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La vicenda giudiziaria

La ‘ndrangheta e i viaggi alle Eolie: l’ascesa di Niglia fino alla scissione con Nino Accorinti: «Ognuno va per la strada sua!»

Confiscati beni per circa 1,6 milioni a Filippo Niglia, già imputato in “Costa Pulita” e considerato «testa di legno» della cosca Accorinti-Bonavita

Pubblicato il: 20/10/2025 – 17:50
di Giorgio Curcio
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La ‘ndrangheta e i viaggi alle Eolie: l’ascesa di Niglia fino alla scissione con Nino Accorinti: «Ognuno va per la strada sua!»

VIBO VALENTIA «Era uno dei soci dell’imbarcazione “Imperatrice” ed era titolare di un negozio di frutta nella piazza di Briatico. Quindi i comproprietari dell’Imperatrice erano inizialmente Nino Accorinti, il fratello Franco Accorinti (per un breve periodo), Pino Bonavita e questo Filippo. Anche questi ultimi due in epoca successiva rispetto a Franco Accorinti (che forse non è stato socio nemmeno per una stagione) sono fuoriusciti dalla società. Ricordo comunque che Nino Accorinti mi diceva che nella nave “Imperatrice” erano investiti anche i soldi di Pantaleone Mancuso».

La confisca

Così in un interrogatorio risalente al 6 agosto del 2019 parlava di Filippo Niglia (cl. ’60) il collaboratore di giustizia Giuseppe Comito. Ora gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito una maxi-confisca per un valore di oltre 1,6 milioni di euro ai danni proprio di Niglia, in esecuzione al decreto emesso dal Tribunale di Catanzaro e parzialmente modificato dalla Corte d’Appello, in cui è stata disposta la confisca definitiva di un appezzamento di terreno con un fabbricato e le quote di partecipazione a una compagnia di navigazione di Briatico, compresa la quota di patrimonio aziendale. La misura segue la condanna nel processo Costa Pulita a 4 anni e 6 mesi di carcere per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare gli Accorinti di Briatico, in relazione alle restanti quote di partecipazione nella compagnia di navigazione.

Niglia “testa di legno” della cosca

Filippo Niglia è già imputato in “Costa Pulita” perché considerato “testa di legno” della cosca Accorinti–Bonavita. Ma non è tutto. Niglia, infatti, può contare su una importante parentela acquisita grazie alla moglie, figlia del noto pluripregiudicato Italo Greco (cl. ’41), ucciso a Briatico il 10 marzo 1989 e che, in numerosi vecchi rapporti della Pg, nonché atti processuali, era stato considerato il boss di Briatico tra gli anni ’70 e ’80. Dalle dichiarazioni rese dal collaboratore poco più di un mese dopo, il 13 settembre 2019, si evinceva come «Filippo Niglia, oltre alla società di navigazione, avesse avuto altri business con Nino Accorinti e Pino Bonavita, i quali, pur non venendo meglio specificati dal Comito, venivano ricondotti alla esclusività della fornitura di frutta e verdura presso le strutture ricettive della costa». E ancora: «Anche per le imbarcazioni vi era un terzo socio che saprei riconoscere, anche se in questo momento non ricordo il nome e so che era pure di Briatico e lavorava con la frutta, perché aveva un negozio vicino al tabacchino di Briatico in cui vendeva la frutta».

Il business della “Briatico Eolie”

La gestione della “Briatico Eolie” è uno dei punti cardine della maxinchiesta della Dda di Catanzaro “Maestrale-Olimpo-Carthago”. Dall’indagine, inoltre, era emersa una sorta di “spaccatura” e un allontanamento dalla cosca e, in particolare, da Nino Accorinti. Vicenda ricostruita ancora dal pentito Comito: «(…) al nostro interno si diceva che forse Pino Bonavita si era accorto che Nino Accorinti si rubava dei soldi in più, così come se ne era accorto anche Niglia che si era tolto dalla società titolare delle imbarcazioni…». Dichiarazioni che avevano trovato riscontro dell’indagine della Dda, in particolare nell’agosto del 2011, una sorta di «premessa di una inevitabile rottura del gruppo». È il 25 agosto quando la moglie di Nino Accorinti – mentre è intercettata – dialogando con una donna non identificata, parlava dei contrasti di suo marito proprio con Filippo Niglia. «(…) non gli hanno imbarcato il figlio e si è arrabbiato! (…) non lo ha imbarcato perché l’anno scorso ha fatto un bordello… lo trattava di merda, a quello lo trattava di merda… suo figlio Salvatore!». Per gli inquirenti della Distrettuale antimafia ciò era sintomatico «dell’iniziale allentamento di Filippo Niglia e di suo figlio dagli affari della “Briatico Eolie” e conseguentemente della rottura dei rapporti con il capo cosca Nino Accorinti», si legge ancora nelle carte dell’inchiesta.

La scissione da Nino Accorinti e il nuovo “prestigio criminale”

«A me il comportamento vostro non mi piace!» «E va be allora vuol dire che ci dividiamo! (…) Dividiamo tutte le cose e ognuno va per la strada sua!». Questo dialogo intercettato risalente al 30 settembre 2011 è per gli inquirenti una ulteriore prova della rottura dei rapporti tra Filippo Niglia e Nino Accorinti. Una posizione netta quella presa da Niglia – spiegano gli inquirenti – sostenuta dal nascente legame della sua famiglia con quella di Pietro Accorinti (cl. ’61) considerato un «affiliato di rilievo del locale di Zungri poiché fratello del Capo, Giuseppe Antonio noto come “Peppone”».  
Il “prestigio criminale” di Filippo Niglia però era notevolmente aumentato grazia al legame sentimentale tra suo figlio e la figlia di Pietro Accorinti. Circostanza che, secondo gli inquirenti, «aveva portato la sua capacità di intimidazione nei confronti degli operatori turistici che con lui si interfacciano per l’acquisto dei prodotti ortofrutticoli», a discapito del libero mercato locale. (g.curcio@corrierecal.it)

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