Professore, il Corriere della Calabria non è una bandiera da sventolare a giorni alterni
Non è un trofeo da esibire quando conviene ed un bersaglio da abbattere quando diventa scomodo

Caro Tridico,
l’informazione non è un taxi da prendere al volo solo per arrivare a destinazione e l’autorevolezza del Corriere della Calabria non si prende in prestito a giorni alterni solo per legittimare una narrazione funzionale al consenso. Non è un accessorio da esibire quando conviene e da screditare quando diventa scomodo. Lo ricordi ai suoi assistenti, pagati da Bruxelles, perché il rispetto per il ruolo dell’informazione non è un vezzo da campagna elettorale e la coerenza misura prima di tutto la credibilità del candidato presidente del centro sinistra più degli slogan e delle promesse spese in piazza, tra i calabresi.
Sottrarsi al confronto, organizzato dal nostro Gruppo, non è stata una semplice gaffe, ma una scelta calcolata, quella di chi teme le domande non controllabili. Tanto più grave perché riguarda una testata che lei, a seconda della convenienza del momento, silenzia quando chiede risposte e poi esibisce sui social quando torna utile alla sua propaganda. Come nel caso dell’agenzia su Salvini, ripresa dal Corriere della Calabria e rilanciata con euforia sui suoi canali social, perché funzionale alla sua narrazione.
Curioso, però, che non abbia scelto di condividerla dalla sua televisione di riferimento. Non suonava altrettanto credibile? Del resto è la stessa logica imprudente che la porta ad affermare, con disinvoltura, che «con i fondi del ponte si potranno costruire trenta ospedali». Un’affermazione che, in una regione dove la sanità è commissariata, suona non solo priva di fondamento, ma offensiva dell’intelligenza e della dignità dei calabresi. Qui non è in discussione solo il suo rapporto con la stampa, ma il suo modo di rapportarsi con la verità. In una terra dove il silenzio è stato spesso condizione imposta, ed il consenso frutto di una narrazione addomesticata, scegliere di non rispondere alle nostre domande non è solo una imperdonabile leggerezza, ma un modus operandi. Un diritto? Certo, ma giustificato con motivazioni che, oggi nei fatti, si contraddicono da sole. Naturalmente può continuare ad usare l’informazione come un palcoscenico da accendere e spegnere a piacimento, ma noi continueremo ad esserci con lo stesso rigore, la stessa libertà e ostinazione.
Perché la Calabria merita risposte, non messinscene.
*direttore del Corriere della Calabria
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