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Un magistrato contro un giornalista. La sfida Chiaravalloti-Fava agli albori del nuovo millennio

La prima tornata con l’elezione diretta del presidente. Quel pugno di voti che fece vincere il centrodestra. La Giunta dei prof e gli “inciampi” della legislatura

Pubblicato il: 17/08/2025 – 11:16
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Un magistrato contro un giornalista. La sfida Chiaravalloti-Fava agli albori del nuovo millennio

LAMEZIA TERME Una sfida all’ultimo voto, tra un magistrato prestato alla politica – Peppino Chiaravalloti – e un giornalista imbevuto di politica – Nuccio Fava. E’ il 2000, le prime Regionali con l’elezione diretta del presidente, nel contesto nazionale del bipolarismo tra il centrodestra di Silvio Berlusconi e il centrosinistra di Romano Prodi e Massimo D’Alema. Va in archivio la stagione delle Giunta che nascevano dalle alchimie politiche e dai giochi di palazzo, quelli che nella legislatura precedente portarono a un clamoroso ribaltone e al varo di una Giunta – quella guidata dal popolare Gigi Meduri – che chi ricorda quei tempi definisce un “pasticcione” che andava dai Ds ad aree dichiaratamente di centrodestra.

Le elezioni regionali

E così nel 2000 la Calabria torna al voto. Sono gli anni della moda dei candidati soprattutto espressione della società civile o comunque non politici di professione. Berlusconi e il centrodestra puntano su Giuseppe Chiaravalloti, magistrato catanzarese di lungo corso, intelligenza vivace e battuta pronta. Il centrosinistra gli contrapporrà Nuccio Fava, affermatissimo e apprezzatissimo giornalista della Rai leggendariamente – e in un’accezione non necessariamente negativa – lottizzata, con entrature ai massimi livelli nella Dc (che era anche una scuola di giornalismo). A fare da contorno due candidature più coreografiche che altro, Franco Corbelli di Diritti Civili (avrebbe fatto poi inutilmente ricorso per l’annullamento di quelle elezioni) e Antonio Marzano della Lista Emma Bonino.  E’ una lotta voto a voto tra centrodestra e centrosinistra. A poche ore dalla presentazione delle liste – ricordano gli analisti – un fatto apparentemente insignificante avrà un effetto invece dirompente: per tenere dentro l’alleanza Rifondazione comunista, i Ds si mettono di traverso a far entrare nella coalizione il Patto Segni di Tonino Perrelli, che quindi vira per il centrodestra. Il Patto Segni conquisterà circa 16mila voti. All’atto pratico si riveleranno decisivi. Chiaravalloti infatti vince con poco più di 545mila voti (49,85%), Fava arriva a poco più di 522mila voti (48,66%). La lista più votata è Forza Italia (oltre il 18 per cento), nelle sue fila risulterà eletto per la prima volta il governatore uscente Roberto Occhiuto: il consigliere più votato è il Ds Nicola Adamo (oltre 16mila preferenze).

Le Giunte

Chiaravalloti entra dunque in pompa magna alla sede della Regione in via Massara a Catanzaro. Prima Giunta molto politica, del resto Chiaravalloti ha il sostegno di Forza Italia, di An – con le due componenti riconducibili ai “colonnelli” del tempo, Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno – del Ccd di Pierferdinando Casini e Pino Galati, del Cdu di Mario Tassone. In più due tecnici di vaglia come il professore Aurelio Misiti, ai Lavori pubblici, e l’economista Massimo Bagarani, al Bilancio: due profili con robusti agganci anche nel centrosinistra…  Chiaravalloti, che contrappunta la sua azione sulla leggerezza e anche un po’ sul glamour, ha un po’ l’idiosincrasia con la politica, soprattutto quella locale, anche se lega forte con il socialista Saverio Zavettieri (che per quasi cinque anni sarà la sua “bussola”) e subito “strappa”. Primi due anni di legislatura con due rimpasti ferragostani. Nel primo “saltano” big di rango, uomini “forti” sul piano elettorale soprattutto nella Locride, come Pietro Fuda (Attività produttive), Giovanni Filocamo (Sanità) e Mimmo Crea (Trasporti).  In Giunta entrano i prof, tra cui Emmanuele Emanuele, avvocato di casa Savoia. E alla Sanità Franco Rossi, professionista molto legato alla Chiesa ma sconosciuto ai più: “Un portantino”, lo definirà, in modo poco elegante, lo stesso Fava. Rossi un giorno si mette in testa di portare in Giunta un “pacchetto” di misure per svoltare nella sanità già al tempo disastrosa. “Il Pacchetto Rossi? L’unico pacchetto che mi piace è quello delle sigarette”, dirà nella garanzia dell’anonimato un assessore di lungo corso. Dopo una settimana Rossi lascerà la Calabria… La stagione dei prof durerà anche questa poco più di anno, con qualche inciampo, come quello nel quale cadde Paolo Bonaccorsi, cattedratico toscano che il “Corriere della Sera” scoprì non essere a punto con il curriculum (dichiarando una laurea che non risultava da nessuna parte). Nell’esecutivo rientrano i politici ma il “vulnus” con la politica regionale Chiaravalloti non l’avrebbe più ricucito. Infilando una seconda metà di legislatura tra tanti tormenti e anche qualche “scandalo”: fece scalpore in particolare l’”affaire” del “concorsone” al Consiglio regionale, con decine di portaborse – bipartisan, destra e sinistra – assunti per via diretta nei ruoli regionali. La pietra tombale per il centrodestra di Chiaravalloti arriverà con un duro documento dei vescovi calabresi contro l’immobilismo alla Regione e la “mafiosità” imperante nella società e non solo. Spira in generale un vento brutto: a febbraio 2004 Zavettieri subisce un gravissimo attentato con un assalto armato alla sua abitazione, dal quale uscirà indenne grazie alle finestre blindate della sua casa a Bova Marina. L’ultimo anno di legislatura sarà il “fuggi fuggi” generale dal centrodestra, con decine di transfughi verso il centrosinistra. Un fenomeno, quello del partito dei “saltatori del fosso”, che si ripeterà anche successivamente e in modo costante a ogni tornata elettorale. (a. cant.)

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