‘Ndrangheta, 18 anni fa il Ferragosto di sangue nella strage di Duisburg
Il 15 agosto 2007 l’eccidio causato dalla faida tra le ‘ndrine di San Luca. Dopo quasi vent’anni i clan calabresi fanno ancora affari in terra tedesca

DUISBURG È la notte tra il 14 e il 15 agosto del 2007. Sono passati esattamente 18 anni dal fatto di sangue che, almeno in epoca recente, ha segnato uno spartiacque. Un prima e dopo.
San Luca, piccolo paesino dell’Aspromonte calabrese con poco più di 3000 abitanti, balza agli onori della cronaca europea: la faida tra le famiglie di ‘ndrangheta tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottera “sconfina” e raggiunge la Mühlheimer Straße, a Duisburg, dove ha da tempo aperto un ristorante italiano chiamato “Da Bruno”. «A mamma è jocu?». Le voci, intercettate dalle forze dell’ordine, sono quelle di Giovanni Strangio e Achille Marmo, la “mamma” è Antonio Pelle, boss della ‘ndrangheta di San Luca. «Moriu fratima, moriu niputita, moriu fraita. Moriru tutti». il drammatico messaggio arriva in Aspromonte. Sono morti tutti: Sebastiano, il fratello di Giovanni, Marco, fratello di Achille, Francesco e Marco Pergola, Tommaso Venturi e Francesco Giorgi. Sei i corpi per terra, gli ultimi due di soli 18 e 16 anni. Il resto è storia.

Il rito d’affiliazione e la raffica di proiettili
Un rito arcaico, un “santino” bagnato di sangue e la strage. Il ristorante Da Bruno era stato scelto quella sera come sede per l’affiliazione del giovanissimo Tommaso Venturi alla ‘ndrina dei Pelle-Vottera. Solo 18 anni ma per i boss già pronto per entrare formalmente nella ‘ndrangheta. D’altronde in tempi di guerra, come lo erano quelli per i Pelle-Vottera, ogni “soldato” è utile alla causa e la faida contro i Nirta-Strangio richiedeva un vero e proprio esercito. Ma per Tommaso non ci sarà neanche il tempo: alle ore 2:24 di notte una raffica di proiettili oltrepassa la vetrina e raggiunge le sei vittime. Nella sua tasca verrà trovato il santino di San Michele insanguinato. Una vendetta, si dirà dopo, per l’omicidio di Maria Strangio, moglie di un boss, alla cui morte avrebbe contribuito, prestandosi per nascondere le armi, Marco Marmo.
Il “commando” e le relazioni sulla ‘ndrangheta
Ma che la strage abbia fatto conoscere la ‘ndrangheta alla Germania è parzialmente vero. Perché, come ha affermato in un’intervista al Corriere della Calabria Ersilio Mattioni, autore del libro “La strage di Duisburg”, di relazioni sulla criminalità calabrese la polizia tedesca ne era piena. Da oltre dieci anni erano stati avvisati dai colleghi italiani del periodo di infiltrazione ‘ndranghetista nella società tedesca, soprattutto tramite la nascita di locali e ristoranti, punti di incontro di ‘ndranghetisti all’estero. Tra gli attenzionati anche Giovanni Strangio, non l’autore della telefonata e fratello di una delle vittime, ma uno dei due killer che avrebbe partecipato alla strage. Un “commando” composto forse da più dei tre uomini ipotizzati all’inizio. Nei processi che seguiranno le indagini, insieme a lui viene condannato anche Sebastiano Nirta. La due ‘ndrine vengono disarticolate tra ergastoli e centinaia di anni di carcere.

La mafia calabrese radicata in Germania
Dagli esperti la strage di Duisburg viene considerata la svolta sul contrasto alla ‘ndrangheta in Germania. Le autorità tedesche e italiane intensificano la collaborazione, aumentano controlli e report. Nelle recenti relazioni, la Dia riporta che «la Germania, grazie alla sua florida economia, rappresenta un polo di attrazione» per le mafie italiane, in particolare nelle regioni più ricche come il Baden-Württemberg, la Renania Settentrionale-Westfalia, la Baviera e l’Assia. Quest’anno, poi, l’inchiesta “Boreas”, con l’arresto di 20 persone. Un colpo all’asse “transnazionale” della ‘ndrangheta calabrese che, con le cosche di Cirò e Cariati, è riuscita negli anni a radicarsi in Germania e, in particolare, nella città di Stoccarda. Nel corso del blitz “Boreas” condotto l’1 aprile 2025 sia in Calabria che nel land tedesco del Baden-Wurttemberg.
«La ‘ndrina di Cariati – aveva spiegato il procuratore Salvatore Curcio – è espressione operativa in Germania del locale di Cirò che è il punto di riferimento. Tra i destinatari provvedimenti cautelari vertici storici della organizzazione e nuove leve legate da vincoli di parentela al locale di Cirò».
Tempi diversi e lontani dalla faida che culminò nella tragedia di Duisburg e che, soprattutto, non fanno pensare ad ulteriori stragi come quella di ormai 18 anni fa. Ma, come ha ribadito Ersilio Mattioni, «la storia della ‘ndrangheta ci insegna che a volte tutto quello che è razionale scompare». (Ma.Ru.)
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