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“mare monstrum”

Inquinamento e abusivismo vista mare, la Calabria quarta per reati. Oltre il 50% nelle regioni sotto scacco dei clan – GRAFICI

Nel 2024 sono state 2.543 le persone denunciate e arrestate, 596 i sequestri. Un’aggressione criminale che colpisce in modo sempre più allarmante le coste

Pubblicato il: 04/09/2025 – 16:48
di Mariateresa Ripolo
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Inquinamento e abusivismo vista mare, la Calabria quarta per reati. Oltre il 50% nelle regioni sotto scacco dei clan – GRAFICI

Abusivismo edilizio, inquinamento, pesca illegale. Oltre il 50% dei reati si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Un dato significativo che racconta di un’aggressione criminale che colpisce in modo sempre più allarmante le coste e il mare. Sono i dati contenuti nel rapporto 2025 “Mare Monstrum” di Legambiente, che vede la Calabria al quarto posto a livello nazionale con ben 2.433 illeciti penali

Oltre il 50% dei reati nelle regioni sotto scacco dei clan

In Italia nel 2024 sono stati ben 25.063 i reati, in aumento del 9,2% rispetto al 2023, di questi 12.663 (pari al 50,5%) si sono consumati tra Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, ossia il 50,05%. Al primo posto, con distacco, della classifica nazionale come numero di reati si colloca la Campania (con 4.208 illeciti penali), seguita da Sicilia (3.155), Puglia (2.867) e Calabria (2.433). 

Il report evidenzia un aumento significativo, sempre a livello nazionale, degli illeciti amministrativi, che sfiorano quota 45mila (esattamente 44.690), con un incremento del 21,4% sull’anno precedente. E sommando reati e illeciti amministrativi, il dato complessivo è di 69.753 violazioni in danno delle coste e del mare, circa 191 al giorno, con una media di 7,9 ogni ora, 9,5 per km di costa, uno ogni 105 metri: un’incidenza che conferma la pericolosità dei fenomeni illegali monitorati in questo rapporto. Vale sempre la pena ricordare che questi numeri sono il frutto dei 935.878 controlli eseguiti nel 2024 da parte delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, anch’essi in leggero aumento (+3,2%).

I dai calabresi

Dati che sottolineano come in Calabria siano stati commessi il 9,7% del totale dei reati. Nel 2024 sono state 2.543 le persone denunciate e arrestate, 40 persone le arrestate, 596 i sequestri, 3.094 gli illeciti amministrativi e 3.158 le sanzioni amministrative. 

«La Calabria che vorremmo si fonda su una cultura profonda della legalità e del rispetto ambientale, che deve diffondersi sempre di più tra i cittadini e permeare le istituzioni. La Calabria può e deve uscire dalle proprie patologie con una svolta decisa, che renda i primi posti nelle classifiche dei reati ambientali solo un doloroso ricordo», è il commento della presidente regionale di Legambiente Anna Parretta.
Nel report di Legambiente sono inseriti i dati che è possibile analizzate sulla base di quelli raccolti dalle forze dell’ordine e dal lavoro delle Procure calabresi. Tra le priorità su cui intervenire nella regione, secondo Parretta, ci sono abusivismo edilizio, depurazione e rifiuti

La costa di cemento: Calabria al quinto posto

La Calabria è quinta, con 869 reati (8,4%), nella classifica del mare violato nell’ambito della filiera del cemento illegale, che include dall’abusivismo edilizio alle occupazioni illecite del demanio marittimo fino alle cave fuorilegge. Un settore che vede al primo posto la Campania, seguita da Puglia, Sicilia e Toscana. 

Una lotta contro l’aggressione del cemento abusivo lungo le coste calabresi che continua con operazioni significative svolte su tutto il territorio: a Caminia di Stalettì, nel Catanzarese con la scoperta di un villaggio di 71 villette abusive. Solo una decina è stata demolita finora, ma l’obiettivo è trasformare l’area in un’oasi naturalistica.
A Bova Marina, nel Reggino, nel villaggio turistico La Perla Jonica, i carabinieri hanno sequestrato 105 case prefabbricate che erano state costruite abusivamente su un’area demaniale. L’indagine, denominata “Archeometria” per via della vicinanza all’omonimo parco archeologico, ha fatto emergere come, a dispetto delle concessioni rilasciate alla proprietà nel corso degli anni, il titolare avesse trasformato un campeggio in un vero e proprio residence. 
A Rossano, nel Cosentino, il Nucleo carabinieri forestale ha sequestrato un anfiteatro di 300 metri quadrati, costruito abusivamente su suolo demaniale all’interno di un campeggio. L’area includeva anche 700 metri quadrati di rifiuti pericolosi.
Mentre lo scorso aprile a Crotone la Guardia Costiera ha sequestrato un’area demaniale di oltre 700 metri quadrati, occupata illegalmente da un manufatto abusivo di 150 metri quadrati che scaricava i reflui direttamente sul terreno.

Calabria seconda per inquinamento

A livello nazionale il 31,6% del totale degli illeciti è rappresentato da quelli legati all’inquinamento delle coste e del mare, tra le cause depuratori non funzionanti e scarichi abusivi: nel 2024 si è registrato un forte aumento dei reati (+24,4%), con un totale di 7.925 illeciti penali. Questo ha portato a un incremento delle persone denunciate (+17,3%), dei sequestri (+29,6%) e del valore economico totale (+50,8%), che ha superato i 389 milioni di euro.
In questo contesto, la Calabria si posiziona al secondo posto a livello nazionale per reati di inquinamento marino, con 1.137 illeciti accertati, pari al 14,3% del totale. Supera la Puglia e si colloca dietro solo alla Campania, che detiene il primato.

Una delle indagini più importanti in Calabria è stata l’operazione “Scirocco” condotta dalla Dda di Catanzaro, che ha svelato una presunta gestione illecita di 34 impianti di depurazione, che servivano 40 comuni. Secondo le indagini, appalti assegnati con ribassi eccessivi avrebbero portato a una gestione inadeguata degli impianti, causando un grave inquinamento ambientale. Le accuse includono associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle forniture pubbliche. Un aspetto particolarmente grave dell’inchiesta riguarda anche un tentativo di estorsione aggravato da modalità mafiose nei confronti di un dipendente di una società, il quale avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti di una ‘ndrina locale, su commissione del proprio datore di lavoro, al fine di farlo desistere dall’intraprendere iniziative sindacali finalizzate all’ottenimento di spettanze stipendiali dovutegli. 

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