Il «loop degli incarichi»: l’ossessione, le ansie e i timori di Paolo Posteraro (licenziato)
Gli sfoghi sono messi in fila dalla Gdf, gli agenti ritengono le conversazioni captate fonte preziosa per cristallizzare i rapporti tra soci

CATANZARO I soldi diventano una ossessione così come la caccia spasmodica agli incarichi. Rate da pagare, mutui da estinguere, auto, società, quote. Il robusto faldone riferito alla annotazione di polizia giudiziaria nell’inchiesta sulla Cittadella regionale trovano posto conversazioni intrise di astio, dubbi e poche certezze.
Paolo Posteraro ex socio di Roberto Occhiuto, chiede consigli, sussurra il ricorso a costanti fonti di liquidità, palesa i propri timori riferiti e riferibili a possibili ripercussioni su alcuni degli incarichi assunti. Gli sfoghi sono messi in fila dalla Guardia di Finanza, gli agenti ritengono le conversazioni captate fonte preziosa per cristallizzare i rapporti tra soci. Rapporti finiti al centro dell’ipotesi di corruzione mossa nei confronti del governatore dimissionario.
Nella inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, giova ricordarlo, oltre ad Ernesto Ferraro sono indagati Roberto Occhiuto e Paolo Posteraro che – per l’accusa – avrebbe ceduto alcune somme di denaro nelle comuni attività garantendo «benefici» all’ormai ex governatore. Dall’altra parte, Posteraro sarebbe stato – negli anni – destinatario di nomine conferite da parte di pubblici ufficiali – con i quali Roberto Occhiuto avrebbe vantato delle relazioni – e grazie alle quali l’indagato avrebbe tratto profitto economico.
Il «loop degli incarichi»
E’ uno strettissimo familiare a ricordare a Posteraro quanto sia nocivo, per la sua serenità, la spasmodica ricerca di consulenze. «Esci da questo loop degli incarichi», suggerisce un interlocutore intercettato, anche se in un’altra circostanza, il tenore dei consigli e delle raccomandazioni muta in relazione alla necessità di danari ed allora diventa opportuno «battere sull’incarico» con Roberto (Occhiuto, ndr). I dissidi sarebbero diretta conseguenza del mancato accordo sul valore delle quote da corrispondere all’ex socio, deciso ad abbandonare le imprese gestite in comune. Posteraro, tuttavia, sebbene si lamenti spesso dell’atteggiamento subìto – a suo dire – da chi non avrebbe «messo una lira», poi sembra ravvedersi quando – preoccupato – teme di mettere a repentaglio uno dei suoi incarichi. Il riferimento è al ruolo ricoperto in seno al Gruppo parlamentare della Camera dei Deputati nel 2021 e nella presidenza del Consiglio dei ministri quale segretario particolare della sottosegretaria di Stato Matilde Siracusano, compagna del governatore dimissionario. «Secondo te mi caccia?» chiede Posteraro all’interlocutore per poi aggiungere: Loro due (Occhiuto e Siracusano, ndr) litigheranno poi si «appattano» (si mettono d’accordo) e mi «cacciano». Siracusano, nel corso di un incontro, avrà modo di fugare ogni dubbio ribadendo la natura solida del rapporto lavorativo ed allontanando qualsiasi timore per eventuali ripercussioni legate ai litigi tra soci. Oggi, il Fatto Quotidiano, riporta la notizia del licenziamento di Posteraro, lo annuncia la stessa Siracusano in una lettera.
La matassa difficile da sbrogliare e il futuro
La matassa relativa alla valutazione delle quote non si sbroglia e qualcuno consiglia all’indagato di andare in causa con Occhiuto, ma il pensiero corre veloce all’incarico “romano” e la risposta al suggerimento è eloquente: «Se vado in causa, mi devo dimettere». L’annotazione degli agenti di polizia penitenziaria, considerata la genesi dell’inchiesta sulla Cittadella regionale, contiene interlocuzioni nei quali i riferimenti riguardano anche possibili incarichi che Posteraro avrebbe dovuto ricevere, come quello alla guida di uno dei parchi nazionali della Calabria (circostanza non verificatasi). L’indagato riflette sul futuro e ragiona sulla possibilità di accettare determinate proposte. In una occasione sembra deciso a declinare perché «bisognerebbe fare un concorso pubblico ed è un incarico non a lungo termine», in un altro caso – invece- il disco rosso riguarda «qualsiasi altro incarico» che «precluderebbe un ruolo in regione». Dinanzi agli amletici dubbi, arriva la solita esortazione. «Il pane non ti manca, esci da questi meccanismi». (f.b.)
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