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il report Dcsa 2024

La ’ndrangheta regina della cocaina: ecco come domina il narcotraffico internazionale – IL RAPPORTO

Dai cartelli sudamericani ai porti europei: le cosche calabresi, considerate più affidabili, comandano i traffici con alleanze globali e un’organizzazione familiare difficile da scalfire

Pubblicato il: 01/10/2025 – 17:23
di Francesco Veltri
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La ’ndrangheta regina della cocaina: ecco come domina il narcotraffico internazionale – IL RAPPORTO

La Relazione annuale 2024 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa) conferma un quadro ormai consolidato: la ’ndrangheta resta la più potente organizzazione mafiosa italiana e una delle più influenti al mondo nel traffico internazionale di stupefacenti. La cocaina, in particolare, continua a rappresentare il core business dei clan calabresi, che hanno saputo ritagliarsi un ruolo egemone nei rapporti con i cartelli sudamericani e nei canali di distribuzione europei.

La centralità della cocaina

Il documento sottolinea come il mercato globale della cocaina abbia conosciuto un’espansione record negli ultimi anni: tra il 2020 e il 2022 la superficie coltivata a coca in Sud America è cresciuta fino a superare i 350.000 ettari, con una produzione stimata di oltre 2.300 tonnellate di cocaina pura.
In questo scenario di sovrapproduzione, le organizzazioni criminali più affidabili e capaci di gestire i flussi transnazionali hanno rafforzato la propria posizione. Tra queste, la ’ndrangheta è indicata dalla Dcsa come l’organizzazione più influente nel traffico di cocaina verso l’Europa, grazie a una rete di broker e referenti operativi presenti sia nei Paesi di produzione sia nei porti europei utilizzati come hub di smistamento.

Relazioni privilegiate con i cartelli

La relazione evidenzia come la ‘ndrangheta sia storicamente legata ai narcos colombiani e, negli ultimi anni, abbia intensificato i rapporti con i cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco Nueva Generación, oltre che con il Primo Comando della Capitale (PCC) brasiliano. Questi rapporti non si limitano alla compravendita di partite di droga, ma si configurano come vere e proprie alleanze strategiche, in cui le cosche di ’ndrangheta mettono a disposizione canali di distribuzione consolidati in Europa, ricevendo in cambio accesso privilegiato ai carichi nei porti sudamericani.

Il porto di Gioia Tauro e la struttura familiare delle cosche

La contaminazione dei container rimane la tecnica preferita per occultare i carichi di cocaina destinati all’Europa. Tra i metodi più diffusi spicca il cosiddetto “rip-on/rip-off”, che consiste nel collocare lo stupefacente a ridosso delle porte dei container per consentire un recupero rapido e meno rischioso.
Nel 2023, il porto di Gioia Tauro si è confermato un punto nevralgico: qui sono stati sequestrati quasi 4,9 tonnellate di cocaina, pari al 30% del totale intercettato via mare in Italia. Un dato che ribadisce l’importanza strategica dello scalo calabrese e il suo legame con le attività delle cosche.
Accanto ai container, la relazione segnala l’uso crescente di semisommergibili artigianali: mezzi in grado di trasportare diverse tonnellate di droga sfuggendo ai radar. Non è un fenomeno solo sudamericano: nel 2023 un semisommergibile con 6 tonnellate di cocaina è affondato al largo di Cadice, in Spagna.
La Dcsa sottolinea come la ’ndrangheta abbia ormai assunto i tratti di una multinazionale del crimine. Non solo Europa e Sud America: la sua presenza è stata rilevata anche in Australia, dove partecipa attivamente al mercato della cocaina insieme a bande motociclistiche locali, reti cinesi e gruppi mediorientali.


La forza della ‘ndrangheta risiede in due elementi chiave: la struttura familiare, che garantisce coesione interna e rende difficile l’infiltrazione; la capacità finanziaria, che le consente di anticipare i pagamenti ai fornitori, guadagnandosi così la reputazione di partner commerciale affidabile. Queste caratteristiche spiegano perché la ’ndrangheta sia percepita dai cartelli sudamericani come l’interlocutore più sicuro in Europa.

Broker e alleanze

Accanto ai clan calabresi, la relazione segnala l’emergere di gruppi albanesi e balcanici come broker fondamentali per il narcotraffico diretto in Italia. Spesso questi gruppi agiscono come intermediari della ’ndrangheta, curando logistica e trasporto dai porti del Nord Europa fino al mercato italiano. Non mancano poi le presenze di reti nigeriane e di altre consorterie straniere, particolarmente attive nello spaccio al dettaglio. Tuttavia, la ’ndrangheta mantiene un primato difficilmente scalfibile: più che concorrenti diretti, molte di queste organizzazioni finiscono per diventare partner o subfornitori dei clan calabresi.

Una minaccia globale

La Relazione Dcsa 2024 lancia un monito chiaro: il contrasto al narcotraffico non può prescindere da una cooperazione internazionale rafforzata. La capacità della ’ndrangheta di muoversi senza confini, di frammentare i carichi e di sfruttare le vulnerabilità degli scali portuali rende inefficace ogni approccio esclusivamente nazionale. In questo senso, l’Italia resta in prima linea grazie all’azione coordinata delle forze di polizia, ma la sfida è globale. La ’ndrangheta, conclude il documento, non è più solo un problema italiano, ma una minaccia criminale di livello mondiale, capace di influenzare economie, mercati e società ben oltre i confini del nostro Paese. (f.veltri@corrierecal.it)

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