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TOUR NEI QUARTIERI

Non solo fondi a pioggia, ecco chi tiene vivo il centro storico di Cosenza

I nomi e le storie di chi opera nell’ombra, dopo anni di annunci e promesse. Mentre i cantieri sono al lavoro e l’Unical è arrivata davvero

Pubblicato il: 08/11/2023 – 19:10
di Eugenio Furia
Non solo fondi a pioggia, ecco chi tiene vivo il centro storico di Cosenza

COSENZA Esattamente trent’anni dopo, è come se la profezia di Giacomo Mancini si stesse iniziando ad avverare dopo una gentrificazione (fallita) che probabilmente a inizio anni Novanta era troppo visionaria, troppo “avanti” si direbbe oggi.
Ci sono voluti i 90 milioni di fondi Cis e Agenda Urbana, paroline magiche come a suo tempo il Progetto Urban che sostenne i primi segnali socio-economici di tre decenni fa – i locali notturni, gli eventi pubblici e gli interventi di ristrutturazione di antichi palazzi – per rispedire la palla della agognata rinascita tra la fine del 2025 e inizio 2026: è la data feticcio di fine lavori, ma non solo.
I ventidue cantieri che almeno sulla carta pongono Cosenza sullo stesso piano di Palermo, Taranto e Napoli – tre città popolose dove peraltro la renaissance culturale è già nei fatti – sono, come noto, anche alla base del dossier di candidatura di Cosenza a Capitale italiana della cultura 2026, mentre altri interventi iniziano a delinearsi anche in altre periferie.

Un mondo tra la confluenza e il castello

Compreso tra l’aberrazione dell’hotel Jolly (ancora uno scenario da bombardamento alla confluenza Busento-Crati) e il teatro di tradizione – una nobile decaduta con stagioni di prosa commerciali e una lirica con tre titoli in cartellone – il cuore del centro storico di Cosenza è la stratigrafia in movimento e in continua mutazione della città.

I crolli e i murales, i palazzi sventrati e le startup, le cellule culturali e la gnugna, le botteghe storiche e le nuove aperture. Resta poco più di un’utopia la sfida di un turismo culturale destagionalizzato che veda sempre più il capoluogo bruzio come tappa di passaggio nella direttrice Campania-Puglia-Sicilia per i grupponi in arrivo all’aeroporto internazionale di Lamezia: se il Mab è meta di visite tutto l’anno, cosa manca alla città vecchia? Un duomo fresco di 800esimo compleanno e un castello (perennemente in cerca di un ruolo) basterebbero, altrove, a renderlo appetibile.

L’hub delle startup e il ruolo dell’Unical

Ma la narrazione del terzo millennio vuole che non di soli cantieri sia fatta una città, dunque ai già partiti interventi edilizi e, per la prima volta, nei sottoservizi si sono aggiunti almeno due momenti di svolta che potremmo definire immateriale, a loro modo due cantieri ma stavolta intellettuali: due mesi fa palazzo Spadafora, da poco restaurato dal Comune di Cosenza, ha aperto le porte all’Unical come incubatore per le start-up, poco dopo l’Unical ha inaugurato un corso di laurea in Infermieristica nel complesso di San Domenico: gli studenti seguiranno le lezioni a pochi passi dall’ospedale dell’Annunziata dove svolgeranno i tirocini.

Complesso monumentale di San Domenico di Cosenza

Piccolo inciso: da sindaco, Mancini negli anni ’90 voleva portare il Dams nel centro storico, ma non se ne fece niente: finì che il comune diede comunque dei soldi all’Unical per sostenere il corso di laurea. Ora è come se un’altra profezia si avverasse.

