Diritti delle persone con disabilità, sit-in vicino al palco del centrodestra: «Le istituzioni non ci ascoltano»
Annamaria Lucchino, presidente dell’associazione Oltre l’autismo Catanzaro: «Se non c’è uguaglianza non c’è democrazia»

LAMEZIA TERME «Progetti di vita: solo propaganda». A pochi metri dalla piazza che attende i leader nazionali del centrodestra, tra cui la premier Giorgia Meloni, monta la protesta delle associazioni per diritti delle persone con disabilità. Decine le persone, tra famiglie, educatori, terapisti e cittadini si sono riuniti nel sit in organizzato per evidenziare le criticità nel sostegno alle persone con disabilità. «Da anni segnaliamo a vari livelli l’assenza del rispetto del diritto dei nostri ragazzi» ha affermato Annamaria Lucchino, presidente dell’associazione Oltre l’autismo di Catanzaro. Al grido di «Noi ci mettiamo la faccia» la protesta è indirizzata agli enti locali, incapaci di sostenere le famiglie e le associazioni, e al governo nazionale per il mancato controllo.
«Nessuna risposta dalle istituzioni»
«Noi – continua Lucchino – ci occupiamo di autismo, ma ci chiedono aiuto anche famiglie di ragazzini con altre disabilità i cui diritti non vengono rispettati dagli enti locali». Non c’è, da parte delle istituzioni, neanche la volontà di ascolto: «Facciamo segnalazioni, ma purtroppo abbiamo difficoltà a ricevere risposte. Sebbene siamo molto attivi sul territorio, i nostri associati siano molto informati dal punto di vista della legge e dei diritti dei loro figli, continuiamo a non ottenere risposte e quindi siamo qui per fare sentire le nostre voci e per metterci la faccia». È un discorso – spiega – anche di uguaglianza: «Se non siamo tutti uguali non c’è democrazia. I nostri figli non sono uguali agli altri, perché, ad esempio, non riescono ad avere l’assistenza scolastica. Le scuole ci richiedono di andarli a prendere prima o di portarli dopo. Questa è una discriminazione perché non hanno la possibilità di stare a scuola tanto quanto tutti gli altri alunni». Stesso discorso per il trasporto dedicato, «viene organizzato in orario scolastico in modo da ridurre l’orario di lavoro proprio perché non ci sono le figure che li assistono». E, ancora, manca «il diritto alla sanità, all’articolo 3 della Costituzione. Noi abbiamo tutti il diritto ad essere presi in carico e curati dalla sanità pubblica, le nostre famiglie in media spendono 800 mila euro al mese per le terapie dei loro figli. Quindi siamo qui per far capire che non bastano le leggi scritte, non basta un impianto normativo bello corposo, ma c’è bisogno che vengano monitorati gli enti locali e che soprattutto vengono attuate queste leggi». (redazione@corrierecal.it)
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