C’è un like che fa male
Sono oramai qui a riprendere il lavoro di ogni giorno, mentre continua il “tormentone” elettorale che ha inquinato le nostre brevi vacanze. Il periodo dedicato al riposo ed all’ozio (in senso proprio…

Sono oramai qui a riprendere il lavoro di ogni giorno, mentre continua il “tormentone” elettorale che ha inquinato le nostre brevi vacanze. Il periodo dedicato al riposo ed all’ozio (in senso proprio) è stato infatti trasformato, per decisione unilaterale, in un frastuono insopportabile nel quale, come non bastasse quello della quotidianità, la politica ha fatto irruzione perfino sull’amaca, con i riti consueti fatti perlopiù d’insulti reciproci, poliedriche vacuità e passerelle di personaggi improbabili, affetti, all’evidenza, da disturbo narcisistico di personalità. Con un ulteriore effetto moltiplicatore: ossia che tutti i disturbati cronici, quantunque non impegnati in politica, si sono “presi d’invidia” ed hanno cominciato pure loro a martellare con vanitose e sfacciate performance, convinti come sono di essere il centro dell’universo! Sotto questo proclama “feriti narcisistici del mondo, unitevi!”, ho visto molti noti egocentrici (non solo quelli impegnati in propaganda elettorale) applicarsi in plurime iniziative pur di “stare sul pezzo”; naturalmente i volti di costoro (peraltro molto numerosi…) non li tratteggio (per Carità, anche noi cattivelli talora la pratichiamo…) ma voi, miei divertiti lettori, li avete già riconosciuti…. C’è però un aspetto che mi viene da rimarcare: è noto che la maggior parte dei cretini (recte: “legioni di imbecilli” secondo l’insegnamento insuperato del Maestro della semiologia italiana) si nascondono sul web. E’ lì infatti che essi riescono a nascondere la loro modestia intellettuale (perché possono preparare tutto…perlopiù con strumenti maneggevoli ed applicazioni oramai alla portata dei più) rafforzando con ciò il loro senso di onnipotenza. Eccolo/la, quindi, vendere sul “mercatino del web” più o meno accattivanti videomessaggi, scritti gabellati come propri (mi ricordo, anni fa, di un “antesignano” del genere: un politico locale che lasciava stupefatti gli interlocutori per l’uso, a dir poco disinvolto, dei verbi ausiliari e che poi proponeva,sul web, dotte riflessioni e comunicati stampa vergati con raffinata scrittura…),acute riflessioni (politiche e non), che, se solo un poco conosci il personaggio, rimani incredulo se non sbigottito di quelle sue “ignote” qualità. Insomma, queste persone, purtroppo vulnerabili (ho cercato di aiutarne molte…), studiano la notte (o, in caso di urgenza, si affidano a comunicatori di professione) come poter apparire pur di dare sfogo al loro smoderato culto della personalità (“la pubblicità – del resto- è l’anima del commercio”)!
Questa esibizione però è foriera anche di notevoli pregiudizi, di regola sottovalutati anche dai protagonisti. Mi ricordo di un tale che insisteva ad utilizzare il proprio “ruolo” per esibirsi in svariate interviste pur di accrescere la sua popolarità…
Con il mio consueto stile sferzante (nel quale penso si concretizzi un minimo, spesso impercettibile, di autentica cristiana Carità),gli dissi: “limita le tue interviste in video, altrimenti tutti sì accorgeranno dí chi sei…”. Niente da fare: rimase imperterrito a “declamare” mentre tutti lo trattavano come “Pippo” che “non lo sa…che quando passa ride tutta la città…”, ovviamente con tanto di ipocriti salamelecchi! Senza contare che la subcultura dispersiva che questi soggetti vanno propinando (o perché inservibile in quanto indistinta e vaga, o perché frutto di “lezioncine” imparate “a pappagallo” nel corpo delle quali non è dato ravvisare nulla di originale…e quindi di meritevole d’esser detto), altera il confronto ed il libero dispiegamento delle idee livellando nel basso il confronto su temi che, viceversa, meriterebbero ben altra competenza. Ciò che mi preoccupa di più, tuttavia, non è certo l’imperversare di questi prodotti autoreferenziali, ma l’effetto che essi producono nei giovani (e malauguratamente anche in qualche anziano). Essi “generano mostri”, ossia persone capaci di autoconvincersi che, attraverso tali mezzi (perlopiù un like unita alla planetaria ipocrisia che pervade oramai quasi completamente le nostre comunità), sono davvero in grado di sostenere il peso di gravi responsabilità. Insomma, una sorta di convalida dell’approvazione generale rispetto alla loro strutturale fragilità: niente di più ingannevole ed illusorio, dunque. Umberto Eco, com’è noto, distingueva fra stupidì, cretini ed imbecilli. Mentre gli ultimi due li stimava riconoscibili, i primi li giudicava “insidiosissimi”; ed io proprio a questi mi riferisco, perché “lo stupido ragiona quasi come te, salvo uno scarto infinitesimale”. Ecco, offrire liberamente a costui una platea e, sopratutto, una tribuna, genera danni incalcolabili alla società. Spesso questi malati affetti da “narcisismo digitale” fanno proseliti: molto aggressivi per natura slatentizzano le loro pulsioni e tendono a superare la “ferita narcisistica” (costituita spesso da vissuti di vergogna e/o di risentimento) attraverso deliri dí onnipotenza. E fino a quando queste forme psicopatologiche si limitano a condurre ad un’esaltazione di sé tale da credersi superiori agli altri, il problema può anche rimanere confinato in più stretti ambiti (e perciò anche può essere corretto e contenuto), ma quando queste persone, perlopiù “senza qualità”, si cimentano in imprese sproporzionate rispetto alle proprie capacità, il danno diventa collettivo e perciò da scongiurare.