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sinergie criminali

Dall’Amazzonia all’Africa: l’asse globale della cocaina gestito da ‘ndrangheta, Pcc e Comando Vermelho

L’alleanza tra criminalità calabrese e i cartelli brasiliani. La Costa d’Avorio «snodo logistico strategico grazie all’assenza di una legislazione restrittiva al riguardo»

Pubblicato il: 16/11/2025 – 6:47
di Mariateresa Ripolo
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Dall’Amazzonia all’Africa: l’asse globale della cocaina gestito da ‘ndrangheta, Pcc e Comando Vermelho

ROMA Contatti con organizzazioni criminali in tutto il modo, forza militare espressa negli anni e affidabilità economica sono le caratteristiche che rendono la ‘ndrangheta «l’organizzazione mafiosa italiana più insidiosa e penetrante», insieme all’assenza di «fenomeni estesi di collaborazione con la giustizia da parte degli affiliati». Caratterizzata da una pronunciata tendenza all’espansione su scala nazionale e internazionale, l’organizzazione calabrese è stata in grado di mettere radici profonde in particolare in Sudamerica: è in Brasile che gli investigatori italiani hanno registrato sinergie criminali instaurate con potentissime organizzazioni criminali operanti sul territorio. Nel rapporto 2025 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga si parla di ‘ndrangheta anche in relazione ai traffici che vede la Costa d’Avorio come base logistica. È la cocaina la droga maggiormente al centro degli interessi criminali, capace di far fruttare quantità di denaro spesso anche difficili da quantificare, che poi vengono reinvestite in attività apparentemente legali. 

Narcotraffico in Brasile tra sinergie criminali

In Brasile il traffico di cocaina è gestito da potenti organizzazioni criminali operanti sul territorio, tra cui il Primeiro Comando da Capital (PCC) e il Comando Vermelho. Le pericolose organizzazioni brasiliane collaborano ormai stabilmente con broker appartenenti alla ‘ndrangheta, oltre che a gruppi criminali europei, albanesi e serbi. Una sinergia criminale cristallizzata dalle evidenze investigative e resa ancora più facile dalla conformazione del territorio brasiliano, come evidenziato nel rapporto.
Paese dalle dimensioni continentali, il Brasile è caratterizzato da oltre 16mila chilometri di frontiera terrestre, la maggior parte della quale disabitata e di difficile accesso, che insiste in area amazzonica condivisa con Paesi produttori di cocaina – Colombia, Bolivia, Perù – e di marijuana, il Paraguay. Disponendo di un imponente sistema di infrastrutture per il trasporto di merci e di persone, il Brasile è una piattaforma per il transito della cocaina verso i mercati di consumo di tutto il mondo, attraverso i 40 porti che si affacciano sull’Oceano Atlantico, primo fra tutti quello di San Paolo. Una frontiera, che nella relazione della Direzione centrale viene definita di «assoluta permeabilità» che «obbliga la Polizia Federale e le Dogane a intraprendere un’azione di contrasto concentrata per lo più sulle direttrici in uscita, attraverso controlli sui container, individuati sulla base di una specifica analisi del rischio». Per garantire monitoraggi più serrati e controlli più incisivi sono stati destinati importanti investimenti per dotare i più importanti scali di moderni sistemi tecnologici di sorveglianza e di scansione per la ricerca degli stupefacenti.

Dai dati emersi nel 2024 la Polizia Federale brasiliana ha sequestrato 74,5 tonnellate di cocaina, con un sensibile aumento dei sequestri nel porto di Santos, «che gli analisti attribuiscono anche alla massiccia campagna di investimenti statali che rende difficoltose le attività illecite all’interno del porto. È verosimile – evidenzia il rapporto – che ciò possa, nel breve periodo, indurre le organizzazioni criminali a variare il proprio modus operandi, orientandosi verso differenti e più piccoli porti, ritenuti maggiormente permeabili».

La Costa D’Avorio, porta verso l’Europa

E secondo quanto rilevato dagli investigatori, ‘ndrangheta, Pcc e Comando Vermelho starebbero espandendo i loro interessi in Africa Occidentale, una delle principali piattaforme di transito della cocaina diretta in Europa. Membri del Pcc sarebbero anche presenti in altre aree dell’Africa, come Nigeria e Sudafrica, dalle quali invierebbero cocaina verso i mercati emergenti asiatici attraverso nuove direttrici.
Ad essere paese di transito della cocaina proveniente dai porti del Brasile, Santos in particolare, è la Costa D’Avorio, dove le spedizioni avvengono a mezzo aereo (con ovulatori o nelle merci da stiva) o via mare (sempre con container contaminati). Secondo l’Ufficio Antidroga ivoriano i traffici di cocaina vengono gestiti per lo più da gruppi criminali nigeriani, ma anche da affiliati alla criminalità organizzata italiana, in particolare alla ‘ndrangheta e alla camorra, per le cui cosche il Paese è «divenuto uno snodo logistico strategico in cui gestire gli investimenti dei profitti, grazie all’assenza di una legislazione restrittiva al riguardo». 

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