Da simbolo del potere mafioso a spazi sociali. La mappa dei beni confiscati e il Fondo delle somme sequestrate per valorizzarli
Tatiana Giannone (Referente nazionale di Libera per il settore) illustra i dettagli della campagna: «Il 2% del Fug per le oltre mille realtà attive»

ROMA Una lotta che passa anche attraverso la valorizzazione dei beni confiscati: trasformarli da simboli del potere criminale a spazi di comunità, lavoro e futuro significa dare valore anche alle tante realtà sociali impegnato ogni giorno nel contrasto alla criminalità organizzata. Con questo obiettivo parte la mobilitazione promossa da Libera, che chiede di destinare una quota specifica del Fondo Unico Giustizia (FUG) per sostenere e far crescere le esperienze di riutilizzo sociale in tutta Italia.
Un impegno per l’associazione che affonda le radici nella storica mobilitazione che portò alla luce la legge sul riutilizzo dei beni. «Come già nel ’95, quando raccogliemmo oltre un milione di firme a sostegno della legge 109 per il riuso sociale dei beni confiscati, oggi torniamo in piazza con una nuova petizione», spiega al Corriere della Calabria Tatiana Giannone, membro dell’ufficio di presidenza di Libera e referente nazionale del settore beni confiscati, che illustra così i dettagli della campagna.
«Chiediamo che il 2% del Fondo Unico Giustizia (Fug), composto dalle somme sequestrate e confiscate alle mafie e alla corruzione, ritorni a valorizzare le 1132 esperienze di riuso sociale che coinvolgono l’Italia intera».
La petizione chiede al Governo di cambiare il volto a questi beni immobili. Per aderire, i cittadini potranno firmare una cartolina sul sito di Libera o presso i banchetti che saranno allestiti in tutta Italia con le associazioni e i presidi della rete. Tra i primi firmatari figurano don Luigi Ciotti e Francesca Rispoli, presidenti nazionali di Libera, insieme a Gian Carlo Caselli e Nando Dalla Chiesa, presidenti onorari dell’associazione, e familiari di vittime innocenti delle mafie.
«Le oltre mille esperienze di riuso in ogni regione ci dicono chiaramente che abbiamo bisogno di sostenere queste realtà di comunità, perché generano economia positiva e inclusione sociale», ha aggiunto la referente nazionale.
La mappa dei beni confiscati
Libera ha presentato anche i dati aggiornati al 10 novembre 2025 forniti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), che evidenziano una realtà in continua evoluzione. «Ai primi posti per numero di beni confiscati e destinati ci sono le regioni del Sud Italia, anche perché storicamente i processi per il sequestro e la confisca sono iniziati lì», ha spiegato Giannone. I numeri ufficiali parlano di 21.664 beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice Antimafia. La Sicilia è al primo posto con ben 8.141 beni, seguita da Campania (3.584) e Calabria (3.373).
«Tuttavia – ha specificato Giannone – i dati raccontano anche che nelle regioni del Centro e del Nord Italia, la presenza criminale mafiosa è ormai consolidata e radicata». La Lombardia, ad esempio, è la prima regione del Nord, quarta in Italia, con 1.893 beni confiscati e destinati.
Anche sul fronte dei beni ancora in attesa di destinazione, i numeri sono significativi: in totale, sono 21.626 gli immobili ancora in gestione presso l’ANBSC. Anche in questa classifica emerge la crescita della presenza criminale al Nord: la Lombardia è ancora la prima regione del Nord con 1.324 beni in attesa di destinazione, dopo Sicilia (8.429), Campania (2.886) e Lazio (2.874).
La forza del riuso sociale
Nonostante le sfide legate alla destinazione, il riutilizzo sociale continua a crescere, mostrando un lato positivo di questa complessa battaglia. «Aumentano ogni anno di più non solo i beni confiscati, ma anche le esperienze di riuso», ha sottolineato Giannone. In base ai dati forniti sono in totale 1132 soggetti diversi della società civile organizzata che gestiscono beni immobili confiscati, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in 398 comuni e 18 regioni.
Queste realtà includono oltre 600 associazioni di diversa tipologia, cooperative sociali, gruppi scout, parrocchie, e oltre 30 scuole e università che usano gli spazi confiscati come strumento didattico. La regione con il maggior numero di soggetti gestori è la Sicilia con 297 realtà, seguita da Campania (186), Lombardia (159) e Calabria (147). «Dobbiamo guardare a queste esperienze» ha concluso Giannone. «È lì che si costruisce un tessuto territoriale resiliente. La nostra battaglia è dire: “come l’esperienze di riuso possono essere valorizzate?”. La risposta è sostenerle economicamente con una parte di ciò che le mafie ci hanno sottratto».
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