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Nuovo ospedale di Cosenza, Occhiuto: «Non è uno scippo, è un’opportunità. Basta campanilismi»

Il senatore ed ex sindaco invita a superare i contrasti tra Cosenza e Rende: «L’infrastruttura è di tutti, non un trofeo territoriale. Conta l’efficienza, non la distanza»

Pubblicato il: 28/10/2025 – 12:19
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Nuovo ospedale di Cosenza, Occhiuto: «Non è uno scippo, è un’opportunità. Basta campanilismi»

COSENZA Il dibattito sulla localizzazione del nuovo ospedale dell’area urbana di Cosenza è in continua evoluzione, mentre il Consiglio comunale di Rende è pronto a discutere oggi il progetto di fattibilità tecnico-economica che segnerà il primo passo concreto verso l’avvio dell’opera.
Sul tavolo, l’accordo tra Regione Calabria, Università della Calabria, Comune di Rende e Commissario per l’edilizia sanitaria, per la realizzazione dell’ospedale hub nell’area tra Arcavacata e Settimo di Montalto, a ridosso del campus Unical. Un passaggio considerato strategico per non perdere i fondi del Pnrr, che prevedono la conclusione del primo step entro marzo 2026. Ma la scelta del sito continua a dividere: a Cosenza, oltre al no secco del sindaco Franz Caruso, è nato nei giorni scorsi il Comitato “No Scippo”, che denuncia lo spostamento del progetto da Vaglio Lise a Rende come una sottrazione ai danni del capoluogo.
In questo clima di tensione politica e cittadina, è intervenuto oggi il senatore di Forza Italia ed ex sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che invita alla ragionevolezza e a una visione condivisa attraverso un post su facebook in cui allega alcuni immagini del suo progetto intitolato “L’Ospedale nel parco, il parco in città”.

Occhiuto: «Unire, non dividere. L’ospedale è di tutti»

«Sul nuovo ospedale universitario – afferma Occhiuto – io credo che bisogna unire, non dividere.
In questi giorni si è riaperto il dibattito sul nuovo ospedale universitario dell’area urbana di Cosenza. Un dibattito che, purtroppo, rischia di scadere nel solito campanilismo, come se la scelta del sito dovesse sancire una sorta di primato tra Cosenza e Rende.
Eppure, la realtà è che parliamo di un’unica città, di un’unica area urbana che condivide servizi, storia e futuro».
Occhiuto affronta la questione articolandola in quattro punti – campanilismo, sanità, urbanistica e visione – per spiegare le sue posizioni e offrire una riflessione di ampio respiro sul futuro dell’area urbana cosentina.

Il campanilismo

«È un atteggiamento vecchio e sterile – evidenzia l’ex sindaco di Cosenza – quello di chi interpreta lo spostamento dell’ospedale come uno “scippo” ai danni del capoluogo. L’ospedale hub serve un territorio vasto, che va ben oltre i confini comunali, e pensare che la sua collocazione a pochi chilometri di distanza possa rappresentare un torto è una visione miope. Molti di quelli che oggi gridano allo scandalo sono gli stessi che, pochi mesi fa, hanno ostacolato il referendum per la città unica Cosenza–Rende–Castrolibero. Eppure, solo con una visione condivisa questa area potrà crescere, competere, attrarre investimenti e servizi. In quest’ottica, il nuovo ospedale universitario non è una bandiera da issare, ma un’infrastruttura strategica di cui beneficeranno tutti. Non è un problema di nome o di appartenenza territoriale, ma di scelta razionale e funzionale».

La questione sanitaria

«Dal punto di vista sanitario, la priorità è una sola – continua Occhiuto – realizzare l’ospedale nel più breve tempo possibile, con criteri tecnologici e organizzativi moderni. In un contesto urbano compatto come il nostro, dove la distanza tra Cosenza e Rende è minima, la questione dell’ubicazione non cambia la sostanza. Non siamo certo in una megalopoli come Pechino o Londra, dove la posizione può incidere sui tempi di accesso o sui servizi. Ciò che conta è che l’ospedale sia efficiente, funzionale, all’avanguardia, e che migliori concretamente la qualità dell’assistenza sanitaria. Anzi, la vicinanza all’Università della Calabria rappresenta un valore aggiunto: favorisce l’integrazione tra didattica, ricerca e clinica, aprendo nuove opportunità per la formazione medica e la ricerca biomedica. Da questo punto di vista, la scelta della Regione, davanti alle proposte dei comuni, è logica e lungimirante».

