Cosenza, le terme romane nel palazzo da cui può rinascere il centro storico
Ignoto ai più, ecco uno degli esempi più formidabili di “opus reticulatum”. E le vasche che ricordano la natura “acquatica” della città oggi in perenne crisi idrica

COSENZA Un tuffo nella storia, nei giorni della grande sete di Cosenza. Forse non tutti sanno che la città acquatica per eccellenza – due fiumi, un porticciolo di cui resta traccia nella toponomastica: l’Arenella così chiamata per via della sabbia portata dal Crati, lo stesso slittamento semantico di via Arenula a Roma – duemila anni fa ospitava un impianto termale ai margini dell’antico nucleo abitativo romano, a due passi dalla confluenza, nella zona bassa dell’attuale corso Telesio. Siamo a Palazzo Spadafora (nome “convenzionale” legato all’ultima delle famiglie che lo hanno abitato), corpaccione unico nel suo genere in vico San Tommaso, nel cuore del quartiere Santa Lucia: alle spalle della piazza piccola (o “dei pesci” per lo storico mercato qui ospitato), superata la fontana di inizio ‘900, salita la scala e attraversata la balconata dalla bella ringhiera in ferro battuto, si entra in questo scrigno datato XV secolo che oggi ospita l’Open Incubator dell’Unical ma un tempo fu albergo oltre che residenza privata (l’attuale struttura nasce dalla “saldatura” dei due corpi); quando il corso principale era ancora la “via degli Orafi”, questa stradina parallela era detta “dei Lombardi” per i forestieri che giungevano a Cosenza per mercanteggiare.


Sede, in passato, di alcuni uffici comunali (fu acquistato oltre vent’anni fa dal Comune nell’ambito del Contratto di quartiere Santa Lucia), ha restituito proprio durante i lavori di restauro alcune grandi vasche termali di epoca romana: il sito è visibile grazie a una copertura e pavimentazione in vetro che permette di entrare letteralmente nelle terme, ammirando le mura in opus reticulatum (foto sopra), l’antica tecnica costruttiva romana che stupisce per il suo stato di conservazione perfetto. Paradosso che fa sorridere amaramente se si pensa ai crolli che puntualmente interessano il centro storico ma che non intaccano la potenza architettonica per cui gli antichi romani – costruttori di ponti e strade come la Popilia – erano famosi. Aver edificato per strati, usando i manufatti precedenti come fondamenta, ha conservato l’architettura nel corso dei secoli creando un deposito anche immateriale, di memoria.


Tra rifiuti e archeologia nella città bifronte
La cronaca fatta di crolli e la storia che restituisce muri intatti. È uno dei contrasti cui approcciarsi quando si visitano questa e altre porzioni del centro storico: appena fuori – visibile dalle finestre del palazzo caratterizzato da vorticose scale che sembrano dipinti di Escher, superfetazioni, archi che non reggono nulla e muri a vivo in pietra rosa – ecco Santa Lucia, area che tra luci e ombre vive una difficile rinascita sociale. L’ex quartiere a luci rosse adagiato tra piazza Valdesi e la piazza piccola è stato anche il terreno di una originale “azione” del collettivo Gaia, che ha individuato brandelli di quotidianità e oggetti di uso comune ma anche rifiuti e materiale di scarto, restituendoli alla collettività in una intelligente mostra (fotografica e poetica) di “archeologia del presente”, al piano terra del palazzo. Un’ala che peraltro si presta anche a concerti dal vivo grazie a un’acustica perfetta, come confermato ieri sera dalla “Noise Jam” condotta da Costantino Rizzuti e Giuseppe Bottino con l’intervento di altri musicisti e le letture di Ernesto Orrico (foto in basso).

Un modo per rendere vivo Palazzo Spadafora ma in genere il centro storico, differenziando un’offerta culturale abbastanza asfittica fra teatri chiusi e stagioni mainstream. Lo stesso spirito di fruizione partecipata e riconquista di spazi poco noti che ha animato, nei giorni scorsi, i tour virtuali nelle terme romane di Cosenza, grazie alla ricostruzione degli ambienti nell’Open Incubator a cura di 3DPlus (foto in basso).
I progetti vincitori
Ma cos’è di preciso l’incubatore Unical? La sede di 9 progetti di impresa vincitori della Call for Cultural & Tourist Ideas (il bando nel 2022) che spaziano dall’artigianato innovativo alla diffusione delle tradizioni, dai servizi culturali e turistici all’ospitalità diffusa, dalla divulgazione della scienza all’intrattenimento culturale, dall’innovazione delle antiche lavorazioni alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico, e molto altro ancora: l’obiettivo è dare una nuova spinta alla riqualificazione e allo sviluppo del centro storico di Cosenza. L’iniziativa è coordinata dal prof. Maurizio Muzzupappa, responsabile scientifico e delegato al trasferimento tecnologico dell’Unical, che nell’antico palazzo nobiliare mantiene una presenza simbolica eppure importantissima nell’ottica di un “avvicinamento” dell’ateneo al cuore del capoluogo, come già accade a San Domenico con il polo delle professioni sanitarie e nelle nuove residenze inaugurate il mese scorso.
La call è stata lanciata, nei mesi scorsi, dall’Università della Calabria nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) dell’ex ministero per i per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo finalizzato alla rigenerazione del centro storico, con fondi FSC 2014/2020.
I soggetti attuatori del Cis Cosenza sono Provincia, Comune di Cosenza e Unical alla quale è stato destinato uno dei complessivi 90 milioni del finanziamento Cis per promuovere, attraverso l’iniziativa Cosenza Open Incubator, la creazione di startup con idee progettuali nel settore turistico-culturale, per lo sviluppo economico e sociale del centro storico. (e.furia@corrierecal.it)



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