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FERIE D’AGOSTO

Calabria, dove il Ferragosto è più piccante di un hashtag

Il tutto condito da quel friccico pre-elettorale che si avverte anche mentre si arrostiscono le salsicce. Già partono i brindisi, le strette di mano sudaticce, le promesse che sanno di sabbia e malva…

Pubblicato il: 24/08/2025 – 8:05
di Lucia Serino
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Calabria, dove il Ferragosto è più piccante di un hashtag

Partiamo forte, con un avanzo di ferragosto e con l’assessore regionale all’Agricoltura versione fashion week marinara. Gianluca Gallo, per gli auguri di Ferragosto, ha scelto di omaggiarci con uno scatto in giacca e cravatta su una barca in mezzo al mare. Giacca. Cravatta. Mare. E niente piedi in vista, ma qui la fantasia galoppa: mocassino con calzino bianco? Ciabatta Birkenstock? Stivaletto da equitazione? Il mistero resta insoluto. Quel che è certo è che, in Calabria, l’eleganza istituzionale non va in ferie. Neanche quando il dress code suggerirebbe più un costume con la stampa dei fenicotteri. Ma d’altronde, se i leoni marini indossano il papillon nei cartoni, perché l’assessore non può avere il doppiopetto in mare?
Intanto, a chilometri di distanza e una decina di gradi in meno, in un ristorantino della Sila: tavolata affollata, accento marcato, discussione animata: “Passami un po’ di ‘nduja’!” esclama uno. Gli altri annuiscono, convinti. Invece, era sardella con peperoncino. Spalmata sul pane, bollente e rossa come un tramonto sul Tirreno. Ho tentato di spiegare la differenza tra carne e pesce, niente. Peperoncino uguale ‘nduja. Altro che chef stellati: qui la semantica è piccante quanto la gastronomia.
Vi segnalo un’ attrazione turistica della costa tirrenica: il gatto robot cameriere. Avvistato in un locale di sushi a Belvedere, questo piccolo cameriere meccanico, con la voce da cartone animato e i piattini serviti con rigore giapponese, ha provato a fare il suo lavoro con dignità. Peccato che molti clienti, evidentemente in cerca di emozioni forti, abbiano pensato bene di bloccarlo, fargli ostruzione, parlargli, e — in un caso documentato — offrirgli del pesce crudo. Dico: ma vi pare? Dare fastidio a un robot! Nemmeno Asimov avrebbe osato tanto. Abbiamo scavalcato i limiti dell’antropocentrismo: adesso bullizziamo pure la tecnologia.
E a proposito di sacrifici, onore al lido più economico della stagione, scovato a Roccella. Finalmente una notizia positiva nel deserto dei rincari: lettino e ombrellone a un prezzo umano. Roba da lacrime. Un barlume di speranza in un’estate dove anche l’aria è diventata a pagamento. Perché, diciamolo, pure qui ci siamo adeguati. Mica siamo scemi.
Intanto, tra un fuoco d’artificio e una Madonna portata in processione tra le luminarie che sembrano uscite da un festival a Las Vegas, si è consumato il pasticciaccio a San Luca: la festa della Madonna di Polsi, spostata dal santuario, ha acceso animi e polemiche. Come dire: ci togliete pure la Madonna? Ma cosa abbiamo fatto di male, oltre alla ‘nd…E non è ‘nduja.
Il tutto condito da quel friccico pre-elettorale che si avverte anche mentre si arrostiscono le salsicce. Già partono i brindisi, le strette di mano sudaticce, le promesse che sanno di sabbia e malvasia. Memorabile — anzi, da archiviare in un museo dell’iconografia elettorale — la foto postata dal professore Pasquale Tridico: una tavolata infinita di parenti, piatti da lavare fino a Natale e la scritta “Calabria mia, terra mia”. Slogan pronto, parentado schierato, digestione ancora in corso. Sotto a chi tocca. Aspettiamo con ansia il prossimo hashtag. (redazione@corrierecal.it)

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