Il sangue sul Tirreno Cosentino, la faida tra clan e le possibili rivelazioni del pentito Luigi Berlingieri
L’omicidio di Luciano Martello, il bersaglio mancato e la dissoluzione della federazione criminale

COSENZA “Angioletto”, “Faccia di ghiaccio”, “Il Cinese” sono i soprannomi affibbiati a Luigi Berlingieri, neo pentito gravitante nella galassia criminale del clan degli “Zingari“. La decisione di saltare il fosso diviene pubblica nell’ultima udienza del processo d’appello in corso a Catanzaro che mira a far luce sulla morte di Luciano Martello, ucciso il 12 luglio del 2003 a Fuscaldo per ordine e volere dei rivali del clan Serpa di Paola. Chi lo ha freddato, ha scaricato sul suo corpo dodici colpi di pistola calibro 7.65: un regolamento in piena regola consumato, nei primi anni 2000, sul Tirreno Cosentino segnato da una sanguinosa faida tra clan. Un anno dopo il delitto Martello, tocca ad Antonio Maiorano (ucciso a Paola il 21 Luglio 2004), cadere sotto i colpi della mala. Questa volta però, il fatto di sangue è macchiato da un clamoroso errore. La vittima, infatti, viene scambiata per il reale obiettivo dell’azione omicidiaria. Il gruppo di fuoco entrato in azione è convinto di trovarsi di fronte Giuliano Serpa, poi diventato collaboratore di giustizia, e scaricano sul povero Maiorano tre proiettili calibro 9×19. A contribuire alla risoluzione dei due fatti di sangue sono state le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia: Gennaro Bruni, Daniele Lamanna e Franco Bruzzese per il delitto Martello e Michele Bloise per l’omicidio Maiorano.
Clan in agitazione
Le fibrillazioni agitano i clan, il nuovo millennio si apre con il sangue e i proiettili. «Gentaglia che si alleava – per dirla richiamando le parole dell’allora titolare dell’indagine, il magistrato Eugenio Facciolla – ma già pensava a come spararsi». Giuliano Serpa avrà modo di raccontare alcuni dettagli utili a ricostruire eventi ed episodi che segnarono gli assetti criminali. Dopo la dissoluzione della federazione criminale, «gli schieramenti mafiosi nel Paolano erano i seguenti: il gruppo Mario Scofano-Luciano Martello con l’appoggio del cosentino Domenico Cicero, contro il clan Serpa, guidato da Pietro, Ulisse e Giuliano Serpa e Giancarlo Gravina alleato con i Bruni-Zingari di Cosenza e Franco Tundis e Pasquale Besaldo sulla costa, rispettivamente su Fuscaldo e Amantea». Ai carabinieri Giuliano Serpa riferisce un altro particolare. Pietro Serpa «era collegato collegato con i Bruni» e sarebbe diventato «un loro uomo». «Pietro – aggiunge il collaboratore di giustizia – era diventato il capo, anche in virtù del sostegno dei Bruni, con i quali vantava un solido legame criminale. Poi, per ragioni legate al mancato rispetto degli accordi federativi e ad attriti personali fra i membri del sodalizio, aumentano le frizioni fino a portare all’esecuzione di attentati, il principale dei quali perpetrato ai danni di Luciano Martello». Non solo l’organizzazione dell’omicidio, sempre Giuliano Serpa riferirà di attentati perpetrati ai danni di Luciano Martello: «Tra il 30 e il 31 marzo 2003, era collocata una bomba sotto la sua auto, che tuttavia non riusciva a eliminarlo perché si staccava dalla sua sede, mancando il bersaglio». L’appuntamento con la morte è solo rinviato. Oggi, la notizia del pentimento di Berlingieri apre a nuovi possibili scenari. (f.benincasa@corrierecal.it)
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