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l’esodo

L’alba delle guide calabresi

Migliaia di candidati verso Napoli per un esame che in Calabria non si tiene da vent’anni. La regione più povera di guide prova a colmare il suo vuoto

Pubblicato il: 18/11/2025 – 16:57
di Paola Suraci
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L’alba delle guide calabresi

REGGIO CALABRIA Per molti calabresi che sognano di diventare guide turistiche, la sveglia è suonata prima dell’alba. Valigie leggere, un pullman, un’auto condivisa, oppure il treno lungo la costa tirrenica: destinazione Napoli, l’unica sede d’esame assegnata dal Ministero del Turismo ai candidati della Calabria e della Campania. Nessuna prova in regione, nessuna aula a Reggio o a Catanzaro: chi vuole ottenere l’abilitazione, oggi, deve uscire dalla Calabria.
L’esame scritto del concorso nazionale — il primo dopo la riforma della professione — ha mobilitato circa 29mila candidati in tutta Italia, facendo di questa selezione una delle più partecipate degli ultimi anni. Il Ministero ha suddiviso l’Italia in otto poli d’esame: Torino per il Nord-Ovest, Ferrara per il Nord-Est, Roma per Lazio e Toscana, Chieti per il Centro-Adriatico, Foggia per Puglia e Basilicata, Cagliari per la Sardegna, Catania per la Sicilia e, appunto, Napoli per Campania e Calabria. Un’organizzazione che risponde a esigenze logistiche e di concentrazione territoriale, ma che ha avuto una conseguenza evidente: i calabresi hanno dovuto mettersi in viaggio.

La mancanza di guide in Calabria

La giornata ha un valore particolare per la Calabria. La mancanza di guide turistiche abilitate in Calabria non è una novità: è un problema storico che le istituzioni locali si trascinano da decenni. Per anni, infatti, non sono stati indetti concorsi per l’abilitazione alla professione, creando un vuoto nel sistema turistico regionale. L’ultimo esame organizzato su base regionale risale agli inizi degli anni Duemila, quando le prove scritte e orali venivano effettuate con cadenza biennale secondo la normativa dell’epoca. Successivamente, la competenza in materia di turismo è passata dalle Regioni alle Province e poi di nuovo alle autorità metropolitane, con tentativi sporadici di bandire nuovi concorsi che, però, sono stati sospesi o rinviati a causa di modifiche legislative e pronunce dei tribunali amministrativi, in attesa della definizione di una nuova legge quadro.
Il risultato è una situazione cronica: la Calabria dispone di un numero esiguo di guide abilitate, spesso insufficiente a coprire le esigenze dei flussi turistici, dai visitatori culturali ai passeggeri delle crociere. Negli anni, questa carenza ha limitato lo sviluppo di itinerari strutturati, visite guidate e servizi professionali di accoglienza, creando un gap tra le potenzialità del territorio e le risorse effettivamente disponibili.
Nel 2023, l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto lo aveva denunciato pubblicamente in vista della ripresa degli scali crocieristici a Reggio Calabria. Il presidente dell’AdSP, Mario Mega, parlò allora apertamente di una “criticità grave”: per accogliere le navi da crociera, spiegò, servirebbero almeno trenta guide; in tutta la regione, invece, “ne risultano appena quattordici, e non tutte operative”. Le compagnie, disse, chiedono servizi strutturati e continuità, ma la Calabria semplicemente non è in grado di fornirli in modo adeguato.
La situazione non riguarda soltanto i crocieristi. Le presenze turistiche in Calabria sono cresciute negli ultimi anni, con Reggio che ha visto un aumento significativo di arrivi dall’Italia e dall’estero. Musei, aree archeologiche, percorsi naturalistici e borghi richiedono figure professionali capaci di raccontare il territorio, di renderlo accessibile e comprensibile. In mancanza di guide, però, le esperienze che potrebbero trasformarsi in economia restano spesso a metà.

Le prove d’esame: dalla teoria alla pratica sul campo

Per questo, mentre i candidati calabresi affrontavano il viaggio verso Napoli, il significato dell’esame si caricava di un valore simbolico. La Calabria ha bisogno urgente di guide professionali: non per una questione di prestigio, ma perché senza di loro non si può costruire un’offerta turistica credibile.
La prova scritta — ottanta quesiti che spaziano dall’arte al diritto del turismo — è solo il primo passo, ma è il più duro, quello che fa la scrematura. Una volta superato lo scritto, infatti, i candidati devono affrontare la prova orale, che si svolge in presenza. Qui si torna alle materie già affrontate nel test, ma l’attenzione si sposta sulla capacità del futuro professionista di articolare un discorso, spiegare un contesto storico o artistico, rispondere a domande di carattere tecnico e turistico.
Ma è dopo l’orale che arriva il momento più atteso: la prova tecnico-pratica, nella stessa giornata. È qui che si misura la capacità reale del candidato di condurre una visita guidata. La commissione assegna una destinazione estratta a sorte tra i contesti culturali e paesaggistici scelti dal Ministero, e la guida deve simulare una spiegazione in italiano e nella lingua straniera prescelta. È il passaggio più vicino alla professione vera e propria, quello che distingue chi ha conoscenze teoriche da chi sa trasformarle in narrazione, chiarezza e capacità didattica.
Solo dopo questo percorso, il nome del candidato che ha superato le prove entra nell’Elenco nazionale delle guide turistiche pubblicato sul sito del Ministero. Da quel momento in poi, l’abilitazione è valida su tutto il territorio nazionale, con la possibilità di aggiungere specializzazioni, ulteriori lingue certificate e aggiornamenti professionali attraverso la piattaforma digitale del Ministero.
Chi oggi siede nelle sale d’esame napoletane, quindi, rappresenta una speranza concreta: la possibilità che la Calabria, dopo anni di discussioni, possa finalmente contare su un numero adeguato di professionisti abilitati.

Un possibile punto di svolta per il turismo calabrese

Resta la domanda che molti candidati hanno portato nel viaggio verso Napoli: perché la regione che più di tutte soffre la mancanza di guide non è stata dotata almeno di una sede d’esame? Una domanda senza risposta ufficiale, che però non cancella il fatto che proprio da qui potrebbe iniziare una nuova fase.
Se oggi anche solo una parte dei candidati calabresi supererà lo scritto, la regione compirà un passo decisivo verso la costruzione di un sistema turistico più maturo. Perché dietro ogni guida c’è molto più di una tassa o di un patentino: c’è una storia che può essere raccontata, un territorio che può essere compreso e un futuro che, finalmente, potrebbe essere guidato nella direzione giusta. (redazione@corrierecal.it)

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