‘Ndrangheta, il traffico di cocaina dietro ristoranti e pizzerie: la doppia vita di “Fedi” Starnone in Colombia
Secondo le indagini, le attività servivano a riciclare denaro e a facilitare il traffico di droga verso l’Europa e la Calabria

LAMEZIA TERME Mantenere un basso profilo e, nel frattempo, espandere il proprio business in Colombia legato alle attività della ‘ndrangheta in Sud America consolidando la propria rete di attività gastronomiche. Per oltre 7 anni si sarebbe mosso così Federico “Fedi” Starnone, nato a Locri nel 1979, tra gli arrestati nel blitz della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Pratì”. Per Starnone era scattato l’ordine di arresto ma era da subito risultato latitante. Lo scorso 9 agosto 2025, nell’ambito del Progetto di cooperazione internazionale contro la mafia ‘Ndrangheta – ICAN, la Polizia Nazionale Colombiana, in coordinamento con le autorità del Regno Unito, la Polizia di Stato e il Servizio di cooperazione internazionale di polizia italiana, lo ha catturato nella capitale della Valle del Cauca.

Pasta e pizza
Secondo quanto è riuscita ad acquisire la redazione de “El Tiempo”, infatti, Starnone sarebbe riuscito ad acquisire contatti con alcune attività di ristorazione specializzate in pasta e pizza sparse per il Paese, da Cali a Bogotà. Attività che, secondo l’indagine, gli avrebbero consentito in questi anni di coprire le attività di riciclaggio di denaro e i movimenti di denaro ricavati dal narcotraffico.
Per questo motivo nonostante il nome di Starnone fosse noto già da una ventina d’anni, negli ultimi dieci sarebbe riuscito a diventare quasi un operatore “invisibile” agli occhi degli inquirenti. Una copertura che, fin quando è durata, gli avrebbe consentito di negoziare carichi e stringere alleanze con alcune organizzazioni locali. Insomma, un anello fondamentale per collegare la ‘ndrangheta calabrese alle reti criminali come il “Clan del Golfo” in Colombia, “Los Choneros” in Ecuador e il “Primer Comando Capital” in Brasile.
Ristoranti italiani e capitali riciclati
Quale modo migliore, dunque, per “Fedi” di riciclare il denaro guadagnato in modo illecito se non attraverso il settore gastronomico? Starnone – sempre secondo le fonti de “El Tiempo” – avrebbe investito in particolare in alcuni ristoranti italiani di alta gamma e pizzerie e pasticcerie che fungevano da punto di incontro per riunioni e da canale per il movimento di capitali. Secondo l’accusa della Dda di Reggio Calabria, Starnone sarebbe stato il «responsabile del coordinamento della spedizione di cocaina dai porti strategici di Colombia, Ecuador, Costa Rica e Brasile verso l’Italia, utilizzando container di frutta come copertura per l’ingresso della droga a Genova e Gioia Tauro», ereditando di fatto il ruolo di Peppe Palermo – catturato a luglio – considerato fino ad allora il principale coordinatore della rete nella regione.

Operazione silente
L’operazione di cattura a Cali ha visto un alto livello di cooperazione internazionale, con la partecipazione di agenzie di diversi paesi, tra cui l’Interpol e il Regno Unito, e si è inserita nell’ambito dell’offensiva internazionale nota come “Operazione Silente”. La caduta di alias Fedi è considerata un colpo strategico che indebolisce in modo significativo la capacità logistica e criminale della ‘Ndrangheta nel Cono Sud e nella regione andina. (g.curcio@corrierecal.it)
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