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La sentenza

Lamezia, “Quinta Bolgia”: «insussistenza del sodalizio mafioso» per la Cassazione

L’inchiesta risale al 2018 quando tutti gli imputati furono arrestati con l’accusa di concorrenza illecita, turbativa d’asta e associazione a delinquere di stampo mafioso

Pubblicato il: 11/10/2025 – 6:54
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Lamezia, “Quinta Bolgia”: «insussistenza del sodalizio mafioso» per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale di Catanzaro contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva assolto tutti gli imputati dal reato associativo di stampo mafioso, ritenuto insussistente. In primo grado erano state inflitte condanne fino a dieci anni di reclusione per diversi reati, tra cui appunto l’associazione mafiosa.
Nel corso dell’udienza del 2 ottobre, il Procuratore Generale presso la Cassazione aveva a sua volta chiesto il rigetto del ricorso della Procura di Catanzaro, sollecitando però l’annullamento della sentenza limitatamente alla revoca della confisca delle società riconducibili a Pietro Putrino e a Ugo Bernardo Rocca. I difensori degli imputati hanno chiesto che il ricorso della pubblica accusa fosse dichiarato inammissibile o comunque rigettato, sostenendo a loro volta l’accoglimento dei ricorsi difensivi su un diverso punto: l’ipotesi di concorrenza illecita, per la quale erano state confermate condanne con i benefici di legge. Per Vincenzo Torcasio (difeso dall’avvocato Antonio Larussa), condannato in primo grado per il solo reato associativo, la Cassazione ha definitivamente confermato l’assoluzione. Analogo esito per Pietro Putrino, per il figlio e per le società a loro riconducibili (difesi dagli avvocati Francesco Gambardella, Massimiliano Carnovale e Michele Cerminara), così come per il nipote (difeso dall’avvocato Giuseppe Senese): tutti assolti dall’accusa di associazione mafiosa, con il riconoscimento della piena legittimità delle rispettive società. Per questi ultimi resta confermata la responsabilità per il reato di concorrenza illecita. Anche per Ugo Bernardo Rocca (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) la Suprema Corte ha confermato l’assoluzione per il delitto associativo “per insussistenza del fatto”, mantenendo però la condanna per concorrenza illecita, con i benefici di legge. La stessa conferma è arrivata per Franco Antonio Di Spena (difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere).

L’inchiesta

La vicenda nota come “Quinta Bolgia” risale al 2018, quando tutti gli imputati furono arrestati con l’accusa di concorrenza illecita, turbativa d’asta e associazione a delinquere di stampo mafioso. All’epoca, le indagini avevano delineato un quadro ritenuto di “gravità indiziaria” tale da giustificare le misure cautelari in carcere, poi però annullate dalla Corte di Cassazione già nella fase preliminare. Il processo, celebrato con rito abbreviato davanti al gup di Catanzaro, si concluse inizialmente con una sentenza di condanna: pene pesanti per tutti gli imputati e la confisca dei beni riconducibili a Pietro Putrino e Ugo Bernardo Rocca. In appello, tuttavia, la sentenza venne quasi integralmente riformata: assoluzioni per il reato associativo e revoca della confisca dei beni. Ora, con la decisione definitiva della Corte di Cassazione che ha confermato integralmente il verdetto di secondo grado, è stata sancita la definitiva insussistenza del sodalizio mafioso che in un primo momento era stato ritenuto esistente. (Gi.Cu.)

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