Inflazione, 1 famiglia su 3 taglia la spesa alimentare
Calabria in fondo alla classifica

Pesa l’inflazione sulle tasche degli italiani: una famiglia su tre ha ridotto la spesa alimentare per necessità. Il 31,1%, infatti, dichiara di aver limitato quantità o qualità del cibo acquistato. Il dato emerge sul nuovo rapporto dell’Istat sulle spese per i consumi delle famiglie, sempre più pronte alla rinuncia per via del costo inflazionato. I nuclei familiari non spendono però meno, restando fissi sui 2755 euro al mese in media, ma con la stessa cifra di due anni fa acquistano meno. Rispetto al periodo pre-Covid i prezzi sono cresciuti del 18,5%, mentre la spesa familiare è aumentata del 7,6 %. Il valore mediano — 2.240 euro — mostra che metà dei nuclei vive sotto la media, e che la stabilità è il risultato di milioni di piccoli aggiustamenti. A pagare è dunque la qualità di quello che gli italiani acquistano, incapaci di sostenere la crescita esponenziali dei prezzi. A fronte di di un aumento dei prezzi, gli italiani hanno aumentato la spesa del 7,6%, non sufficiente comunque se paragonata ai prezzi che nel frattempo sono cresciuti più del doppio. Quello che prima, a livello economico, serviva per riempire un carrello oggi serve per mantenerlo a metà. Nel 2024 l’inflazione alimentare ha rallentato, ma ad oggi non si compra di più, né si compra meglio.
Calabria agli ultimi posti
Nel Nord-est, le famiglie spendono in media 3.032 euro al mese; nel Centro, 2.999; nel Nord-ovest, 2.973. Tutte sopra la media nazionale. Nelle Isole, la spesa scende a 2.321 euro; nel Sud, a 2.199. Il divario tra Nord-est e Sud è di 834 euro, pari al 37,9%. Le differenze non riguardano solo le cifre, ma la composizione dei bilanci. Nel Mezzogiorno, i beni alimentari assorbono il 25,4% della spesa totale (23,5% nelle Isole), contro il 17,4% del Nord-est. Nelle regioni settentrionali pesano di più trasporti (11,5%), ristorazione e alloggio (6,9%), ricreazione e cultura (4,4%). Il Sud spende per sopravvivere, il Nord per vivere meglio. Il divario si amplia anche a livello regionale: Trentino-Alto Adige guida la classifica con 3.584 euro mensili, seguito da Lombardia (3.162). In fondo, Calabria (2.075) e Puglia (2.000). In Trentino, la spesa per abitazione e utenze raggiunge il 42% del totale, contro il 35,7% medio nazionale, per effetto degli affitti figurativi. In Calabria, la quota per alimentari arriva al 28,2%. La mappa urbana segue lo stesso schema. Nei comuni centro di area metropolitana, la spesa media è 2.999 euro; nei comuni medio-grandi 2.822; nei centri più piccoli 2.638. Chi vive fuori dalle città spende il 12% in meno, ma con un’offerta di servizi più limitata.
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