Da Aieta a Zinga, 20 tappe nella Calabria sconosciuta
Palazzi rinascimentali, borghi-museo, alberi con età da guinness, calanchi e grotte carsiche. Benvenuti nei nostri siti mozzafiato non (ancora) instagrammabili

COSENZA È come se gli 800 chilometri di costa che rendono unica la Calabria avessero un contraltare più nascosto e meno “instagrammabile” rispetto alle località turistiche più note della nostra regione. Siti archeologici ma anche unicità paesaggistiche, luoghi (spesso abbandonati) che raccontano un passato di religione e meditazione, silenziosi e maestosi come gli inattesi borghi dove ancora risuona il dolore cupo del “grande flagello”, il terremoto del 1783. Ecco in 20 tappe un itinerario minimo nella Calabria meno conosciuta.
AIETA (CS)
L’unico palazzo rinascimentale della Calabria (Martirano-Spinelli) si trova in questo borgo dell’entroterra alto-tirrenico cosentino. Le chiese riconducili agli stilemi di quel periodo completano il quadro di questo centro medievale – ne resta traccia nel bel ponte – abitato oggi da qualche centinaia di residenti ma dove in estate sciamano gruppi di turisti da tutta Italia e oltre.
BOVA (RC)
La sinagoga di Bova è la seconda testimonianza più antica della presenza ebraica in Italia e risale al periodo romano; assolutamente da vedere anche i mosaici del Parco archeologico Archeoderi in località San Pasquale a Bova Marina, uno scrigno conservato a ridosso del traffico della statale 106.
CURINGA (CZ)
Il platano millenario di Curinga è il “cugino” di Italus, il pino loricato nel Parco nazionale del Pollino considerato il più vecchio d’Europa in virtù dell’età stimata di circa 1230 anni. Da guinness anche il platano: il suo fusto, cavo alla base, è largo più di tre metri e può ospitare al suo interno una decina di persone mentre la circonferenza di 20 metri unita a un’altezza di 31 metri e mezzo ne fanno uno dei platani più grandi e longevi d’Italia.
FILADELFIA (VV)
Il sito archeologico di Castelmonardo – dopo la campagna di ricognizione del 2024 e l’annunciato imminente inizio della prima campagna di scavi nell’area della rocca – racconta l’abbandono dell’abitato seguito al terremoto del 1783. Qui si può vivere la magia mista al senso di dolore che ha accomunato tutta la Calabria centro-meridionale e ciclicamente ha interessato la regione, con un altro evento drammatico nel 1908 sullo Stretto di Messina.
GALATRO (RC)
Il turismo termale meno noto non può non tener conto di queste piscine particolarmente indicate per la cura di malattie reumatiche, dermatologiche, delle vie respiratorie e dell’apparato osteo-articolare. Ma alla lettera G, terme in Calabria significa anche Guardia Piemontese (CS), con l’acqua tra le più solforose d’Europa.
MILETO e MONGIANA (VV)
Nelle Serre vibonesi, una volta lasciata Mileto capitale normanna e culla della dieta mediterranea grazie agli studi di Ancel Keys, da Mongiana – nota per le sue ferriere reali che ne fecero un’altra capitale: quella della siderurgia che fornì tra le altre cose la materia prima per la ferrovia Napoli-Portici – ci si inoltra nel bosco archiforo, un unicum di flora e fauna immerso nella foresta, tra cascate, laghetti artificiali e orti botanici.
PALUDI (CS)
Il comune italiano che ha perso più residenti nel confronto tra i censimenti 2001 e 2011 ha anche qualche aspetto positivo che racconta una Calabria diversa da quella piagata dallo spopolamento: le tracce dell’insediamento brettio (Castiglione di Paludi) e un abitato fortificato databile tra il IV e il III sec. a. C. con tanto di teatro. È “un sito – conferma la scheda del ministero della Cultura – di notevole interesse storico, archeologico e paesaggistico per la straordinaria mole di dati che ancora giacciono “sepolti” al di sotto del manto erboso che riveste il Parco e che solo in minima parte è possibile apprezzare attraverso le vestigia del poderoso circuito murario” fatto di torri, porte e camminamenti.