Il “nuovo” Centro Rat e la Casa delle Culture

I futuri infermieri avranno per “dirimpettai” gli attivisti del Centro Rat, che proprio nel Chiostro di San Domenico è rinato dopo il doloroso addio alla sede di via Frugiuele del Teatro dell’Acquario, riconosciuto e finanziato per anni come teatro stabile d’innovazione (uno dei 17 in Italia e uno dei pochissimi al Sud).
Altro lascito di fine secolo scorso era la Casa delle Culture (nella foto di copertina), il palazzo che un tempo ospitava il Municipio: il cantiere in dirittura d’arrivo (uno degli 11 con fondi Agenda Urbana) è forse l’esempio più lampante del ritorno dello spirito manciniano. Dopo una lunga agonia della struttura, trasformatasi in un guscio pressoché vuoto, nel mese appena iniziato dovrebbero finire i lavori e da gennaio in poi la struttura sarà attiva. Era stata pensata come luogo di co-working ma la destinazione d’uso è ancora top secret.  

L’arte: Museo del fumetto e Bocsart

Se il Museo del Fumetto è una realtà consolidata che richiama appassionati e non solo da tutta Italia per il suo evento “diffuso” e spalmato su più mesi, i Bocsart sono la residenza per artisti che non è mai decollata, un po’ come la pista ciclabile e il palazzetto dello sport nel parco che costeggia il Crati poco prima della confluenza: quando qualcuno parla di “potenzialità” portatelo qui, non-luogo che ha conquistato persino penne caustiche come quella di Michele Monina di passaggio da Cosenza. «Il sindaco era l’architetto Mario Occhiuto, uomo di centro-destra evidentemente illuminato, so che suona come un ossimoro, che ha deciso di donare a Cosenza una residenza per artisti, gente che sarebbe dovuta arrivare da fuori per portare in città la propria arte, arte di cui avrebbe poi fatto dono alla città stessa, grata per l’ospitalità».

I teatri: blasone e strutture off

Non solo Rendano, del quale già si è detto: il Franz di Portapiana ha chiuso i battenti nei mesi più terribili del Covid, mentre l’Officina delle arti (zona Spirito Santo – Castagna) deve ancora metabolizzare la scomparsa del suo fondatore Eduardo Tarsia.
Il fervore che ha sempre animato il centro storico e il fascino che ha sempre esercitato sono oggi condensati nel teatro “Il piccolo Chaplin”, che su corso Telesio 123 cerca di resistere allontanando i ragazzi dalla strada. Nel ricordo di Marco Martino, attore morto prematuramente a meno di quarant’anni.

Gli eventi itineranti per tutto lanno

Se vent’anni fa questi vicoli erano il palco di mega eventi come Stupor Mundi sponsorizzati di Telecom e con coperture mediatiche degne della prima Notte bianca di Roma, adesso fioriscono micro-rassegne ma già storicizzate, come “Futuri urbani”, la scuola di formazione permanente targata Unical che ha appena terminato la sua terza edizione o le iniziative dei ragazzi di Gaia (ne riparleremo poco più giù), mentre altre stanno per partire: l’associazione CivicaAmica Aps ha da poco attivato il progetto “Leggere di qua e di là il centro storico di Cosenza”, finanziato con gli aiuti dell’Agenda Urbana Cosenza-Rende (laboratorio urbano in 5 parti su storia culturale, consapevolezza e rispetto dei luoghi) e un gruppo di associazioni, con il patrocinio del Comune di Cosenza, ha vinto il bando dell’Agenzia per la Coesione Territoriale con Fuori dalle Righe, un progetto socioeducativo per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del terzo settore da finanziare nell’ambito del Pnrr.

La bottega d’arte e quella internazionale

Addossate a piazza Duomo resistono due dei personaggi che sul centro storico hanno iniziato a scommettere oltre trent’anni fa: da un lato il pittore Giuseppe Filosa, il cui laboratorio magico è  tappa immancabile dei turisti ipnotizzati dalle sue tavole coloratissime con le case del centro storico, dall’altro Federico “Ricuzzo” Mazzei, artigiano e orafo oltre che grande esperto di pietre preziosi e mercati del mondo, che con testardaggine non lascia Cosenza vecchia – alternandola a soggiorni in America Latina – nonostante i non pochi problemi strutturali come l’allagamento della torre aragonese inglobata nella sua bottega a due livelli.

