La spirale di violenza dei Labate nella ‘ndrangheta reggina
Il clan Barreca vive un’escalation di sangue guidata dai giovani rampolli. Le intercettazioni e gli arresti rivelano un quadro di feroce violenza e spregiudicatezza

REGGIO CALABRIA Un regolamento di conti tra clan della zona sud di Reggio Calabria si è trasformato in un agguato quasi mortale. La notte tra il 14 e il 15 luglio 2024, Massimiliano Sinisi, 52 anni, è stato gravemente ferito in via Pio XI: è sopravvissuto, ma ha subito l’amputazione di un arto inferiore e un delicato intervento addominale con stomia. Per questo la Squadra Mobile di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per Paolo Labate, 20 anni, Filippo Labate, 19, e Umberto Rogolino, 23, con l’accusa di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Francesca Mesto, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
L’agguato sarebbe scaturito dall’incendio di un’auto vicino all’abitazione dei fratelli Labate, episodio attribuito a Sinisi, e finalizzato a riaffermare il controllo del territorio da parte della cosca Barreca.
Paolo Labate è nipote del boss ergastolano Filippo Barreca e figlio di Francesco Labate, detto “Checco”, genero del capocosca e oggi imputato per reati di stampo mafioso.
Le intercettazioni
Dialogo con la madre
Di grande rilievo investigativo sono le intercettazioni del 12 settembre 2024 tra Paolo Labate e sua madre Luana Barreca, che evidenziano il contesto familiare e il ruolo dei vertici del clan nel dare consigli e ammonimenti ai più giovani. Dice Luna Barreca: «per esempio i miei nipoti, se si devono sf… se vogliono parlare con me, si vogliono sfogare con me, si prendono il treno e vengono e mi parlano… con me … nel senso che dice, il punto di riferimento, sono suo nonno, vengono parlano inc., vuole che andate a trovarlo.»
Paolo: «io vado.»
Luana: «nonno vi vuole bene, però . dice … a tua sorella gli ha detto ‹non ti trovare uno “scasacane”, a fare sta vita che ti ammazzo›.»
Paolo: «si ma di me che ti ha detto?»
Luana: «inc.»
Paolo: «ma di me che ti ha detto?»
Luana: «che non vuole che vi rovinate.»
Paolo: «si, solo questo ti ha detto?»
Luana: «te lo giuro sulla bambina inc.»
Queste parole mostrano come la madre trasmettesse messaggi del nonno, il boss Barreca, invitando Paolo a non «rovinarsi» e a evitare scelte pericolose, pur in un contesto segnato da violenza e intimidazioni.
Labate «straordinariamente arrogante e violento»
Eppure Paolo Labate, malgrado la giovane età viene descritto dagli inquirenti come “straordinariamente arrogante e violento, pronto a ricorrere all’utilizzo di armi altamente lesive quale soluzione del più banale screzio, con spregiudicatezza tale da tradursi nella convinzione di poter evitare le conseguenze penali delle proprie azioni”. Anche con la madre è feroce. Litiga il 23 settembre 2024 e la minaccia ripetutamente di morte, offendendola e affermando “…chi sbaglia paga con me e lo hai visto….” Ed ancora nel prosieguo della conversazione Paolo Labate esalta la figura di Cosimo Borghetto, in confronto al nonno definito dallo stesso “… chierichetto dei De Stafano”.
Si legge nelle carte dell’inchiesta: “Luana: Filippo che c’entra? -.-/Paolo: vi sparo a tutti vi sparo, vi sparo a tutti . . . partendo da tua suocera finendo da te, vi sparo a tutti, a me non mi dovete fare strambare, anzi che non ti ho calato a tuo figlio ancora, devi pregare che è nel letto ancora, a me mi dice che non ho coglioni, non parlo perché mi rovino solo se parlo che ci sono le microspie, mi rovino solo io apposta non parlo, io non ho i coglioni? io te lo sparo nel letto, te lo sparo nel letto, non hai capito, non ho pietà di nessuno, non ho pietà di nessuno, se muore lui non me ne fotte un ca..non ho pietà di niente io, avete capito? avete capito, che vado e te lo sparo ora, non ho niente da perdere, niente, niente, che ho da perdere io? che ho da perdere? che cazzo ho d a perdere io? dimmi –//. Luana: inc. —//.
Paolo: che ho da perdere? che famiglia ho? una famiglia di merda, che famiglia ho? che famiglia ho mongola, non mi fare che st…. non mi fare che strambo, inc. la mia fidanzata, solo lei ho, la mia fidanzata, a voi non ho proprio, di voi non ho pietà fidati di me, fidati di me, che mi avete portalo solo male voi a me e basta e basta nient’altro -//.
Luana: io pure? -/.
Paolo: tutti, tutti, partendo da te finendo da tutti, non mi scassare il cazzo, che siete quattro debolazzi–//.
Luana: va bene–//.
Paolo: siete debolazzi, non servite a niente debolazzi, io brutte figure non ne ho fatte mai, brutte figure solo voi ne avete fatto -/.
Luana: io non ne ho fatte mai -/.
Paolo: come no? ti stavi buttando dalla finestra, lo sanno tutti, è la prima brutta figura, non dire che non ne hai fatte mai, questa è la prima brutta figura, hai capito? non dire che non ne hai fatte mai, ti stavi buttando dal balcone lett. nzivata(sporca) pure lui, quindi ti devi stare solo zitta, devi stare solo zitta, con me non potete parlare nessuno, nessuno, nessuno, nessuno, nessuno, siamo usciti in tutti i giornali che tuo marito si tagliava le vene in chiamata con tua figlia, in tutti i giornali let. nzivata, tutta Reggio lo sa e provincia, nzivata ti sparo non hai capito, ti sparo, per colpa di chi? per colpa di chi? nzivata.. chi ti diceva di non fare chiamare tua figlia quando tuo marito era un pentito? ah? chi chiamava? tu lo facevi chiamare bastarda nzivata di merda, non servite a niente, non servite, non servite a niente, non servite a niente, siete lo scarto della terra, qua a Reggio non servite a niente, andatevene per Milano, che non vi conosce nessuno e non siete mal…, qua siete una brutta figura che cammina siete, andatevene per Milano, fidatevi di me, che non vi conosce nessuno, che qua solo brutte figure avete fatto, io mi sono fatto rispettare sempre da tutti, non me la sono fatto mai mettere nel culo mai da nessuno, hai capito? chi sbaglia con me paga e lo hai visto, chi sbaglia con me paga. che io non sono un polpettone come a voi, vi hanno bruciato la macchina e non siete stati in grado di fare niente, il primo quel cornuto di tuo padre, non siete buoni a niente, non siete buoni, solo gli abusi vi siete fatti fare, gli abusi, il chierichetto dei De Stefano, meno male che è uscito da tutte le parti, a me gli arcoti me la impugnano, hai capito? nemmeno dagli arcoti me la faccio mettere sotto io, non come a tuo padre”.
Va al panificio imbracciando il fucile
Paolo Labate, è accusato anche di un altro grave episodio accaduto sempre nel centro cittadino: il primo novembre 2024 si sarebbe recato in un panificio imbracciando lo stesso fucile, con l’intento – secondo l’accusa – di sparare al titolare dell’esercizio per motivi futili. L’arma è stata rintracciata anche grazie a intercettazioni telefoniche e social, inclusi post su Instagram in cui Labate mostrava la sua mano mentre nascondeva il fucile. (redazione@corrierecal.it)
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