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l’intervista

Dalla lotta alle mafie all’incontro con Papa Francesco: Toni Mira racconta don Ciotti. «Serve un forte impegno per la Giustizia»

In “Vi Auguro di essere eretici” il giornalista racconta l’impegno del fondatore di Libera che compie 80 anni. E sull’incontro con il Pontefice: «Un regalo di don Luigi»

Pubblicato il: 05/10/2025 – 13:25
di Mariateresa Ripolo
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Dalla lotta alle mafie all’incontro con Papa Francesco: Toni Mira racconta don Ciotti. «Serve un forte impegno per la Giustizia»

ROMA Un augurio che don Luigi Ciotti rivolge alle persone che incontra affinché non smettano mai di porsi domande sul mondo e interrogarsi su quello che ci accade intorno: “Vi auguro di essere eretici”, in occasione degli 80 anni del fondatore del Gruppo Abele e di Libera, diventa un libro-racconto (San Paolo Edizioni) fatto dei ricordi di decenni trascorsi tra e con la gente, in mezzo a chi di sofferenze ne ha vissute tante. A dare voce a questi racconti è Toni Mira, giornalista di Avvenire e scrittore.
È il racconto di un impegno fatto di gesti concreti: dalla vicinanza ai familiari delle vittime delle mafie ai progetti per la sensibilizzazione al tema all’interno delle scuole, o accanto ai minori in carcere e alle donne intrappolate in contesti di mafia da cui vorrebbero uscire. E ancora, i progetti sui beni confiscati affinché diventino presidi di legalità a disposizione delle comunità. Tante le azioni concrete messe in campo e le battaglie vinte o ancora in corso. «È la vera antimafia sociale del fare», racconta Mira al Corriere della Calabria.

L’intervista

“Una vita in cammino”, quella di Don Luigi Ciotti, che compie 80 anni. Il tuo libro è un vero e proprio omaggio a una figura che rappresenta tanto. Come nasce l’idea di raccontare la sua storia? Una storia complessa che si intreccia con quella di tante altre persone.

    Ci sono delle bellissime coincidenze: i suoi 80 anni, i 60 anni del Gruppo Abele e i 30 anni di Libera. Raccontarli insieme vuol dire raccontare quel “noi” che don Luigi ricorda sempre come protagonista della sua e di tante vite. Un “noi” di cui ho scritto in tanti articoli, vivendolo in modo diretto. Il libro è quindi anche un pezzo della mia vita, non solo professionale, attraverso don Luigi e tanti compagni di cammino, consumando la suola delle scarpe, come papa Francesco invitava a fare noi giornalisti.

    L’impegno nella lotta alla criminalità organizzata è il fulcro del racconto. Da Nord a Sud, dall’Europa al Mondo. Le mafie sembrano non avere confini. Il tuo libro in poco più di 200 pagine racconta un fenomeno complesso e sempre più difficile da arginare, ma l’impegno di donne e uomini in tal senso dà speranza. Cosa ha rappresentato e rappresenta per tante famiglie l’impegno di Libera?

    Ha rappresentato in primo luogo un ascolto, come sottolineano tanti nel libro. Soprattutto chi ha tanto sofferto o si è impegnato spesso in solitudine. Ma non solo con le parole. Don Luigi e Libera sono accanto, accompagnano, attraverso fatti concreti: la vicinanza ai familiari delle vittime delle mafie, l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati, i progetti di riscatto per chi ha sbagliato, soprattutto minori, l’impegno nelle scuole. E’ la vera antimafia sociale del fare.

    Ampio spazio viene dato al racconto di una Calabria che resiste, nonostante il potere esercitato dalla ‘ndrangheta, considerata la criminalità organizzata più ricca e pervasiva. Qual è secondo te la strada da seguire e percorrere per dare il proprio contributo nella lotta alla criminalità organizzata, affinché combattere e sconfiggere le mafie possa essere possibile?

    Rispondo con quello che dice sempre don Luigi. Serve un forte impegno per la Giustizia, quella con la G maiuscola, che vuole dire difesa dei diritti fondamentali: lavoro, scuola, salute, ambiente. Diritti che anche in Calabria spesso non sono garantiti e si trasformano in favori da chiedere al mafioso o al politico o imprenditore colluso. Tocca alla politica, all’economia, alla Chiesa e anche alla società responsabile fare di più, “non basta commuoversi, bisogna muoversi”, ci ripete sempre don Luigi.

    Don Ciotti è da sempre in prima linea per aiutare madri e figli ad allontanarsi da contesti di mafia. “Liberi di scegliere” è il protocollo nato a Reggio Calabria che Libera sostiene fortemente anche con una battaglia per fare una legge che tuteli donne e minori. Un tema a cui dai tanto spazio…

    E’ l’ultima delle grandi battaglie di don Luigi, di Libera. Un progetto che, come confermano i magistrati, sta dando degli ottimi risultati e preoccupa molto le mafie, la ‘ndrangheta in particolare, che vede messo in crisi il proprio potere che si basa sulla compattezza della famiglia e sulla sottomissione silente delle donne. Nel libro raccontiamo storie di libertà, di scelta, di scoperta di una vera vita. Un altro progetto di grande concretezza.   

    Restando in tema, nel libro racconti che il 30 ottobre 2023 hai avuto l’occasione di essere presente all’incontro organizzato da don Ciotti tra Papa Francesco e alcune decine di donne con i propri figli, appartenenti a famiglie mafiose e inserite nel progetto “Liberi di scegliere”. Lo descrivi come un incontro che non dimenticherai mai… che emozione è stata? Ce la racconti?

    Papa Francesco e don Luigi Ciotti

    E’ stato davvero un regalo di don Luigi. Quella sala vaticana con decine di donne e di minori provenienti da famiglia mafiose è stato in quel momento un luogo storico, dove si è raccontato coi fatti un passaggio epocale. L’abbraccio fisico, le carezze di papa Francesco a queste persone segnate da cognomi che grondano violenza e sangue, le sue parole “non siete sole”, da padre e nonno, sono un colpo terribile alla credibilità dei clan mafiosi. Ma segnano anche una scelta chiara della Chiesa, sulla strada che tanti anni fa don Luigi ha iniziato. “Lui è uno bravo”, ha ripetuto tenendolo ancora una volta per mano.

    L’autore

    Toni Mira, capo redattore e inviato speciale della redazione romana di «Avvenire», giornale per il quale da anni cura inchieste e reportage. Ha collaborato nei dossier annuali «Ecomafia» di Legambiente e «Sindaci sotto tiro» di Avviso Pubblico, oltre ad aver fatto parte del Comitato scientifico del bimestrale di Libera «lavialibera», dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente e della Commissione consultiva di Avviso Pubblico.
    Nel 2006 ha vinto il premio Ambiente e legalità, nel 2007 il Premio Saint Vincent per il giornalismo d0inchiesta, nel 2016 il Premio per l’impegno civile Marcello Torre, nel 2018 il Premio Franco Giustolisi, nel 2019 il Premio Paolo Borsellino.
    Tra i suoi libri: Dalle mafie ai cittadini. La vita nuova dei beni confiscati alla criminalità, scritto con Allessandra Turrisi (San Paolo, 2019); Spezzare le catene (Città Nuova, 2019); Rosario Livatino. Il giudice giusto (San Paolo, 2021).

    In copertina don Luigi Ciotti e Toni Mira

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