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La sentenza

Inchiesta “Thomas” contro i Grande Aracri: cinque condanne e tre assoluzioni – NOMI

Condanna pensante per Ivano Lanzo. Assolto, invece, l’imprenditore lametino Giovanni Gentile

Pubblicato il: 20/10/2025 – 17:49
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Inchiesta “Thomas” contro i Grande Aracri: cinque condanne e tre assoluzioni – NOMI

CROTONE Cinque condanne e tre assoluzioni, oltre a tre “non doversi a procedere”. Si è concluso così, in primo grado, il processo nato dall’inchiesta “Thomas”, celebratosi davanti ai giudici del Tribunale di Crotone.

La sentenza

I giudici hanno condannato cinque imputati. La pena più pesante è toccata a Ivano Lanzo, 12 anni di reclusione, accusato di essere stato, tra il 2012 e il 2013, tra i referenti del clan cutrese dei Grande Aracri a Catanzaro. Condannato ad un anno e 7 mesi (esclusa l’aggravante mafiosa) Roberto Triolo. Un anno e tre mesi per Giuseppe Condemi mentre sono stati inflitti 4 anni ciascuno nei confronti di Carmine Cutruzzularo e Ilario Fazzolari. Assolti, invece, Donato D’Amelio, Giovanni Gentile e Giuseppe Celi mentre è stato disposto il “non doversi a procedere” per altri tre imputati: Antonio Mercurio, Rosario Le Rose e Pietro Le Rose.

L’inchiesta

Il blitz “Thomas” della Distrettuale antimafia di Catanzaro scattò nel gennaio del 2020 e fu eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza di Crotone con il concorso del Nucleo speciale Polizia valutaria. Gli arrestati erano accusati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, reati tutti aggravati dalle modalità mafiose. Le indagini avevano messo in luce come negli anni il “locale” di ‘ndrangheta capeggiata dal Nicola Grande Aracri avesse esercitato la sua influenza sul Comune di Cutro gestendo di fatto numerosissimi appalti e traendone diretto e cospicuo giovamento economico. Ulteriori elementi probatori tratti dall’indagine, afferiscono condotte delittuose attuate da quattro appartenenti al Corpo della Guardia di Finanza, in servizio e in congedo, che, attraverso l’abusiva consultazione delle banche dati in uso al Corpo, attingevano informazioni riservate ovvero coperte dal segreto istruttorio in favore di terzi soggetti, provvedendo ad informarli su attività di polizia giudiziaria o economico finanziaria in itinere, compiendo, altresì, gravi omissioni, non denunciando reati in corso di attuazione ovvero fatti suscettibili di approfondimenti investigativi.

Assolto l’imprenditore Gentile

Assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’imprenditore di Lamezia Terme Giovanni Gentile, difeso dall’avvocato Massimiliano Carnovale. All’imputato, in particolare, veniva contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa poiché «pur non essendo inserito stabilmente nella struttura organizzativa denominata ‘ndrangheta», «concorreva – secondo l’accusa -assistendo ed adiuvando, fornendo un concreto, specifico, consapevole, contributo ai componenti dell’associazione si da agevolare le attività del medesimo sodalizio». In particolare, sempre secondo l’accusa, Gentile avrebbe messo a disposizione «della consorteria cutrese la propria ditta denominata Edilsystem con sede a Lamezia Terme al fine di consentire ai sodali Scarpino Salvatore, Diletto Alfonso, Mancuso Antonio Giuseppe, diretti dal capocosca NicolinoGrande Aracri, di poter investire denaro del sodalizio e/o procedere ad investimenti all’estero ed in specie accaparrarsi appalti, per il tramite della precitata società e predisposizioni di fideiussioni bancarie false ad essa pertinenti, per la costruzione di una unità immobiliare in Algeria, così accrescendo le potenzialità economiche della cosca». Accuse che non hanno retto davanti ai giudici del Tribunale di Crotone che lo hanno assolto perché «il fatto non sussiste».

Le “spiate” di Triolo, Condemi e Ferrara

Dal canto loro Roberto Triolo, Giuseppe Condemi e il luogotenete ora in quiescenza Domenico Ferrara, abusando delle loro qualità e dei loro poteri, avrebbero effettuato, secondo l’accusa, numerose interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo nei confronti di diversi soggetti, non solo quelli già menzionati ma anche militari della Guardia di finanza (tra i quali l’ex comandante provinciale Emilio Fiora e l’ex comandante del Nucleo Pef Fabio Bianco), i parenti dei finanzieri, i parenti di Donato D’Amelio, l’ex generale della Guardia di Finanza ed ex direttore del Sismi Nicolò Pollari. Vittime dell’attività di “ricerca” sarebbero stati anche l’ex sindaco di Roma Virginia Raggi, e gli orafi MIchele Affidato e Gerardo Sacco. Condemi ha fatto ricerche anche su se stesso e sui propri familiari. (Gi.Cu)

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