chini con la testa sui telefonini a seguire le notifiche, turisti in pantofole terrorizzati dai broccoli al botulino, infermerie ospedaliere senza antidoto, prezzi in lievitazione fisiologica, vescovo costretto dai social a scrivere la tardiva bolla assolutoria del moribondo padre Fedele, disoccupazione programmata, “no ponte” all’assedio di Salvini, assessori regionali in cerca di conferme, quelli di Azione che nei giorni pari stanno a sinistra e in quelli dispari a destra, un siluro nella testa di Roberto Occhiuto costretto a farsi rosolare dai conduttori “In onda” su La7.
Che anomalo week end calabrese alla seconda settimana di agosto quando anche Dio di solito va in vacanza e invece siamo qui sulle tastiere a raccontare del ceto politico che si deve rigenerare come una periferia napoletana per conquistarsi di nuovo un posto in lista per recitare un ruolo, ottenere uno strapuntino, magari una poltrona di governo. Il popolo è arrabbiato, molti non si possono permettere neanche una giornata al mare perché il mantra è “Fate presto” come quel celebre titolo del Mattino dopo il terremoto del 1980.
La profezia si è di nuovo avverata. I governatori calabresi cadono politicamente sotto il peso delle intercettazioni e delle informative, aspettando sentenze assolutorie o prescrizioni figliate dalla Giustizia tartaruga. Commissioneranno un nuovo murales a Diamante con le effigi di Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti (fu condannato da sindaco per la sua Reggio da bere), Oliverio e Occhiuto e la scritta “morimmo indagati ma innocenti”. Maledizione alla Tutankhamon per chi esercita il potere in Calabria e non sa blindare il suo operato dalla prosa giudiziaria circondandosi di uomini e donne che sappiano tenere lontano il problema.
L’Occhiudeide di agosto nasce in una vigna lontana nel tempo e attenzionata da Bankitalia e finita in mano alla procura alimentando un fiume giudiziario che scorre lento fino al suo ignoto finale nel tempo con affluenti digitali densi di sociologia familiare e politica.
Il consigliere De Nisi nel suo discorso della staffa a Palazzo Campanella ieri ha solennemente augurato «a tutta la Calabria un futuro migliore e una buona fortuna, una buona campagna elettorale a tutti nell’augurio che tutto quello che si compie in politica venga fatto nel bene e nell’interesse della Calabria». Auguri anche da parte nostra.
Tutto è nato dalla vigna di Occhiuto, che da buon cattolico adopera il Vangelo negli ultimi tempi per la sua improvvisa campagna elettorale. Che parabola prendiamo per l’inizio di questa vicenda?  Due di San Matteo. Una racconta di un padrone che assume lavoratori in orari diversi della giornata e al netto di quando s’impegnano vengono pagati tutti allo stesso modo. E poi c’è l’altra quella del padrone che affida la vigna ai vignaioli ma questi si rifiutano di darne i frutti. I servi e il figlio del padrone vengono uccisi per aver chiesto il giusto. Parabole buone per raccontare di Paolo Posteraro.
In effetti anche qui nasce tutto da pagamenti e quote di società sorte su una vigna e da un’amicizia consumata nel tempo e nei ruoli. La Vigna è la Tenuta del Castello, proprietà da liquidare non proprio con cifre tutte uguali e che è diventato un peso da smaltire per il presidente della Calabria.
La narrazione di qualche tempo fa vedeva Roberto Occhiuto stretto sodale e amico di Paolo Posteraro, enfant prodige del generone cosentino molto di casa nella Capitale, figlio di gran commis e nipote per parte di madre del ministro Guardasigilli Fausto Gullo e del celebre penalista Luigi. Uomo di palazzo e di lettere Paolo Posteraro. Rimasto impigliato in una società da sciogliere, in automobili private da accomodare e assegnare. Il presidente Occhiuto non voleva essere più socio né di vigna né di Tenuta del Castello. E sui denari nascono contrasti con Posteraro, che era diventato anche segretario particolare della compagna del presidente, Matilde Siracusano, sottosegretaria ai rapporti al Parlamento, siciliana di Forza Italia come il nuovo compagno. E pur se tra moglie e marito non si deve metter dito questo non vale per le carte d’inchiesta che finiscono sul Fatto Quotidiano a raccontare i dialoghi tra la sottosegretaria e il suo segretario particolare Paolo Posteraro, timoroso di essere defenestrato al ministero e tutti e due intercettati a parlare dei benifit economici di casa Occhiuto. Carte che scrivono di Posteraro disperato per chiudere questa partita economica con il suo ex socio e che parla con la moglie magistrato che lo rassicura e lo sostiene e che gli suggerisce di essere fermo e chiamare i carabinieri, ma Posteraro lascia perdere. Fatti di gente per bene che di certo hanno mescolato politica e denari, non sappiamo ad oggi se commettendo reati oppure semplicemente accapigliandosi per fatti privati.
E’ finita in pagina di giornale anche la consulente sanitaria greca di Occhiuto che disse non firmo alle pressioni di chi senza avere parte in commedia voleva accreditare posti letto ai privati. E il diavolo ci mette la coda sul dirigente mediatore che avverte dello scoglio greco e con precauzione si fa dare un telefono diverso dal suo, non immaginando che i finanziari del nuovo secolo sono molto creativi e lo intercettano con una microspia ambientale nel cesso dove si era rifugiato.
Contorni e dettagli di una storia controversa. La destra si muove sopra e sotto il tavolo. Ufficialmente tutti con Roberto. Sotto e dietro non manca chi dice «non dura». Aspettano arresti che non arrivano. Hanno pronto lo schema. In caso di marea giudiziaria montante Occhiuto farà un passo indietro e deciderà il suo successore. Avanti c’è posto per le indiscrezioni non ufficiali: Sbarra fresco arrivato a Palazzo Chigi, Ciccio Cannizzaro con molto foto in album con Silvio Berlusconi, Wanda Ferro la sottosegretaria. Però ad oggi Roberto Occhiuto, a legislatura sciolta rimane l’uomo solo al comando.
E la sinistra? Si prende ancora un po’ di tempo. Il mitico tavolo del campo largo è stato rinviato a lunedì prossimo quando fuori la calura estiva si alzerà a dismisura. I nomi sono quelli noti e si aspetta ora quello della nuova formazione laico socialista animata da sindaci e qui il verso della canzone potrebbe essere “Franz è il mio nome e vendo la libertà”. A proposito di canzonette intelligenti c’era anche Amalia Bruni, sconfitta da Occhiuto alle passate regionali, al primo magnifico concerto a Cirella di Dario Brunori (cantautore amato dalla segretaria Schlein), e chissà cosa avrà pensato ascoltando il brano La Verità quando dice «L’idea che quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire», chissà la brava scienziata a che idea si era aggrappata sfidando Occhiuto. Un’era politica fa.
Il presidente ieri all’ultimo atto del suo governo all’opposizione ha detto: «Dovreste festeggiare per la fine anticipata della legislatura e invece vi arrabbiate. Ma io dico: in questi 4 anni perché non avete costruito un’alternativa di governo?» Titoli di coda. Manca solo la data del voto.
Auguri alla Calabria per dirla alla De Nisi.

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