Ora su Fedele cali il silenzio dei farisei
COSENZA Ora che Padre Fedele non c’è più la cosa più bella da fare, almeno per i farisei, sarebbe il silenzio. Giusto che lo ricordino le istituzioni, giusto che lo ricordino gli ultras, i suoi ragaz…

COSENZA Ora che Padre Fedele non c’è più la cosa più bella da fare, almeno per i farisei, sarebbe il silenzio. Giusto che lo ricordino le istituzioni, giusto che lo ricordino gli ultras, i suoi ragazzi mai cresciuti, quei “comunisti benedetti” che ne hanno ricalcato le orme, in una sorta di religiosità laica. Giusto proclamare il lutto cittadino, peraltro da chi, come Franz Caruso, lo difese (insieme al cugino Eugenio Bisceglia) gratuitamente da un’accusa infame. Padre Fedele era innocente e lo si sapeva. Ma quel processo non sembrava centrato su una prova da Stato liberale quanto da una Santa Inquisizione. Si cercava la sua violazione della castità, non la sua colpa. Che non c’era.
Nessuno ha mai pagato per quell’errore giudiziario. Cosi come nessuno oggi si chiede se pubblicare intercettazioni prive di reato, come fu nel suo caso, non sia un abominio. Sulla Chiesa quello che dovevamo dire è stato detto. Sbaglierebbe chi pensasse che fosse un’accusa all’attuale Vescovo ma a un intero sistema. Aggiungere altro oggi sarebbe poco rispettoso. Se non che aspettare 9 anni per essere assolto è sintomo della colonna infame che alberga su di noi. E che tutti noi alimentiamo. Venga restituito alla sua gente e tacciano i, “maestri del nulla”, quelli che abbondano nelle sacrestie ma anche nei luoghi dove la civiltà sembra una chimera. (redazione@corrierecal.it)
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