Atipica e controversa. La figura dei “sottosegretari” tra passato, presente e “realpolitik”
Introdotta nel 2004 e poi eliminata nel 2012, ora il ritorno sulla scena con la proposta di modifica dello Statuto della Regione all’odg del Consiglio di giovedì

LAMEZIA TERME Non c’era ancora la Cittadella, la prima volta che la (controversa) figura dei “sottosegretari” alla Presidenza ha fatto la sua comparsa sulla scelta politica della Regione Calabria, prima di essere “archiviata” e ora rilanciata con la proposta di modifica statutaria del centrodestra all’ordine del giorno del Consiglio di giovedì. Riavvolgendo il nastro del regionalismo calabro, bisogna tornare indietro al 2004, legislatura a guida centrodestra con il presidente della Giunta Giuseppe Chiaravalloti.
I precedenti
Il 2004 infatti è l’anno in cui nasce il nuovo Statuto della Regione Calabria, e nelle “pieghe” dell’articolato della “piccola” Costituzione calabrese spuntava un decimo comma all’articolo 35: “Il presidente può nominare fino a due sottosegretari per farsi coadiuvare nello svolgimento dei compiti inerenti al mandato. I sottosegretari, le cui indennità sono fissate dalla legge regionale, partecipano alle sedute della Giunta pur non facendone”. Resterà in vigore otto anni, questa norma, che attraverserà due legislature con due colori diversi e due presidenti diversi, che alla figura del “sottosegretario” faranno comunque ricorso, con risultati comunque non esaltanti. Nel 2005 il governatore del centrosinistra Agazio Loiero istituì uno staff di tre sottosegretari con incarichi specifici, e cioè gli interventi per Gioia Tauro, la gestione dei fondi strutturali, le riforme istituzionali, affidati rispettivamente a Giuseppe Nola, Vincenzo Falcone e Paolo Naccarato (quest’ultimo – giusto come dato di cronaca – il “padre” di quello Statuto 2004 elaborato in qualità di presidente della Commissione consiliare in quota maggioranza di centrodestra): sul finire di quella legislatura Loiero avrebbe nominato sottosegretario anche Ottavio Bruni, già presidente della Provincia di Vibo Valentia. Dopo Loiero, anche il governatore del centrodestra Peppe Scopelliti ricorrerà alla figura dei sottosegretari, tra cui il “fedelissimo” di tante battaglie nella destra reggina, Alberto Sarra, il repubblicano Franco Torchia (alla Protezione civile) e infine anche Giovanni Dima, anch’egli volto storico della destra calabrese. Saranno gli ultimi “epigoni” di una figura che scomparirà nel 2012, con l’abrogazione di quel decimo comma dell’articolo 35 dello Statuto, sia pure con decorrenza dal 2015, inizio della legislatura targata Mario Oliverio.
Il ritorno all’antico
Secondo i “bene informati”, l’idea di ripristinare la figura dei sottosegretari si sarebbe affacciata timidamente anche agli inizi della passata legislatura, senza prendere piede. Ma ora si è di nuovo concretizzata nella proposta di modifica dello Statuto presentato dai capigruppo della maggioranza di Roberto Occhiuto per adeguare la Calabria alla normativa nazionale sul numero degli assessori nelle Regioni sotto i 2 milioni di abitanti (fino a 9, due in più del limite attuale): “Il Presidente può nominare fino a due Sottosegretari alla Presidenza della Giunta regionale, per farsi coadiuvare nello svolgimento dei compiti inerenti al mandato. I sottosegretari partecipano alle sedute della Giunta, senza diritto di voto”, si legge nell’articolo 2 della proposta Giannetta+altri. «Un blitz per moltiplicare le poltrone», così i critici definiscono, contestandola, la reintroduzione della possibilità di nominare i sottosegretari alla Presidenza. Di certo, è sicuramente una figura ibrida e atipica, a metà strada tra quella di assessore e quella di consulente, una figura in passato spesso usata – anche (se non soprattutto) per ragioni di “realpolitik”, per far quadrare i conti nella distribuzione degli incarichi tra i partiti al governo o per “ripescare” esponenti politici caduti in bassa fortuna. E infine una figura che difficilmente potrà essere considerata “a costo zero” per le casse della Regione. Senza dimenticare che, sempre a termini di Statuto della Regione, è prevista – articolo 33 comma 8 bis – anche la figura del consigliere “delegato” per specifiche attività (vi fece ricorso a esempio lo stesso Oliverio con Mauro D’Acri per l’agricoltura). Non è che qualcuna di queste figure sia oggettivamente di troppo? (a. c.)
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