Nel centrosinistra tanti volti nuovi e sensibilità diverse. Come sarà l’opposizione alla Regione?
Un “viaggio” nella composizione dei banchi della minoranza e nelle loro dinamiche. Molto dipenderà anche dalla scelta di Tridico se restare o no

LAMEZIA TERME Una opposizione quasi tutta rinnovata (due sole riconferme, Ernesto Alecci e Ferdinando Laghi) e soprattutto molto eterogenea. Le elezioni regionali del 5 e 6 ottobre hanno disegnato la nuova “geografia” di Palazzo Campanella, assegnando 10 seggi – nove più quello spettante al candidato presidente perdente, Pasquale Tridico – alla minoranza di centrosinistra. A differenza di quattro anni fa, quando sui banchi della minoranza confluirono eletti da due diversi schieramenti – quello ufficiale del centrosinistra, all’epoca guidato da Amalia Bruni, e il polo indipendente di Luigi De Magistris – questa volta l’opposizione è composta tutta da eletti nello stesso schieramento, il fronte progressista o “campo largo” guidato dall’europarlamentare M5S. Nel dettaglio: quattro seggi sono andati al Pd, due alla lista Tridico Presidente, uno al M5S, uno a Democratici Progressisti e uno a Casa Riformista. Su tutta la questione resta però un’incognita, quella legata alla determinazione che lo stesso Tridico adotterà: se restare in Calabria, a capo dell’opposizione, o se invece ritornare definitivamente all’Europarlamento.
Le prossime mosse
A quanto sembra, Tridico dirimerà la questione e svelerà la sua volontà nella seduta di insediamento del Consiglio regionale, rimarcando comunque che la sua priorità sarà quella di organizzare l’opposizione al centrodestra, anche se l’orientamento che viene ritenuto più probabile all’interno della coalizione di centrosinistra è quello di un’opzione europea da parte di Tridico. E’ evidente che la scelta in un senso o nell’altro è destinata ad avere effetti anche sulla futura configurazione dell’opposizione alla Regione (e sulla qualitò della stessa opposizione, naturalmente). Si vedrà, anche perché questa scelta mette in gioco la leadership della minoranza, aspetto di non poco conto in un contesto in cui comunque sul piano numerico – per evidenti ragioni – il centrosinistra chiaramente si muoverà con il “vento in faccia” al cospetto della “corazzata” del centrodestra. Il film della passata legislatura sotto questo aspetto è abbastanza emblematico: a parte sparutissime eccezioni, la maggioranza di Occhiuto non è mai andata realmente in difficoltà, mostrandosi sempre granitica e inscalfibile, anche con qualche “contributo” dai banchi dell’opposizione, e approfittando di una minoranza complessivamente debole e spesso anche disunita. Non sono state rare le volte in cui – a esempio – su una stessa pratica il Pd votasse in un modo, il M5S in un altro e il polo civico in un terzo modo ancora. Gli analisti ricordano perfettamente la “spaccatura” in seno al centrosinistra e in particolare al Pd nella discussione sulla cancellazione della legge sulle primarie regionali, provvedimento che tra l’altro è stato il “supporto” giuridico sul quale Roberto Occhiuto dopo qualche settimana avrebbe fondato le sue dimissioni funzionali alla sua ricandidatura: il dem Raffaele Mammoliti e Antonio Lo Schiavo di Avs si erano messi sulle barricate ma vennero di fatto sconfessati dal capogruppo Pd Mimmo Bevacqua, che disse sì alla cancellazione delle primarie, rendendo palese una lacerazione interna alla minoranza.
Le dinamiche
Sotto questo aspetto, anche in questa legislatura questo rischio di disorganicità francamente si scorge, visto che nell’opposizione di centrosinistra coabiteranno i dem, i pentastellati, i riformisti-moderati e poi, singolarmente, all’interno dei vari gruppi, figure dai profili e dalle sensibilità molto diverse. A esempio, nella lista Tridico Presidente convivono il rieletto Laghi, che ha una formazione molto civica e molto tecnica (anche se sul piano politico i 5 anni della passata legislatura avranno il loro peso), ed Enzo Bruno, già presidente della Provincia di Catanzaro e soprattutto dirigente politico a tutto tondo. Poi, il capitolo Pd: in questo gruppo ci sono due “pesi massimi” come il rieletto Alecci (il più votato nel centrosinistra) e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che con il suo partito di riferimento non è al massimo della sintonia, tutt’altro, e poi nel suo collegio è stato superato dal sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio, protagonista di un risultato elettorale di tutto riguardo. Completa il quadro del gruppo dem la cosentina Rosellina Madeo. Quanto al M5S, al momento l’unica eletta è la ex parlamentare Elisa Scutellà, che ha sicuramente un profilo battagliero che potrebbe non sposarsi pienamente con il profilo di diversi suoi colleghi di minoranza: se Tridico dovesse scegliere l’Europarlamento, comunque, la Scutellà sarà affiancata da Elisabetta Barbuto, anche lei ex parlamentare M5S, con una forte caratterizzazione sul piano delle lotte ambientali. E per finire ecco la componente moderata dell’opposizione, quella rappresentata da Filomena Greco, coordinatrice regionale di Italia Viva eletta con la Casa Riformista tanto cara a Matteo Renzi. Insomma, un’opposizione dalle tante “anime”, molto composita ed eterogenea, e come tale non facilmente “governabile”. E l’eventuale assenza di una figura “collante” quale quella del candidato presidente Tridico potrebbe acuire certe smagliature oltre il fisiologico. In più, su tutta l’opposizione ovviamente potrebbero scaricarsi anche le fibrillazioni che dall’esterno del palazzo saranno irradiate dalla coalizione e dai singoli partiti, anzitutto il Pd con tutto il suo carico di “balcanizzazione”. E il primo banco di prova sarà la distribuzione dei ruoli istituzionali che spettano all’opposizione: il Pd verosimilmente farà valere il proprio “primato” rivendicando la vicepresidenza del Consiglio regionale e la Vigilanza, ammesso e non concesso che la maggioranza lasci questa commissione alla minoranza come da prassi (prassi però ultimamente “saltata”, e tutto porta a ritenere che anche stavolta salterà). (a. cant.)
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