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#noncifermanessuno

Il tour di Luca Abete e le «storie di eroismo quotidiano» – VIDEO

L’inviato di Striscia La Notizia, dopo la tappa all’Università Magna Graecia, racconta la campagna sociale motivazionale su L’altro Corriere Tv

Pubblicato il: 05/11/2025 – 12:17
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Il tour di Luca Abete e le «storie di eroismo quotidiano» – VIDEO

LAMEZIA TERME Storie di «eroismo quotidiano», di solitudine e di sofferenza, ma anche un messaggio di speranza. È dalle difficoltà che possono nascere le opportunità «per far uscire il proprio talento e una nuova consapevolezza». Luca Abete torna in Calabria con una nuova tappa di #NonCiFermaNessuno, la campagna sociale motivazionale nata nel 2014 e che da ormai 11 anni gira l’Italia per ascoltare e, soprattutto, far parlare i giovani. Quest’anno con un tour dedicato alla solitudine, un problema «che veniva spesso fuori nei talk dell’anno scorso e che spesso sottovalutiamo o banalizziamo». L’inviato di Striscia La Notizia lo spiega negli studi de L’altro Corriere Tv, ospite di Danilo Monteleone nella rubrica d’approfondimento In Primo Piano.

Parlare di solitudine

«Sta andando benissimo» racconta Luca Abete. «Undici anni fa ho pensato che più che portare ai ragazzi lezioni di vita fosse più utile riunirli e cominciare a parlare di quello che vivono, che sentono, che hanno dentro e non riescono a tirare fuori perché non trovano il contesto giusto». Così nasce #NonCiFermaNessuno, una campagna sociale che «vuole parlare di sconfitte che diventano quasi una fortuna, che se ben gestite possono tirar fuori il proprio talento e una nuova consapevolezza». Quest’anno lo slogan è “Nessuno è solo”, volutamente provocatorio per cercare di ottenere una reazione: «Noi pensiamo di sapere cos’è la solitudine, invece non è così e dobbiamo parlarne». Un paradosso, quello della solitudine, se si considera che oggi ci sono strumenti che consentono di collegarsi in modo continuo e più accessibile. «I social network ci hanno insegnare a contare gli amici virtuali ma ci hanno fatto perdere di vista che è importante avere amici su cui contare».

Sui social modelli negativi per i giovani

Uno strumento di comunicazione prezioso, «ma noi abbiamo sovrapposto la realtà virtuale al contatto fisico». Un rischio, sempre crescente, è che i social diano spazio anche a “modelli” negativi per i giovani: «Vediamo influencer impresentabili che volano oltre il milione di follower perché le persone cercano il contenuto bizzarro. Si sono normalizzati atteggiamenti pericolosi, non possiamo impedire a contenuti folli e disgustosi di esistere, ma il problema grave è se questi attirano l’attenzione e catturano tanti seguaci». Anche l’inseguire la “perfezione” è un rischio correlato ai social: «Una ragazza ci ha detto che ci fanno male perché siamo bombardati da persone che hanno vite eccellenti. Non riusciamo a capire che i social ci danno solo quella porzione di gioia e che la vita vera è tutt’altro». Luca Abete invita quindi a «riappropriarsi della vita vera e capire che i social sono una lente di ingrandimento, un album delle fotografie dove mettiamo solo i momenti migliori»

Il bullismo e la testimonianza di Teresa Manes

Nelle tappe di #NonCiFermaNessuno si parla anche di bullismo. Alla Magna Graecia a dialogare insieme a Luca Abete Teresa Manes, la mamma di Andrea Spezzacatena, la cui storia ha ispirato il film “Il ragazzo coi pantaloni rosa”. «Il suo contributo ha toccato veramente la sensibilità dei ragazzi ed è importante che non si sentano mai soli o abbandonati. Io credo che noi adulti dobbiamo farci un esame di coscienza, dobbiamo rivedere il nostro modo di essere genitori ed educatori. Le nuove generazioni stanno crescendo con punti di riferimento sbagliati, mentre la nostra ha avuto un ambiente e genitori diversi». Anche la violenza sulle donne è un tema ricorrente, come spiega Abete, ma «noi facciamo un’analisi delle dinamiche che portano ai femminicidi». L’obiettivo del progetto “#Sempre25Novembre” è proprio questo: «Analizziamo le relazioni, le prime avvisaglie e la gelosia morbosa. Una ragazza ci ha raccontato che sua madre è stata uccisa da suo padre, finito in carcere, mentre lei è cresciuta in orfanotrofio. Ha lanciato un appello perché spesso ci si dimentica di stare vicini ai figli che restano soli. Questo è solo un aspetto che ci dice che il fatto di cronaca è solo la punta dell’iceberg, ma è solo il culmine drammatico e tragico di un percorso più complesso».

«Chi soffre può insegnarci i valori della vita»

Ritrovare i valori e per farlo, spiega l’inviato di Striscia, è importante ascoltare le storie giuste. «Ci sono tantissime storie di eroismo quotidiano che andrebbero valorizzate» continua Luca Abete, spiegando che nel format è previsto anche un premio da dare a ogni tappa. «Un premio che diventa un pretesto per far emergerle». Come la testimonianza di un ragazzo della Magna Graecia: «Una storia incredibile, un ragazzo che a 14 anni si è ammalato ma ha combattuto e combatte ancora contro una malattia terribile. Eppure, è riuscito a raggiungere prestigiosi traguardi universitari con una famiglia che gli è stata vicino». Il ragazzo ha anche scritto un libro sulla sua battaglia: «Tendiamo sempre a guardare chi sta meglio, chi se la sta godendo, invece abbiamo perso di vista tante gente che soffre e che soffrendo può insegnarci la vita, i valori e ciò che serve per cominciare ad apprezzare quello che abbiamo, ma anche a donare uno sguardo a chi è in difficoltà ed aiutarlo».

«I giovani ora pensano al presente»

L’obiettivo della campagna sociale è anche questo: insegnare ai ragazzi a tendere la mano a chi soffre. Non a caso il format prevede che i ragazzi entrino in comunicazione e lavorino con lo staff prima già settimane prima della tappa, per continuare poi la condivisione dei valori anche dopo come “ambassador”. Un modo per parlare, ascoltare e valorizzare i giovani, una prospettiva che sembra essere stata dimenticata dal mondo della politica. «La politica parla dei giovani, ma non parla con i giovani. Ma soprattutto la cosa più grave è che non li ascolta» spiega Luca Abete. «Oggi si è sempre in campagna elettorale, ci sono proclami ma non c’è interesse per il cittadino. E noi registriamo da parte dei ragazzi un totale disinteresse verso la politica». È cambiata nei giovani anche la filosofia di vita: se prima erano più proiettati verso il futuro, con la pandemia «hanno capito che non è più la priorità. Guardano al futuro ma l’occhio principale è sul presente. Forse è la cosa più importante, perché non abbiamo bisogno di altri adulti infelici, ma di giovani che sappiano calibrare la loro prospettiva per fare in modo che si affermino per ciò che sono». Non tutti però vivono nello stesso contesto, non a caso il tour gira tutta l’Italia per conoscere realtà diverse: «Vogliamo incontrare il campione più amplio possibile. Uno studente del Nord ha dinamiche completamente diverse da quelle di uno del Sud. Il primo vorrebbe trovare un lavoro che ripaga i suoi sforzi, il ragazzo del Sud spera di rimanere qui e non andare via. Anche questa è una realtà veramente terribile. Noi dobbiamo combattere per fare in modo che i nostri sogni e desideri si possano realizzare nella terra in cui siamo». (redazione@corrierecal.it)

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