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i dati allarmanti

Sanità pediatrica in fuga, Minasi: «La vera emergenza è la sfiducia»

Oltre 13 mila prestazioni pediatriche ogni anno fuori regione. L’ex direttore chiede una Commissione per riscrivere l’assistenza: «È il momento dello scatto d’orgoglio»

Pubblicato il: 14/11/2025 – 12:16
di Paola Suraci
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Sanità pediatrica in fuga, Minasi: «La vera emergenza è la sfiducia»

REGGIO CALABRIA La migrazione sanitaria pediatrica è una ferita aperta per la sanità del Sud Italia. In Calabria, sempre più famiglie sono costrette a cercare cure fuori regione per i propri figli, spesso non per patologie complesse o rare, ma per problemi che potrebbero essere gestiti sul territorio. I dati parlano chiaro. Secondo la Società Italiana di Pediatria, circa l’11,9 % dei bambini sotto i 15 anni si rivolge ogni anno a strutture sanitarie fuori dalla propria regione, quasi il doppio rispetto alla media del Centro‑Nord. Questo fenomeno riflette non solo le differenze nella disponibilità e nella qualità dei servizi, ma anche le difficoltà che molte famiglie devono affrontare per garantire cure adeguate ai propri figli. Nel caso della Calabria, il problema è particolarmente evidente: ogni anno si stimano circa 13 mila prestazioni pediatriche fuori regione. Di queste, oltre 7 mila riguardano bambini calabresi che si recano all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, come riportato dai documenti ufficiali della Regione Calabria e confermato da articoli giornalistici locali. Questi numeri non solo evidenziano l’entità del fenomeno, ma raccontano anche la pressione sulle famiglie e sulla rete sanitaria regionale, costrette a frequenti spostamenti per assicurare cure specialistiche ai bambini.

Dietro i numeri: stress, costi e sfiducia

Dietro questi numeri ci sono costi economici, spostamenti, stress emotivo e una diffusa sfiducia verso le strutture regionali. I dati confermano che una parte consistente delle migrazioni riguarda problematiche di bassa o media complessità, per le quali le strutture calabresi potrebbero offrire risposte adeguate. Eppure, la mancanza di una strategia chiara e di una valutazione approfondita dell’offerta sanitaria locale ha finora impedito di invertire la tendenza.

La voce di Domenico Minasi

A farsi portavoce del problema è Domenico Minasi, pediatra e già direttore dell’Uoc di Pediatria del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, che ricorda come «molte famiglie calabresi si rivolgano ad altre regioni perché percepiscono le strutture locali come inadeguate». «Molto spesso la migrazione sanitaria pediatrica riguarda problematiche a bassa complessità assistenziale, che potrebbero essere tranquillamente gestite nella nostra regione», osserva Minasi, evidenziando la necessità di «una analisi approfondita, con l’istituzione di una Commissione, delle dinamiche, dei numeri e delle risorse effettivamente disponibili, che possa portare a delle proposte operative per migliorare la qualità dell’assistenza nella nostra regione. Sono certamente convinto che la grossa parte della migrazione sanitaria sia legata ad un momento di sfiducia da parte dei calabresi nei confronti delle strutture sanitarie della nostra regione, spesso alimentata anche dai media». L’accordo con l’Emilia‑Romagna Proprio per cercare di governare i flussi di pazienti, la Calabria ha recentemente siglato un accordo con l’Emilia‑Romagna. L’intesa stabilisce tetti di spesa e meccanismi di compensazione economica, con l’obiettivo di rendere più equilibrati i flussi senza limitare il diritto dei cittadini calabresi a curarsi dove ritengono più opportuno. Minasi osserva che, sebbene «l’accordo rappresenti un passo importante sul piano finanziario, non può sostituire l’urgenza di rafforzare l’offerta sanitaria regionale e di recuperare la fiducia delle famiglie, che resta l’unico modo per ridurre in maniera duratura la migrazione sanitaria».

La neuropsichiatria infantile: una rete da costruire

Un settore particolarmente delicato è quello della neuropsichiatria infantile. «Uno dei principali motivi di migrazione riguarda proprio i disturbi neuropsichiatrici dei bambini, – specifica Minasi – per i quali l’assenza di una rete regionale strutturata costringe le famiglie a spostamenti lunghi e complessi. C’è stato recentemente un decreto del commissario ad acta che aveva stabilito la creazione di una Unità operativa complessa con posti letto, presso l’azienda ospedaliera Dulbecco di Catanzaro, ma adesso c’è anche una proposta che è stata realizzata dal tavolo tecnico per la creazione della rete pediatrica della nostra regione, che prevede la possibilità di avere due strutture semplici negli altri reparti pediatrici di Cosenza e Reggio Calabria. L’idea è di costruire una rete regionale di neuropsichiatria infantile che potrebbe dare risposte concrete, limitando la necessità di migrazione sanitaria».

Una sfida di orgoglio per la Calabria

Minasi conclude con un messaggio chiaro: «E’ necessario uno scatto d’orgoglio. Non è più pensabile continuare così. Migliorare la qualità dell’assistenza, rafforzare le strutture regionali e recuperare la fiducia delle famiglie significa garantire ai bambini calabresi cure vicine a casa, efficaci e sicure. Solo così la Calabria potrà sperare di trasformare un fenomeno così doloroso in una sfida superata, restituendo ai suoi cittadini la serenità di avere una sanità che funziona per tutti, soprattutto per i più piccoli».

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