Dalla radio comunitaria al centro multiculturale

Nel centro storico si sperimentano da sempre i linguaggi della controcultura accanto ai templi del sapere. Così si trovano i centri di propagazione culturale dal basso (Radio Ciroma, in piazzetta Toscano da vent’anni) accanto a istituzioni come le biblioteche Nazionale e Civica, sede della gloriosa Accademia cosentina eppure perennemente in bilico tra vacatio istituzionale e problemi gestionali. 
Nel cuore di corso Telesio i ragazzi di Gaia (Galleria d’arte Indipendente Autogestita) propongono incontri, mostre ed eventi (l’ultimo, Zinèe, era dedicato alle fanzine), una sorta di contraltare della vicina Villa Rendano con le sue rassegne altrettanto diversificate.

Nei giorni Gaia ha partecipato alle audioguide con la mappa di tutti i punti di interesse geolocalizzati – una  incentrata sul Mab, il Museo all’aperto Bilotti, l’altra sul centro storico – che all’interno del progetto “Conosci la tua città” (di Sisem Lab e McDonald’s Gruppo Arena) hanno accompagnato gli utenti in maniera attiva e intuitiva lungo il percorso scelto. Un riconoscimento istituzionale per le competenze dei ragazzi di Gaia, che di certo non guasta.

La ricettività e la ristorazione

I B&b e ancora di più le dimore storiche come De Matera e Giostra Vecchia rappresentano piccoli ma interessanti segnali di come si possano tenere in vita strutture anche secolari coniugandole con l’accoglienza di qualità.
Nel frattempo la ristorazione non ha mai smesso di tenere vivo l’interesse degli avventori, che in città come Cosenza rappresentano una fetta non da poco: accanto a felici ritorni (è il caso del C-Beat in piazza Duomo e del JJ in via Cafarone: due traini della rinascita manciniana), ci sono rebranding come L’Antica Grancìa già pizzeria Lucanto nei pressi della confluenza, casi di successo come L’antica salumeria di corso Telesio con il vicino laboratorio PaneStorto di Monica Florio, e altri nuovi successi (‘A Cantina cosentina su tutti) che si accostano ai grandi classici come I 13 canali, Calabria bella e Sasà che coi suoi panzerotti accoglie il viandante proprio all’inizio di corso Telesio, dove i gelati di Zorro sono presenti da oltre novant’anni.  

Il turismo delle radici

Il tour è finito. Come vanno le cose ce lo facciamo dire da chi le conosce per il semplice fatto di viverle dall’interno da oltre vent’anni: siamo tra il monumento a Bernardino Telesio e la statua della libertà posta nel 1878 per ricordare i moti del 1844, dove William Gatto, guida turistica, tra un bus scoperto e un appuntamento con una anziana coppia che pratica il turismo delle radici dice la sua: «Ritengo che ognuno debba fare il proprio compito per implementare il turismo culturale, che tendenzialmente sta aumentando sia in termini di presenze che di operatori». Secondo Gatto «si è acquisita una maggiore consapevolezza del ruolo che può giocare il turismo culturale nell’economia della città. Cambiata in meglio, gruppi turistici aumentati, ma per crescere in maniera esponenziale quello che serve sono i servizi: la pulizia anzitutto. Io sono un ottimista e credo che tutti questi cantieri porteranno una maggiore attenzione sul centro storico che ci auguriamo si possa trasformare in realtà non solo occupazionale ma anche imprenditoriale: se si investisse sul centro storico i risultati sarebbero molteplici».
È tarda mattina e all’uscita di scuola un mare di macchine si incanala lungo la discesa della delegazione: la media è di venti minuti in coda arrivare in centro, non andrà meglio a chi sceglie l’itinerario alternativo (Portapiana), tra semafori per la frana dei Tredici canali e il conto alla rovescia per la riapertura del tratto chiuso. Per riqualificare questa “periferia nella periferia” l’ultima novità è il terzo cantiere Cis, annunciato nei giorni scorsi. La speranza è che una volta spente le ruspe si riaccenda anche il centro storico.

Il semaforo che regola il traffico nell’area interessata dalla frana nei pressi della storica fontana dei Tredici canali
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