ROGHUDI (RC)
Uno sperone roccioso che domina la vallata dell’Amendolea (la foto di copertina è di Francesco Bevilacqua), enclave grecanica oggi disabitata ma meta di un turismo lento e consapevole, per gli amanti delle escursioni e del cicloturismo in arrivo da tutta Europa e oltre. Terra di pastori e di bergamotto dove il tempo – proprio come a Filadelfia 1783 – si è fermato all’alluvione del 29 dicembre 1973: nelle case lasciate in fretta e furia una specie di museo diffuso della civiltà contadina con gli oggetti di una quotidianità cristallizzata a mezzo secolo fa.
SANGINETO e SAN NICOLA ARCELLA (CS)
Una delle località turistiche più rinomate del Tirreno cosentino, capitale della movida giovanile, ha nelle sue cascate un “lato B” ignoto ai più: è il Vuglio, cascata con annesso sentiero rinato 5 anni fa grazie all’impegno di Cai e Pro Loco. Agli amanti della letteratura invece basta spostarsi di poco, sul litorale di San Nicola Arcella, per una tappa nella Torre Crawford: una torre saracena che deve il suo nome allo scrittore statunitense Lord Francis Marion Crawford, che per ultimo la abitò e qui trovò ispirazione per i suoi racconti, alcuni horror. Il contraltare meditativo delle spiagge congestionate – e altrettanto fascinose, ci mancherebbe – come quella del vicino Arcomagno, tra gli scorci più instagrammati della Calabria, al pari di Tropea e dei Bronzi.
SQUILLACE (CZ)
Nelle campagne tra Squillace (l’antica Scolacium che dà il nome al parco archeologico) e Stalettì, in un’area agricola rigogliosa di ulivi e agrumi, sono riprese il mese scorso le ricerche sul possibile sito del Vivarium, il complesso monastico fondato da Cassiodoro nel VI secolo d. C. tra ricoveri per ammalati e pellegrini, biblioteca e luoghi di preghiera, bagni, orti e un vivaio per i pesci – da qui il nome Vivarium.
TRIDETTI e THERESTIS (RC)
Se la Certosa di Serra San Bruno è il simbolo – questo sì, noto – della Calabria della fede profonda, i resti di questi due siti del Reggino sono la dimostrazione della potenza millenaria delle religioni che hanno trovato sponda alle nostre latitudini: Santa Maria de’ Tridetti è l’abbazia (nel territorio di Staiti) monumento nazionale e luogo del cuore Fai, derivazione basiliana e bizantina e datazione all’XI secolo secondo Paolo Orsi, decano dell’archeologia e grande esperto di Calabria, che scoprì la struttura nel 1912; risalente allo stesso periodo è San Giovanni Therestis (a Bivongi), considerato il Monte Athos della Calabria, un monastero – fondato dall’eremita italo-greco che gli dà il nome, monaco e poi santo – che porta i segni del passaggio di arabi, bizantini e normanni.
ULIVARELLA di PALMI (RC)
Lo scoglio dell’ulivo incarna secondo tutti quelli che lo abbiano contemplato almeno una volta, lo spirito ostinato dei calabresi: un albero – tecnicamente è un olivastro, un olivo selvatico antenato della pianta mediterranea moderna – che si staglia in cima alla roccia, nel blu turchese del Tirreno meno “commerciale” a Taureana, Costa Viola.
ZINGA (KR)
I diapiri di Zinga, frazione del comune di Casabona, sono inaspettate strutture rocciose fatte di arenaria, rocce di sale, canyon e un arco tufaceo talmente unici da essere diventati set di un film, Il Brigante (firmato Renato Castellani e con musiche di Nino Rota), presentato a Venezia ‘61; ma visto che siete in zona, per rimanere in argomento fate una tappa ai calanchi del Marchesato e alle grotte carsiche, rocce evaporitiche che si estendono per quasi 130 km quadrati nei comuni di Verzino, Caccuri, Cerenzia, Pallagorio e Castelsilano. È quasi la versione crotonese di un altro sito che inizia con la Z: Zungri, entroterra della Costa degli Dei nel Vibonese, con il suo millenario insediamento rupestre (e relativo museo) che la rendono la Matera di Calabria. (EFur)
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