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Penalty, l’arbitro che disse no al calcio truccato prima del fischio d’inizio

Dove il calcio si sporca di denaro e inganni, Stefano Milone denuncia il tentativo di combine e fa scattare l’inchiesta

Pubblicato il: 30/10/2025 – 10:19
di Paola Suraci
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Penalty, l’arbitro che disse no al calcio truccato prima del fischio d’inizio

REGGIO CALABRIA Un fiume di scommesse, tutte nella stessa direzione, tutte negli stessi paesi, tutte prima dell’inizio della partita. È questo il cuore dell’Operazione “Penalty”, dei carabinieri e della guardia di finanza su richiesta del procuratore Giuseppe Borrelli, dell’aggiunto Stefano Musolino e dei pm Marco De Pasquale e Federico Sardegna, la stessa ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Andrea Iacovelli che ha portato agli arresti domiciliari Luigi Catanoso, arbitro tesserato AIA (foto in basso), e altri quattro indagati: Giancarlo Leone Fiumanò, Lorenzo Santoro, Giampiero Reale e Tommaso Reale. Secondo l’accusa, una strana ondata di giocate avrebbe travolto la partita di Serie C Benevento-Cesena, giocata il 13 gennaio 2024 e finita 1-0 per i campani. Dalle carte dell’inchiesta emerge un quadro che gli inquirenti definiscono «anomalo in modo macroscopico».  
In meno di 24 ore, ben 219 puntate avrebbero indicato la vittoria del Benevento, per 37.552 euro scommessi e quasi 77 mila euro di vincite. Le stesse carte precisano che «le scommesse erano state vendute dalle ore 06.33.42 del 12/01/2024, alle ore 11.21.14 del 13/01/2024, avendo termine 9 minuti prima dell’inizio della partita; pertanto durante l’incontro non venivano registrate vendite di scommesse connesse alle dinamiche del risultato di gara».

Nulla di strano, se non fosse che la quasi totalità delle giocate vincenti arriva da un’unica zona del Paese: la provincia di Reggio Calabria. Come annotano gli investigatori, molte delle giocate «erano avvenute presso alcuni punti vendita individuati nell’area ricompresa tra i Comuni di Condofuri (RC), Melito di Porto Salvo (RC), Palizzi (RC) e Reggio Calabria». Gli orari mostrano sequenze di acquisti in ricevitorie diverse, a breve distanza l’una dall’altra, in tempi compatibili con spostamenti rapidi tra i punti vendita: le carte parlano chiaro, «si accertava come le giocate fossero compatibili con le tempistiche necessarie a spostarsi tra le tre località, il cui percorso complessivo risulta pari a circa 32 chilometri».
Nel mezzo di questo mosaico compare un nome che non passa inosservato: quello di Luigi Catanoso, 37 anni, che, sempre secondo le carte dell’inchiesta, «nato e attualmente residente nel Comune di Melito Porto Salvo, ovvero una delle aree interessate dalle giocate atipiche», risultava «effettivamente iscritto alla Sezione di Reggio Calabria dell’Associazione Italiana Arbitri” e soprattutto «era stato, in passato, coinvolto in un’indagine della Procura della FIGC proprio sull’argomento calcio scommesse, in relazione ad incontri caratterizzati da flussi di scommesse anomali, localizzati, come nel caso di specie, nella provincia calabrese». La mattina del 13 gennaio 2024, dunque, alle 09:57:11, mentre venivano effettuate tre scommesse a Reggio Calabria – si legge nelle carte dell’inchiesta – presso il punto vendita di Condofuri, compariva una quarta scommessa dell’importo di 400 euro, con vincita pari a 820 euro, riconducibile all’indagato. Le carte sintetizzano il quadro complessivo con parole nette: «La maggior parte delle scommesse vincenti risulta effettuata in area reggina; difatti, escludendo tali giocate dal numero totale, le scommesse residue risultavano n. 31, per un importo di vendita pari a euro 6.790,20, con correlata vincita di euro 14.010,62». Le cifre parlano da sole: 288 scommesse totali, 41.676 euro giocati, 79.654 euro di vincite, con una sproporzione evidente tra il totale e il blocco reggino.

La denuncia di un arbitro coraggioso

E’ sicuro di sé Luigi Catanoso e tenta di corrompere anche un altro arbitro. E’ la la vigilia della partita Empoli-Lazio del campionato Primavera 1. In un hotel nel cuore di Firenze, il 17 agosto 2024 secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta – l’arbitro Catanoso, accompagnato da Fiumanò, incontrano Stefano Milone, arbitro designato per la gara, con una proposta che sfiorava l’illegalità: ottenere informazioni riservate sul match in cambio di denaro. Gli atti d’indagine parlano chiaro: Catanoso e Fiumanò avrebbero offerto a Milone 3 mila euro euro, messi a disposizione da Giampiero e Tommaso Reale, titolari di un’agenzia di scommesse di Sesto Fiorentino, affinché fornisse dettagli su ammonizioni, rigori e sulla squadra che avrebbe segnato per prima. L’obiettivo, secondo l’accusa, era indirizzare il risultato della partita verso l’esito previsto dalle scommesse, orchestrate dall’estero.
Ma Milone non ha ceduto. Invece di accettare la somma e chiudere un occhio, ha fatto ciò che qualsiasi arbitro onesto avrebbe dovuto fare: ha rifiutato e denunciato l’accaduto, informando il designatore arbitrale Maurizio Ciampi. In una email inviata il 18 agosto 2024 al designatore arbitrale Maurizio Ciampi, Milone ha raccontato nei dettagli l’incontro: «Mentre parlavamo degli argomenti sopra citati ho ricevuto da parte di Luigi e dall’altro uomo, domande specifiche alla partita Empoli – Lazio di primavera 1. Le domande e richieste inerenti alla gara sono state: “Dacci qualche informazione su chi segna per primo; quante ammonizioni fai domani”.
Subito dopo queste due domande, ho risposto ad entrambi di non voler rilasciare nessuna informazione in merito alla gara Empoli – Lazio e l’altra persona mi chiedeva come mai non stavo accettando queste richieste, mi diceva di stare tranquillo che le giocate vengono fatte dall’estero e sono tutte sicure e che domani dopo la partita avrei ricevuto il mio compenso di 3.000 euro».

La visione societaria

Per i magistrati, c’era una «visione societaria” del gruppo criminale. È quanto emerge dalle intercettazioni come quella del 19 maggio 2024 in cui il finanziatore Tommaso Reale dice: «Siamo in società in tutto e per tutto». E ancora: «secondo me la cosa più giusta … è dividere tutto … la nostra società con la vostra società… ci stanno diecimila di spese? cinquemila noi, cinquemila voi … e tutto quello che si gioca, si gioca a mezzo … secondo me è la cosa più corretta è questa». Lo stesso giorno uno degli indagati, Giancarlo Fiumanò, in merito al costo della corruzione degli arbitri, gli spiegava che non poteva essere sottratto dall’utile: «Dobbiamo trovare una soluzione che sia equilibrata. Se noi togliamo i dieci dall’utile, è lo stesso che io vengo qua per far giocare a te gratis». «Non ci rimane nulla a noi».
Gli indagati si trovano ora ai domiciliari e nei prossimi giorni sono previsti gli interrogatori di garanzia. (redazione@corrierecal.it)

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