La questione urbanistica

«Da sindaco – ricorda Occhiuto – avevo immaginato una strada diversa, ispirata a un principio di rigenerazione urbana e non di spostamento. La nostra proposta prevedeva di costruire il nuovo ospedale sul vecchio sito, estendendolo fino al Mariano Santo. Un progetto già inserito nel piano regolatore, che avrebbe comportato un investimento di circa 500 milioni di euro nella zona sud di Cosenza, riequilibrando lo sviluppo dell’intera area urbana.
L’obiettivo era umanizzare l’ospedale, trasformandolo in una grande opera di architettura immersa nel verde: un luogo aperto e accessibile, pensato come un vero “ospedale nel parco e parco nella città”, raggiungibile a piedi, in bici o con i mezzi pubblici. Il vecchio edificio del 1939 sarebbe stato restaurato e destinato a spazi universitari e residenziali, mentre gli altri corpi edilizi, ormai obsoleti, demoliti per lasciare posto a un grande parco con auditorium, servizi e nuovi reparti di degenza disposti a gradoni lungo la collina, fino a congiungersi con il Mariano Santo.
Un modello di città contemporanea, accogliente e innovativa, capace di unire sanità, formazione e vita urbana.
Quel progetto – intitolato “L’Ospedale nel parco, il parco in città” – nasceva da una visione architettonica e paesaggistica fondata sull’idea di ricucire i tessuti urbani e restituire al territorio un ampio spazio verde nel cuore della città. Le tavole allegate mostrano con chiarezza questo principio: un ospedale immerso nella natura, con corpi curvilinei che seguono dolcemente la collina; la creazione di un campus medico universitario integrato con il Mariano Santo; la riconversione del complesso storico in laboratori e residenze per studenti e docenti; una rete di percorsi pedonali e ciclabili che collegano il nuovo polo ai quartieri e al centro cittadino.
Era una proposta di architettura umanistica, capace di unire il rigore della funzione sanitaria alla bellezza del paesaggio urbano: un modo per tenere insieme salute e città, natura e cura, persone e luoghi. Al contrario, la proposta dell’attuale amministrazione di collocare l’ospedale a Vaglio Lise, in un recinto pieno di cubi di cemento, avrebbe comunque spostato l’asse urbano verso nord, proprio ai confini con Rende, producendo gli stessi effetti di sbilanciamento e di depauperamento della zona sud. Non è dunque una questione di nome o di campanile, ma di visione urbanistica e di equilibrio territoriale. E se proprio si doveva scegliere un nuovo sito, allora meglio Rende, dove almeno l’integrazione con l’ambiente universitario e scientifico dà senso e prospettiva a un progetto strategico per tutta l’area metropolitana».

La visione perduta


«Negli anni passati – spiega Occhiuto – avevamo immaginato una città più umana, più verde, più progressista. Una città che mettesse al centro la qualità della vita, la bellezza degli spazi pubblici, la mobilità dolce, la prossimità tra persone e luoghi. Una città con parchi lineari e piste ciclabili, un fiume navigabile, opere d’architettura contemporanea, percorsi pedonali e attrattori culturali capaci di richiamare visitatori da tutta Europa. Era un disegno ambizioso ma concreto, costruito passo dopo passo, con visione e sacrificio. Oggi, purtroppo, quell’idea di città non c’è più: è stata in gran parte interrotta o smantellata. Molte opere già realizzate o avviate non sono state completate, altre sono state abbandonate o modificate, e si è tornati a privilegiare il traffico veicolare rispetto alla mobilità sostenibile e agli spazi pedonali. Il centro storico e tutta la zona a sud saranno sempre più marginali in futuro e non recuperabili. È un cambiamento che non suscita polemica, ma rammarico, perché quella traiettoria avrebbe potuto fare di Cosenza un modello urbano di qualità e innovazione riconosciuto in tutta Europa. I cittadini, legittimamente, hanno scelto un’altra strada, diversa anche da quella oggi seguita dalla Regione. Ma la Regione, con la decisione di collocare il nuovo ospedale universitario accanto all’Università della Calabria, sta almeno ritrovando una logica di visione e di futuro, fondata sull’integrazione tra ricerca, conoscenza e salute».

Un’opera strategica e una partita politica ancora aperta

Dunque, Occhiuto da un lato riconosce la scelta della Regione come coerente con una prospettiva di sviluppo integrato tra sanità e università; dall’altro, richiama la necessità di una visione urbanistica complessiva per l’intera area metropolitana. Tutto questo mentre il fronte del “no” resta mobilitato.(f.v.)

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