Mario Venditti, da Reggio Calabria alle grandi inchieste: ora è indagato per corruzione
Il magistrato, che si è occupato anche di ‘ndrangheta, fu applicato nel 2011 alla procura reggina. Oggi è sotto accusa per il caso Garlasco

C’è un filo che lega Mario Venditti alla Calabria, seppure vissuto in una parentesi breve e silenziosa.
Ex procuratore aggiunto di Pavia, oggi presidente del Casinò di Campione d’Italia, Venditti è indagato per corruzione dalla Procura di Brescia: secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro per favorire l’archiviazione di un’indagine legata al delitto di Garlasco, uno dei casi mediatici più noti degli ultimi vent’anni. Ma la sua storia è fatta anche di antimafia, narcotraffico internazionale e inchieste che hanno colpito al cuore la ‘ndrangheta del Nord, partendo, in parte, anche dalla Calabria.
Nel 2011, Venditti fu applicato per sei mesi alla procura di Reggio Calabria. Un’esperienza rimasta fuori dai riflettori, durante la quale, come lui stesso dichiarò, non ebbe il tempo né l’opportunità di occuparsi direttamente della ‘ndrangheta reggina. Restò ai margini delle grandi inchieste locali, concentrandosi su procedimenti ordinari, quasi isolato nel suo ufficio o nella stanza d’albergo che lo ospitava.
Eppure, anche da lontano, la Calabria era già parte del suo lavoro. Da Milano, Venditti coordinava filoni fondamentali delle inchieste “Bad Boys” e “Infinito”, che ricostruirono le ramificazioni della ‘ndrangheta cirotana e catanzarese nel Nord Italia e oltre. Fu lui, tra gli altri, a ottenere l’ergastolo per il brutale omicidio del finanziere Gianmario Roveraro e a guidare le indagini sul traffico di cocaina tra Colombia, Serbia e Calabria, con maxi sequestri tra l’Italia, l’Uruguay e la Svizzera.
Oggi l’ombra dell’inchiesta
Oggi, a 72 anni, Venditti è accusato di aver intascato denaro per “orientare” una delle sue decisioni più discusse: l’archiviazione del fascicolo su Andrea Sempio, indicato da alcuni come possibile autore alternativo del delitto di Chiara Poggi. Una scelta che l’ex magistrato rivendicò con orgoglio e leggerezza: «Mi sono bastati ventuno secondi», disse in tv. Oggi, quella frase pesa come un macigno. Secondo i magistrati di Brescia, un appunto trovato a casa di Sempio – “Venditti / gip archivia X 20-30 euro” – insieme a presunte movimentazioni sospette da oltre 40mila euro e intercettazioni, sarebbe un indizio di un possibile accordo illecito. Venditti nega tutto, difendendosi con fermezza. (f.v.)
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