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la nuova legislatura

Da Guarasci ad Occhiuto: le sfide della politica

Dopo 55 anni dall’insediamento del primo presidente, la prima Assemblea del raddoppio, inedito e spumeggiante, di Occhiuto

Pubblicato il: 06/11/2025 – 15:13
di Romano Pitaro
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Da Guarasci ad Occhiuto: le sfide della politica

Dopo la vittoria (eclatante) di Occhiuto il 5/6 ottobre e la terza (schiacciante) sconfitta consecutiva del centrosinistra, la Regione, con la prima seduta di Giunta nella Cittadella del capoluogo, s’è infilata nella XIII legislatura. Cinquantacinque anni separano l’insediamento (1970) del primo presidente Antonio Guarasci, democristiano eletto (vigente il sistema proporzionale) con 19mila preferenze, e del socialista Mario Casalinuovo al vertice della prima Assemblea dal raddoppio, inedito e spumeggiante, dell’on. Roberto Occhiuto. Ma la condizione sociale della Calabria tormentata era negli Anni ’70 (basti ricordare i cingolati dell’esercito spediti per sedare la rivolta di popolo a Reggio e il pastrocchio del “Pacchetto Colombo”) e travagliata resta, fatte le debite proporzioni, ai nostri giorni.
Con la differenza che negli Anni ’70 era solida e condivisa la speranza che la politica, elettrizzata dal sogno di una Regione che si proponeva di rafforzare la democrazia inverando i principi della programmazione e della partecipazione inclusi nello Statuto votato a Catanzaro il 31 marzo 1971, potesse abbattere le iniquità sociali e il sottosviluppo; mentre oggi, in una congiuntura geopolitica mondiale bellicista e segnata dalla rivoluzione informatica e biotecnologica che relega la politica in uno spazio residuale, quella speranza appare incerta e sfumata.

Il destino della Calabria

Quasi che il dispiegarsi dell’azione della politica, di governo e d’opposizione, e il destino della Calabria, che negli Anni ’70 era la più depressa d’Italia e oggi è tra le meno fortunate d’Europa, siano mondi separati.
Due entità che si scrutano e s’incrociano soltanto in campagna elettorale, per poi divaricarsi nel corso delle legislature, quando la politica s’arrocca nella gestione senza fini e i cittadini seguitano, insoddisfatti e arrabbiati, a subire la drammatica assenza di servizi e opportunità che fanno della Calabria un’isola di emergenze e di smarrimento esistenziale. Negli Anni ’70, si voleva realizzare «una Regione democratica e antifascista, aperta e moderna, capace di allontanare il rischio di ripetere gli stessi errori dello Stato accentratore».
Guarasci – il cui governo durò tutta la legislatura, anche se un anno prima perse la vita in un incidente d’auto e fu sostituito da Aldo Ferrara – rivolgendosi ai giovani, auspicava che dessero una mano «a costruire una Calabria nuova e moderna, senza municipalismi, ad abbattere le barriere che ci dividono, a ritrovare e riscoprire le premesse di un cammino lungo e difficile per il nostro riscatto». E, costatando che «migliaia di miliardi spesi nella regione negli ultimi 25 anni non hanno prodotto alcun elemento di sviluppo auto propulsivo», prometteva «una Regione che, col contributo di tutti, sappia decidere l’avvenire della Calabria». E poi: «Alla Giunta spetterà il compito delle proposte organiche delle priorità e di proporre un Piano organico di sviluppo economico della regione».

La necessità di un regionalismo moderno ed efficace

E’ superfluo sottolineare che, nonostante gli impegni, molto (troppo!) è rimasto disatteso e incompiuto. E che, a dispetto di quel “Piano organico di sviluppo”, sono prevalsi, prima e dopo l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente della Regione (2000), come spiega il sociologo Vito Barresi, «assistenzialismo, familismo ed elettoralismo, aprendo varchi sempre più larghi all’uso personalistico delle risorse, senza dare forti contributi allo sviluppo del territorio e all’armonicità dell’impianto regionalista». Oggi l’on. Roberto Occhiuto, figura di primo piano di Forza Italia nello scenario nazionale e politico dal tratto dinamico, ha tutto ciò che occorre per provare a mettere in moto un regionalismo moderno ed efficace, in grado anzitutto di superare dipendenze e subalternità della Regione rispetto ad altri poteri dello Stato e della società.
Ma per farlo, per confermare l’intenzione di 4 anni addietro di far vedere all’Italia «la Calabria che non s’aspetta», è necessario recuperare, nella quotidianità di scelte coraggiose l’ispirazione originaria delle prime legislature che miravano ad aggredire la «storica arretratezza» e a realizzare la «piena occupazione», attraverso decisioni che mettano all’angolo gli interessi meschini di politici senza politica e si riapproprino anche dei sussulti utopici di un robusto pensiero meridionalista che aiuti la Calabria a stare in Europa a testa alta.

La questione meridionale

Istanze meridionaliste tutt’altro che retoriche, ma fondate sugli irrisolti e intollerabili divari di cittadinanza Nord-Sud che però continuano ad avere scarso peso nell’agenda nazionale della politica e nel dibattito pubblico.
Anzi, mentre il centrodestra, per salvare dalle proverbiali fauci del lupo iperliberista la capra del Nord e i cavoli del Sud, ha escogitato la proposta “monstre” dell’autonomia regionale differenziata, le forze progressiste, eccitate esclusivamente dal rinnovo del Parlamento fra due anni, sull’argomento tacciono; e per il Mezzogiorno l’ultima ‘perla’ di cui vantarsi è il reddito di cittadinanza.
Come se per i leader del campo largo la questione meridionale sia non l’occasione per riconnettersi con le lotte sindacali che negli Anni ’70/’80 innestavano le criticità e i punti di forza del Sud nello sviluppo unitario del Paese, ma un fastidioso intralcio da cui tenersi a debita distanza.

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