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“èStoria Festival”

Gli affondi di Gratteri, dall’antimafia «con la partita Iva» alla «giornata degli errori politici»

Il procuratore critica la riforma della giustizia, elogia quella sulla cybersicurezza. Sanità? «Chiedete al ministro dell’epoca perché non ha tolto il numero chiuso»

Pubblicato il: 14/09/2025 – 7:02
di Fabio Benincasa
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Gli affondi di Gratteri, dall’antimafia «con la partita Iva» alla «giornata degli errori politici»

GORIZIA «Bisogna impegnarsi nel sociale, oggi l’insegnante è percepito come uno “sfigato” e non ha appeal mentre viene osservato con ammirazione il cafone che arriva nel locale alla moda a bordo di un costoso Suv e con l’abbigliamento firmato». Viviamo in una società di consumi. E’ il messaggio lanciato da Gorizia da Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli. Dal palco de “èStoria Festival“, l’ex procuratore della Dda di Catanzaro si sofferma sul ruolo delle famiglie e invita i genitori degli studenti «a consentire agli insegnanti di svolgere il loro lavoro» senza recarsi negli istituti per sottoporre i docenti ad «un processo per direttissima». Sempre riferendosi alle scuole, Gratteri lancia un affondo a chi «si improvvisa e parla di mafia e legalità, ma ricordate esiste un’antimafia con la partita iva».

Dalla lotta alla ‘ndrangheta al contrasto alla Camorra

Due mafie diverse, la Camorra usa le «stese» per mostrare i muscoli e ricordare chi comanda su un determinato territorio, la ‘ndrangheta non spara più come un tempo, ha deposto armi e munizioni. Sul punto è lo stesso procuratore a suggerire una «intercettazione monumentale». Il riferimento di Gratteri è ad una conversazione captata con protagonisti un capo mafia e uno dei soldati dell’esercito della ‘ndrangheta. «Se terrorizzi il popolo, il popolo ti abbandona. Ti alzi una mattina e ti accorgi di averlo perso», dice il boss. Il messaggio è chiaro, il sangue versato per strada e i morti ammazzati fanno parte del passato, il presente ed il futuro sono lontani anni luce dalle scorribande a colpi di proiettili. «Dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Cosa Nostra non riesce ad importare droga, ed è la ‘Ndrangheta a rifornire all’ingrosso anche i nordafricani che controllano le piazze del Centro e Nord Italia» che la mala calabrese «non vende sotto il chilo».

Le riforme «inutili o dannose»

Il procuratore riflette sulle riforme che riguardano e hanno riguardato la giustizia. Come avvenuto anche in passato il giudizio è tranchant. «Dalla Cartabia ad oggi tutte le riforme o quasi sono state inutili o dannose, tranne quella sulla Cybersicurezza che ha consentito di arrestare un hacker poi pentitosi». Il procuratore cita i benefici ottenuti dalle dichiarazioni del collaboratore. «Abbiamo rintracciato 34 milioni di bitcoin poi sottoposti a sequestro e convertiti in euro. Fanno parte del fondo unico della giustizia. Da collaboratore daremo al responsabile una pena più bassa possibile mentre i danari entrano nel patrimonio dello Stato e possono essere spesi».

Il blocco delle assunzioni

Dalla riforma della giustizia al blocco delle assunzioni, il procuratore ricorda: «Nel 2010 sono state bloccate le assunzioni nella pubblica amministrazione, e questo blocco riguarda anche le forze dell’ordine». E sulla proposta avanzata da un esponente politico di istituire la giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari, il procuratore risponde così: «Sono d’accordo, ma propongo di organizzare anche la giornata degli errori della politica e sottoponiamo tutti anche a narcotest e alcoltest». E poi l’affondo con un riferimento alla sanità calabrese. «Tutti sapevano che sarebbero mancati medici, si sapeva già 10 anni fa. Chiedete al ministro dell’epoca perché non ha tolto il numero chiuso nella facoltà di Medicina? Chi ha pagato per questa decisione? Oggi siamo costretti a chiamare i medici da Cuba e dall’Albania».

San Luca, la base della ‘ndrangheta

La ‘ndrangheta si è voluta, questo è un fatto. I business illeciti – ribadisce il procuratore – si fanno sul web, in quelle zone “dark” dove tutto è consentito tranne il rispetto delle regole. Tuttavia, resta solidissimo il legame con San Luca e «con i riti e le regole di inizio ‘900». Anche in questa occasione, Gratteri cita un episodio utile e necessario a comprendere il peso delle dichiarazioni. «Un mafioso importante in Lombardia, voleva costruire una struttura ‘ndranghetista recidendo il cordone ombelicale dalla Calabria». Il risultato? «Non è stato invitato ad un matrimonio, questo è un avvertimento. In alcune circostanze abbiamo documentato matrimoni con 1.750 invitati, è in queste occasioni che si misurano il potere mafioso, le alleanze e gli accordi». Che fine ha fatto il boss di origini lombarde? «E’ stato ucciso da un altro capo locale di Desio», quest’ultimo «è diventato collaboratore di giustizia ed ha raccontato tutto…». (f.benincasa@corrierecal.it)

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