Il diabete cresce con l’età: diagnosticato al 5% della popolazione
Il presidente dell’Iss Bellantone: «Problema rilevante per la salute pubblica»

In Italia poco meno del 5% della popolazione adulta, pari a quasi 4 milioni di persone, ha ricevuto una diagnosi di Diabete negli ultimi due anni, con una prevalenza in aumento e fortemente legata all’età.
A ricordarlo, in vista della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra domani 14 novembre, sono i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), capofila di due importanti progetti europei, Care4Diabetes e Jacardi, entrambi finalizzati a migliorare la consapevolezza, la cura e la raccolta dati sul Diabete in Europa. Il primo promuove l’autogestione del Diabete tramite programmi educativi e una piattaforma digitale, il secondo mira invece a creare il Registro Nazionale del Diabete e a sviluppare percorsi di screening pediatrico per Diabete di tipo 1 e celiachia, per rafforzare prevenzione e pianificazione sanitaria. L’obiettivo è fornire strumenti condivisi e sostenibili per la pianificazione sanitaria e la prevenzione delle complicanze.
Bellantone: «problema rilevante per la salute pubblica»
«La prevalenza del diabete cresce con l’età, e nelle persone tra i 50 e i 69 anni sfiora il 9% – sottolinea il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Si tratta di un problema rilevante per la salute pubblica nel nostro paese, su cui l’Istituto è fortemente impegnato in diversi settori, dall’epidemiologia alla gestione dei pazienti alla prevenzione».
Meridione svantaggiato
Non c’è un ampio gradiente geografico ma è statisticamente significativo a svantaggio dei residenti nel Meridione, fra il quali la prevalenza di diabete è pari al 6% (vs 4% nel Nord). In generale, la prevalenza dei diabetici è stabile dal 2008. Nell’analisi stratificata per età, però, si può osservare una riduzione, statisticamente significativa, per la classe dei 50-69enni e un incremento, seppur contenuto, per le classi più giovani.
I fattori di rischio associati
Il diabete è fortemente associato ad altri fattori di rischio cardiovascolari, quali l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’eccesso ponderale e la sedentarietà, segni che risultano molto più frequenti tra chi ha diagnosi di diabete: il 50% riferisce una diagnosi di ipertensione (vs 16% fra le persone senza diagnosi di diabete), il 40% riferisce una diagnosi di ipercolesterolemia (vs 17% fra chi non ha il diabete), il 70% riferisce di essere in eccesso ponderale (IMC ≥ 25, vs 42% fra le persone senza diagnosi di diabete) e, di questi, solo il 46% sta seguendo una dieta per cercare di perdere peso, il 48% delle persone con diabete è completamente sedentario (vs 33% nelle persone senza diagnosi di diabete), il 22% fuma (vs 24% fra le persone senza diagnosi di diabete). Circa un terzo dei pazienti diabetici riferisce di essere seguito esclusivamente dal centro diabetologico (32%), ancor meno solo dal proprio medico di medicina generale (26%) e poco più di un terzo da entrambi (36%). Pochi dichiarano di essere seguiti da altri specialisti (3%) 2 su 100 riferiscono di non essere seguiti da nessuno. Quasi il 69% delle persone di tutte le persone che dichiarano di avere il diabete ha effettuato il controllo dell’emoglobina glicata nei 12 mesi precedenti l’intervista, ma il dato non è molto rassicurante perché solo il 36% riferisce di aver controllato l’emoglobina glicata nei 4 mesi precedenti l’intervista (dato in costante diminuzione); il 32% di averla controllata fra i 5 e i 12 mesi precedenti l’intervista e meno di 9% riferisce di aver fatto l’esame da oltre 12 mesi; si aggiunge una quota non trascurabile di persone con diabete che non sa fornire una risposta a questa domanda poiché dichiara di non conoscere questo esame, pari al 16%.
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