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la “diaspora” nazionale

L’Italia che arranca, giovani in fuga e pochi rimpatri

La “fotografia” in negativo del “Rapporto Italiani nel Mondo”, giunto alla ventesima edizione

Pubblicato il: 12/11/2025 – 7:40
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L’Italia che arranca, giovani in fuga e pochi rimpatri

ROMA. Dopo il rallentamento dovuto al Covid, nel biennio 2023-2024 si registrano esodi mai verificatisi prima: 114 mila espatri contro appena 61 mila rimpatri, con un saldo negativo di 53 mila persone nel primo dei due anni mentre nel 2024 gli espatri aumentano di 42 mila unità, pari a un +36,5%, mentre i rientri diminuiscono di 9 mila (-14,3%). Il risultato finale è un saldo migratorio di -103 mila individui, il più basso di sempre. Nel 47,9 per cento dei casi si tratta di persone tra i 18 e i 34 anni. E quanto emerge da E’ stato presentato dal Rapporto italiani nel Mondo, giunto alla ventesima edizione, presentato ieri a Roma, un rapporto che ricorda che l’Italia fatica a trattenere giovani, competenze e interi nuclei familiari a vantaggio, soprattutto, di altri Paesi europei. La Fondazione Migrantes cui si deve, grazie alla lungimiranza dell’allora direttore, monsignor Luigi Petris, l’idea del Rapporto, sottolinea che nel 2006, quando il volume vide la luce per la prima volta, in Italia erano nati 560mila bambini, mentre oggi la cifra è diminuita a 340 mila. Sempre nel 2006 gli italiani espatriati erano stati 82 mila, mentre, a distanza di 20 anni, sono raddoppiati. Una “diaspora nazionale” che impoverisce il nostro Paese anche perché, a differenza di altri Paesi europei dove c’è una mobilità circolare e, dunque, si parte anche per tornare, in Italia difficilmente si rientra. «L’estero», sottolinea il Rapporto, «è visto come acceleratore di competenze e reti professionali che in Italia faticano a trovare spazio. La mobilità va interpretata non come eccezione, ma come parte di un ecosistema globale di formazione e lavoro. Nel 2024 il 73,7% dei nuovi emigrati italiani si è diretto verso altri Paesi europei», ma, appunto, mentre gli altri giovani europei, alla fine tornano nei loro luoghi di origine, «la circolarità che caratterizza la mobilità intraeuropea non riguarda l’Italia». Uno squilibrio che «alimenta il depauperamento demografico e sociale dei territori, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne già colpite da carenze strutturali. Per gli esperti, la risposta non può essere emergenziale: serve rigenerare i territori valorizzare le sperimentazioni già in corso e ridurre disuguaglianze che scoraggiano il radicamento».

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